Una riflessione personale, nata da una semplice passeggiata, si è trasformata in un messaggio collettivo che tocca il cuore di tanti nisseni. Brenda Formica, cittadina di Caltanissetta, ha condiviso sul gruppo Facebook “Caltanissetta4.01” uno scritto che è molto più di uno sfogo: è un atto d’amore verso la propria città e verso uno dei luoghi simbolo della vita all’aperto, il Parco Dubini.
Nel suo post, Brenda descrive con occhio attento e partecipe le scene quotidiane che animano il parco: ragazze che giocano a dama, bambini che corrono dietro a un pallone, cani che scodinzolano liberi e felici, adulti e anziani che si dedicano all’attività fisica. Uno spazio vissuto, frequentato, amato. Ma nonostante tutto, trascurato.
Lo sguardo, infatti, si posa anche sulle ombre: sentieri sporchi, asfalto dissestato, cestini traboccanti di rifiuti, una struttura in cemento recintata da mesi – se non anni – che giace abbandonata nel cuore del parco. E da queste immagini, nasce una serie di domande che diventano riflessione pubblica:
“Non è proprio possibile sistemare una volta per tutte la struttura ? È impossibile rendere tutte le zone ben curate come la parte centrale? È così difficile sistemare la pavimentazione? È così difficile sistemarlo TUTTO e per bene?”

Domande semplici, dirette, che racchiudono un desiderio forte: vedere la propria città curata e accessibile a tutti. Non è solo una questione estetica, ma anche di inclusione. Brenda, infatti, ricorda come parchi ben mantenuti possano essere vissuti anche da chi si muove con carrozzine o girelli, e possano davvero diventare luoghi per tutti. Cita positivamente altre aree come il Parco Palmintelli o l’ex caserma “Capitano Franco”, che se sistemate, potrebbero offrire spazi sicuri e accoglienti.
Il suo appello si chiude con una frase che non lascia spazio a interpretazioni:
“Il nisseno lo merita.”
Una frase che è insieme invito, sprone e monito. Perché dietro quelle parole c’è la consapevolezza che i luoghi pubblici, se curati, migliorano la qualità della vita. E che ogni cittadino, nel suo piccolo, può contribuire a far sentire la propria voce. Come ha fatto Brenda, con semplicità e coraggio.

