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Mario Arnone boccia i politici attuali:”Si battono per i posti di potere”

Redazione

Mario Arnone boccia i politici attuali:”Si battono per i posti di potere”

Ven, 27/05/2011 - 14:36

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Mario Arnone

Deputato regionale, deputato nazionale, consigliere comunale e certamente uno dei più lucidi intellettuali della sinistra siciliana e nissena, Mario Arnone osserva con dispiacere “l’infrenato precipitare” – come lui stesso lo definisce – del confronto politico” negli ultimi vent’anni e con grande disponibilità ha accettato di rispondere alle domande de Il Fatto Nisseno.

Onorevole, Lei ha visto mutare non solo il panorama politico ma anche il modo di fare politica. Quale è il suo giudizio sul clima di questi ultimi anni, sia in ambito locale sia in campo nazionale?

“Ho frequentato per almeno un  trentennio le istituzioni, Comune, Provincia, Assemblea regionale, Camera dei deputati, e sono pertanto in grado di segnalare il continuo  infrenato precipitare del confronto politico che, a decorrerre dagli anni ’90 del ‘900 ai nostri giorni, ha visto avviarsi verso livelli di degrado, che pochi avrebbero potuto prevedere. Quando parlo di infrenato degrado credo di poterlo attribuire a un lento decadere dei livelli di democrazia nella società italiana. La ragione di ciò e assai probabile che consista nel modo con cui si sono deperiti i rapporti tra il partito politico e gli elettori. Preciso meglio: mentre le strutture territoriali dei partiti politici erano animate, anche se talvolta nella maggioranza dei casi, da progetti politici che si ispiravano a valori che avevano le loro radici nella volontà politica di correzione delle diseguaglianze sociali, nel sostenere una più equa redistribuzione delle risorse del Paese, nella difesa delle strutture democratiche comprese le scolastiche, capaci di addestrare cittadini e nuove generazioni ai valori della democrazia e della responsabilità, usando valori politici ed etici di uno Stato democratico moderno, appare chiaro come la diffusione e la difesa di questi valori non erano altro che quelli della nostra Carta Costituzionale, non per caso nata dallo scontro tra i poteri autoritari del fascismo italiano e il vasto movimento di liberazione nazionale ispirato ai valori della libertà scesi in campo nella Resistenza e i valori etico-politici della difesa e diffusione dei diritti fondamentali della persona umana. Cosa è accaduto a un certo punto? La società italiana sbocciata dal miracolo economico degli anni Sessanta aveva cominciato a restare abbagliata dalla società dei consumi, che consentiva l’acquisizione di beni e servizi anche non primari. La politica ad un certo punto si trovò ad accondiscendere a queste pulsioni, schierandosi verso forme di acquisizione di ricchezze spesso illegali, approntando talora normative capaci di favorire rendite speculative. Mi sembra che “Mani Pulite” non fu altro che lo sbocco di un fenomeno che vide i partiti politici intenti a “bere”, mi dispiace ricordare che è un termine craxiano, città, regioni, istituzioni, strutture economiche e stampa, persino con la partecipazione a quelle pulsioni negative, e tollerando persino la corruzione. Si è in quegli anni consolidata la strutturazione  di settori sempre più forti di una “società incivile”, che confluiva in una “idea d’Italia” di cui Berlusconi ha capito di poter essere l’alfiere con la sua “discesa in campo”. Son passati da allora 15 e più anni. La coalizione di governo inventata da Berlusconi utilizza il favore di una legge elettorale che attraverso premi di maggioranza e il diritto attribuito al segretari dei partiti di scegliere i candidati, espropria il cittadino elettore. Una artificiosa maggioranza parlamentare viene utilizzata da Berlusconi per fare scomparire la democrazia rappresentativa e utilizzare il potere legislativo per l’approvazione di norme dettate dai suoi interessi personali, compreso il diritto di sottrarsi ai giudici naturali. Nel frattempo la utilizzazione dei suoi vasti poteri ha introdotto meccanismi di sorveglianza e di censura su tutti i mezzi di diffusione dell’informazione, tv, radio, stampa, con il proposito di soffocare la libertà dell’informazione. Il risultato è quello di essere riuscito a diffondere come valori positivi la religione del denaro, come strumento per il dominio: tutto può essere comprato, dalle ville storiche in cui accamparsi ai deputati e senatori del Parlamento, alle giovani donne di cui utilizzare e sfruttare bellezza fisica e futuro. Era fatale che venissero diffusi e popolarizzati valori tragicamente negativi addirittura per la sorte della democrazia e dell’ordine costituzionale. La nostra Costituzione viene vissuta da questo gruppo di potere come un fastidio. Un fastidio la divisione e l’autonomia dei poteri, così com’erano stati organizzati dalla rivoluzione borghese del 1789, Un fastidio il concetto che ”la legge è uguale per tutti”, per cui si tenta di aggiungere “tranne che per i detentori del potere, che possono essere giudicati solo dal consenso popolare”. Si tratta di un populismo pericoloso e deteriore che non ha precedenti persino nelle esperienze populiste le più avventurose dei nostri tempi. Appare drammatico, così, il rischio che corre la nostra Costituzione, che vede attacchi non solo alla distribuzione dei vari poteri, ma anche alle garanzie introdotte sapientemente dai padri costituenti, giudicati come strumenti da imitare da una notervole parte dei costituzionalisti di questo mondo. 

Quali i “vizi” della dialettica (politica, culturale) che affliggono oggi Caltanissetta? Sono gli stessi di ieri?

“Ricordo con nostalgia i tempi in cui il dibattito politico, anche se difficile e duro su temi quali la speculazione edilizia, la lotta ai poteri illegali, la corruzione, si svolgeva in maniera ordinata, nel rispetto dei regolamenti. La cittadinananza ancora credo ricordi gli scontri politici appassionati portati nel Consiglio Comunale attorno ai temi permanenti della speculazione edilizia, che ha occupato per quarant’anni il dibattito politico, e non ancora spento, dal momento che il risultato è quello di un disordinato ampliamento dei confini della citta, in uno con l’abbandono e il degrado dei centri antichi di essa. Con l’assurdo risultato di un patrimonio edilizio abitativo eccedente in maniera scandalosa il fabbisogno abitativo, rimasto tuttavia insoddisfatto per le esigenze delle classi sociali più deboli. La sete di case popolari è ancora altissima e non si vede nessuna prospettiva per la sua soddisfazione. La crisi della democrazia ha avuto come conseguenza la riduzione delle garanzie richieste nella selezione dei gruppi consiliari, che anche nella nostra città ha sofferto di crisi politiche in conseguenza del disvelamento di rapporti col sistema mafioso di personale politico, che una selezione appropriata avrebbe dovuto tenere lontano dagli accessi alle rappresentanze politico-amministrative. Tale degrado obbliga i gruppi politici a battersi per la presenza nei posti di potere e di sottogoverno, anziche ai problermi della gestione di una città che vanta storie luminose della sua comunità. La nomina di uno o più assessori vincola il funzionamento delle istituzioni sino al risultato paralizzante delle contrattazione per la divisione dei centri di potere. Dura da mesi, per portare un esempio, lo scontro per la individuazione del presidente del consiglio comunale nella nostra città, fatto che rende ancora più penosa la condizione di esistenza dei suoi cittadini.

Destra e sinistra: ha ancora senso parlare di “idee di destra” e viceversa di “idee di sinistra”?

“Se è allora legittimo, oggi, parlare di destra e sinistra? Non bisogna farsi infinocchiare dalla confusione: è di destra avere usato le leve economiche e fiscali per aumentare la ricchezza dei gruppi sociali alti, tollerando metodologie corruttrici e prevedendo sanatorie fiscali a periodiciità costante ed è di destra la posizione di chi rinuncia a credere nella laicità dello Stato, fingendosi difensore di valori religiosi ai quali non ha mai creduto. E’ di destra la posizione di chi incrementa la paura del diverso per sesso, per razza, per opinioni, perché rifiuta la solidarietà umana, l’accoglienza e il confronto, come valori capaci di compromettere il proprio spazio identitario e il proprio meschino interesse privato. C’è una linea di divisione netta con i valori di una sinistra democratica: sono di sinistra tutte le battaglie per il riconoscimento degli antichi e fondamentali diritti, nonchè dei nuovi diritti, che l’avanzare civile delle società impone a ognuno di noi di esaminare senza rifiuti pregiudiziali. Sono di sinistra le battaglie per superare le diseguaglianza e salvaguardare le conquiste sociali che il secolo XX ha guadagnato alla democrazia, a cominciare dalla tutela della salute e finire al diritto a una vita dignitosa e a una morte anch’essa dignitosa. Non può esserci confusione tra destra e sinistra! E sono comunque questioni che meriterebbero un più ampio dibattito. Per questo mi dichiaro a disposizione per una collaborazione con questo Foglio che ritengo di fondamentale importanza per il dibattito pubblico sui problemi del nostro tempo”.

 Tratta da “il Fatto Nisseno” di Maggio

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