Salute

“La tua storia e il tuo sacrificio mi hanno insegnato l’importanza di lottare per ciò che è giusto”, la nipote di Emanuela Loi ricorda la zia

Redazione 3

“La tua storia e il tuo sacrificio mi hanno insegnato l’importanza di lottare per ciò che è giusto”, la nipote di Emanuela Loi ricorda la zia

Sab, 19/07/2025 - 15:08

Condividi su:

“Cara Emanuela, nonostante io non abbia avuto la fortuna di conoscerti, sento una profonda connessione con te. Il tuo nome, che porto con orgoglio, è un costante promemoria del tuo coraggio e della tua dedizione alla giustizia. La tua storia, il tuo sacrificio mi hanno insegnato l’importanza di lottare per ciò che è giusto, anche di fronte alle difficoltà”. Emanuela Loi ha 32 anni, un’età che sua zia Emanuela, luminosa, sorridente e sveglia agente di scorta di Paolo Borsellino, non ha mai vissuto, uccisa a 24 anni dal tritolo che sventrò via D’Amelio. Non si sono mai conosciute. Ma indossano la stessa divisa. E ora lei scrive una lettera alla zia mai conosciuta. “Mia madre e mio padre – prosegue – mi hanno raccontato della tua dedizione al lavoro e del tuo essere sempre positiva e solare, col tuo sorriso inconfondibile stampato sul viso per affrontare ogni situazione, anche la più difficile. Sono orgogliosa di poter continuare, in qualche modo, i tuoi passi”. A volte, spiega, “sento come se stessi vivendo la tua vita, come se i tuoi sogni e le tue passioni fossero anche i miei. Mi chiedo se avremmo avuto gli stessi interessi, se avremmo riso insieme delle stesse cose. Il pensiero di non aver potuto condividere questi momenti con te è un dolore che non riesco a descrivere”. Lavorare nella Palermo dei primi anni novanta non era un incarico qualunque. Manuela non l’aveva scelto, avrebbe voluto essere assegnata nella sua Sardegna, ma si adeguò. E Palermo le si presentò subito come una città in cui la mafia uccide. I primi incarichi: la protezione della casa dell’allora parlamentare Sergio Mattarella, i piantonamenti sotto casa del boss Francesco Madonia, la protezione della senatrice Pina Maisano, vedova di Libero Grassi. A casa non raccontava molto. Sestu era il posto in cui tornare e stare bene, con gli amici, le persone care, il fidanzato, al mare. Tornò a casa anche nei terribili 57 giorni tra l’attentato al giudice Giovanni Falcone e la strage di via D’Amelio. Era già stata assegnata alla scorta di Paolo Borsellino. Manuela era tornata a Palermo dalla Sardegna il 17 luglio. Aveva la febbre, la mamma le aveva detto di restare a casa, in malattia, ma lei no, non voleva che qualche collega dovesse rinunciare alle ferie per colpa sua. “Vorrei poter ringraziarti – continua la nipote poliziotta – per l’esempio che hai lasciato, per la forza che hai dimostrato e per l’ispirazione che continui a essere per me e per tutte le persone che fanno il nostro lavoro. Spero di poter onorare la tua memoria vivendo una vita che rifletta i tuoi valori e la tua passione per la giustizia. Sarò sempre grata per l’eredità che hai lasciato e per l’amore che mi hai sempre trasmesso. Grazie per avermi ispirato a essere una persona migliore. Con affetto, tua nipote Emanuela”. 

banner italpress istituzionale banner italpress tv