Nella stessa giornata in cui Caltanissetta è costretta a fare i conti con l’orrore dell’uccisione di alcuni gattini, arriva una notizia diversa, diametralmente opposta. Una di quelle che, pur nella loro semplicità, riportano luce e dignità. Un gattino in pericolo è stato salvato da un equipaggio della Polizia di Stato in servizio in città. Una carezza che contrasta con la violenza. Un gesto che parla di umanità, in risposta al buio.
Il primo fatto, quello brutale, ha suscitato sdegno e rabbia: alcuni cuccioli sono stati barbaramente uccisi in circostanze che lasciano sgomenti. La notizia si è rapidamente diffusa sui social , generando indignazione e dolore. Un atto crudele, che ha acceso un dibattito sulla deriva morale e sul rispetto verso la vita, anche quella più fragile.
Poche ore dopo, nel corso di un normale posto di controllo in via Costa, gli agenti della Polizia di Stato hanno notato un gattino zoppicante e visibilmente spaventato, che camminava incerto tra le auto in transito. Tremava, era malnutrito, a rischio concreto di essere investito. I poliziotti non hanno esitato: si sono fermati, lo hanno preso in braccio, tranquillizzato e rifocillato.
Un gesto semplice, ma che racconta molto. Il gattino è stato poi affidato alla Polizia Municipale, competente in materia di randagismo e soccorso veterinario, per ricevere le cure necessarie.
In un giorno solo, due storie, due simboli, due volti della stessa città. C’è chi calpesta la vita e chi la protegge. Chi infligge dolore e chi offre cura. E c’è uno Stato che, anche nelle sue forme più silenziose, si dimostra presidio non solo di legalità, ma anche di civiltà.
Perché un gattino può non cambiare il mondo. Ma può mostrarci chiaramente da che parte stare.

