CALTANISSETTA – Il riordino delle province è un tema cruciale. Ne va della professionalità di 60.000 dipendenti e della tenuta, in mano pubblica, di alcuni servizi essenziali.
Per come è stata congegnata sulla carta, la riforma lascerebbe prevedere un mero trasferimento di funzioni verso altri livelli istituzionali e in Sicilia, con la “rifondazione” dei liberi consorzi di comuni, verosimilmente, forse anche più “Enti” delle Province già esistenti . E questo, con molta probabilità, vorrà dire affidare il servizio ad altri enti o società strumentali senza abbattere la spesa improduttiva, rischiando, per questa via una indiscriminata messa in mobilità dei lavoratori.
Il sistema delle autonomie, invece, deve essere rivisto proprio perché la duplicazione di funzioni e centri decisionali si è tradotta, negli anni, in una moltiplicazione dei centri di costo.
Ma l’architettura istituzionale del Paese è una questione complessa, non può essere ridisegnata con una decretazione d’urgenza, senza porsi il problema di come gestire gli effetti collaterali di una soluzione affrettata. E a pagare non possono essere i soliti noti.
Per questo, in ogni occasione, la Cisl Fp ha lanciato e ha dato pieno appoggio ad iniziative di riorganizzazione del sistema istituzionale, funzionali ad innalzare la qualità del servizio erogato attraverso una riqualificazione della spesa e la valorizzazione del capitale umano.
Questa O.S. è convinta che bisogna rimettere in linea funzioni e risorse con i nuovi bisogni delle persone e con le esigenze, sempre più pressanti, di governare la cosa pubblica in modo responsabile.
In relazione alle Province, questo significa per la Cisl Fp farsi promotrice di una “riforma ragionata” e condivisa che parte da un rilancio del valore di prossimità territoriale delle autonomie rispetto alle domande delle comunità locali, passa attraverso la razionale divisione delle competenze e delle connesse responsabilità tra i livelli territoriali, culmina in una riorganizzazione complessiva del sistema istituzionale all’insegna dell’efficienza.
Tutto ciò, considerando il patrimonio professionale dei lavoratori un valore aggiunto e imprescindibile per una pubblica amministrazione più veloce ed efficiente.
In buona sostanza chiediamo che:
– Si taglino “poltrone e Enti strumentali” e non posti di lavoro e professionalità;
– Si razionalizzino funzioni e costi e non si spostino da un livello amm.vo ad un altro;
– Riorganizzare i Servizi ed eliminare le duplicazioni di competenze per tagliare sprechi;
– Mettere al centro i bisogni della gente, soprattutto, in questo momento così difficile;
– Fare presto perché ce ne bisogno.
Gianfranco Di Maria
Caltanissetta, 23.02.2012

