MUSSOMELI – In un periodo dove la crisi economica detta tempi e condizioni di mercato, il noto quotidiano finanziario Italia Oggi, punta gli occhi dritti su Mussomeli e precisamente su un’azienda che, nonostante l’esterofilia del nome, è tutta composta rigorosamente da locali: la Energy Project. Il leader dell’azienda è l’ingegnere Terenzio Alio, molto conosciuto non solo a Mussomeli, per il suo impegno politico e sociale, nonché per essere presidente provinciale della C.N.A. Italia Oggi focalizza l’attenzione sul grande balzo compiuto dalla Energy Project che si è conquistata una buona fetta di mercato nazionale ed anche internazionale, avendo già al proprio attivo commesse in Romania e Malta. Ma non sono tutte rose e fiori, come affermato dallo stesso Alio. La sospensione degli incentivi alle energie rinnovabili attuate dal governo hanno rappresentato un enorme freno all’economia in genere. Le grandi commesse sono ferme e si lavora solo con privati e per importi che bastano appena alla sopravvivenza dell’azienda che, in quanto composta da locali e quindi da persone conosciute da tempo immemore, diventa più che una fabbrica, una vera e propria famiglia dove si dividono equamente oneri ed onori. Come denunciato dal presidente del C.N.A., questa situazione non può andare avanti anche perché è come la metafora del cane che si morde la coda, e cioè che l’economia è ferma, quindi le aziende non possono vendere i loro prodotti e le banche non possono continuare a rischiare di investire capitale ad oggi, senza garanzia alcuna di ritorno, con l’evidente conseguenza dello spettro del licenziamento che incombe quotidianamente sugli operai, come ultimo ma non per questo meno importante tassello della classica farsa all’italiana. La mancanza di programmazione sulle rinnovabile a medio e lungo termine è purtroppo la vera causa, secondo Alio, di una situazione al limite del collasso e ad oggi, con poche possibilità di soluzioni tempestive quanto durature. Nell’attesa di tempi migliori, Mussomeli vive il suo piccolo momento di gloria giornalistica finanziaria, grazie ad un’impresa a conduzione familiare a cui naturalmente non basta il solo encomio mediatico.