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La relazione della DIA di Caltanissetta:”Il malaffare nisseno approda al Nord”

Redazione

La relazione della DIA di Caltanissetta:”Il malaffare nisseno approda al Nord”

Lun, 06/08/2012 - 14:57

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CALTANISSETTA – Il malaffare nisseno esportato nel Nord Italia. E’ la fotografia scattata dalla Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta, in occasione della seconda relazione semestrale 2011, che comprende i mesi da giugno a dicembre. La provincia di Caltanissetta annovera una forte componente di Cosa Nostra con proiezioni a Genova, in Liguria  e a Busto Arsizio, in Lombardia. L’organizzazione mafiosa della provincia nissena (famiglie Madonia, Rinzivillo, Vizzini, Billizzi ed Emmanuello) è impegnata – secondo quanto accertato dalla Dia – a rafforzare le gerarchie interne e a riaffermare il controllo del territorio sotto l’egida della famiglia Madonia.  Le estensioni territoriali della mafia nissena, inoltre,  ha precise proiezioni verso le province di Palermo e Agrigento “interessate dalla realizzazione di parchi eolici nel Comune di Vicari e dalla velocizzazione dell’impianto mobile di accesso al monte San Paolino di Sutera”. Quest’ultima infrastruttura, è già entrata nel dossier “Grande Vallone” dei carabinieri del Ros che in tempi più recenti – con l’inchiesta “Amicizia” – hanno pure confermato i rapporti d’affari fra la cosca di Campofranco e il capomafia agrigentino Giuseppe Falsone, tutti fedelissimi a Bernardo Provenzano. In questi anni la Dia ha monitorato, sul versante sud del Nisseno, la presenza anche di “gruppi criminali albanesi operanti nel campo degli stupefacenti”. La Stidda, che occupa le zone di Gela e Niscemi, invece  è impegnata a definire accordi di cooperazione con Cosa Nostra relativi alla pressione criminale esercitata sul territorio”. Sempre secondo quanto accertato dalla relazione semestrale, si evince un dato assai confortante. E’ quello della ribellione antimafia. Nella La  società civile nissena – infatti –  si va sviluppando progressivamente un atteggiamento di rifiuto delle vessazioni mafiose e, in particolare, da parte dell’imprenditoria gelese che ha dato vita, già da alcuni anni, ad una associazione antiracket, supportata da Confindustria Sicilia, molto attiva sul territorio. Un cenno pure alla proposta di istituire un rating di legalità che faciliti l’accesso al credito alle aziende che prendono le distanze dalla criminalità. C’è anche un altro dato significativo: è quello del pentitismo di boss e picciotti, più o meno genuino fra i ranghi di Cosa Nostra, “frutto delle attività di disarticolazione investigativa e giudiziaria svolte sul territorio”. Sempre secondo i dati forniti dalla Dia, vi è un “affievolimento dei rapporti tra il clan Piscopo di Vittoria da un lato e la famiglia gelese degli Emmanuello dall’altro e il sopravvenuto rapporto di alleanza, assimilabile ad una federazione, con l’organizzazione mafiosa attiva invece a Niscemi”.