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Mussomeli, Giuseppe: storia di un “invisibile”

Redazione

Mussomeli, Giuseppe: storia di un “invisibile”

Ven, 29/07/2011 - 12:15

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MUSSOMELI-Se la storia di ogni uomo fosse come nelle favole, la stessa inizierebbe con “ C’era una volta…” e finirebbe con “…e visse felice e contento”. Cosa potrebbe allora scrivere di sé, Giuseppe Scannella, un 47enne mussomelese, la cui vita è così fustellata da tanti episodi negativi che non basterebbe un’enciclopedia per raccontarla? Eppure Giuseppe è tutti i giorni in giro, a dispensare saluti e sorrisi, nonostante tutto e tutti. Già, perché la comunità mussomelese è stata da sempre solidale con i propri abitanti. Non è mai stata una collettività cattiva: forse distratta sì…ma non più di quello. Giuseppe, nell’aspetto e nell’andatura, potrebbe assomigliare molto ad un personaggio da film, un po’ il “King Kong” di Mary per Sempre, un po’ uno dei personaggi grotteschi di Totò visse due volte di Ciprì e Maresco. Il suo aspetto, a chi non lo conosce, potrebbe incutere timore. Dinoccolato, rasato, grasso, sdentato, ha tutta l’aria di essere “uno di quelli”, o per dirla alla nostra…uno da’ pampina. Invece Giuseppe è esattamente il contrario di tutto ciò, minato nel corpo e nell’anima, da una vita non molto generosa nei suoi confronti. Il suo rapporto non proprio idilliaco con i genitori, lo costringono ad una vita da nomade, costellata da lavori tanto precari quanto quasi mai retribuiti. In una sera d’inverno di un paio di decenni addietro, complice un tasso alcoolico probabilmente elevato, Giuseppe rimane vittima della furia omicida di quello che un attimo prima, era stato il suo compagno di bevuta. Finisce in ospedale in gravi condizioni, ma si riprende. Poi, per qualche tempo scompare e sulla sua assenza iniziano a circolare le prime voci. E’ stato trucidato e gettato in un pozzo. Il suo cadavere è stato ritrovato con la testa mozza. Su quest’argomento, il gossip locale  si scatena a più non posso. Come recita un famoso proverbio: “Chi più ne ha, più ne metta”. La fervida fantasia paesana viene drasticamente riportata alla realtà il giorno in cui Giuseppe, ricompare in paese così come era scomparso: in silenzio. Ospitato in una casa famiglia per qualche tempo, oggi vive serenamente a Mussomeli,  tra tanta indifferenza e una buona dose di generosità di persone che vedono in lui, solo e soltanto, un membro della comunità mussomelese. Quello che è incredibile è che Giuseppe ha fatto della sua vita un’arte, sicuramente inconsapevolmente, ma comunque tangibile in coloro che lo conoscono. Nonostante una grave dislessia, conseguenza di “quella” triste sera d’inverno, Giuseppe parla un italiano corretto e forbito. Amante della lettura e del disegno è un cultore, a volte ossessivo, della pulizia e dell’igiene. Nonostante il suo abbigliamento non sia certamente coerente con i canoni imposti dalle attuali tendenze, i suoi abiti sono sempre puliti. Da anni non beve più ma non rinnega il suo passato di etilista. La sua casetta, modesta e di stile pressoché  essenzialista, profuma di pulito e di vissuto. Da notare, la presenza nella stessa di molto libri di autori vari che Giuseppe ha letto e sul cui contenuto ne da ampia dimostrazione di conoscenza. E’ un grande amante dei gatti. Ma li tiene fuori casa, in un apposita lettiera che quotidianamente pulisce perché i vicini mai abbiano a lamentarsi di lui e dei suoi amici felini che nutre con scatolette comprate appositamente. Ma il problema di Giuseppe è soprattutto economico. Vive con una pensione di circa 300 euro al mese, soldi con i quali deve nutrirsi, pagare le bollette e fumare, vizio che non riesce a togliere nonostante il suo stato di indigente. Ed ecco che Giuseppe, per superare le difficoltà economiche, chiede a qualche amico un aiuto economico, nell’attesa della prossima pensione. Mai insistente, mai pressante, le sue richieste sono sempre rivolte con garbo e naturalezza. Sa già che spesso riceverà un diniego. Ma non per questo, manca lo stesso di ringraziare. La sua vita è fatta di piccoli gesti che lui racconta con grande amore a chi gli si avvicina. Come quella volta in cui ha comprato due vaschette di pasta la forno, con cinque euro racimolati in giro, ed è andato a trovare una sua zia, molta anziana e sofferente, per condividere con lei, un “lauto pasto” che la signora non mangiava da circa un anno. Insomma, la storia di Giuseppe come quella di molti altri, è un quella di un “invisibile” in questa nostra comunità, spesso distratta da molte altre storie e problemi. La sua vita, per molti, vale probabilmente tanto quanto la riflessione postaci sulla solidarietà dal Vangelo e dalla Chiesa. Per altri forse non vale la pena neanche di raccontarla. Quello che è certo è Giuseppe è vivo. Invisibile forse, ma certamente membro di un tessuto sociale come quello mussomelese.