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Benessere e attualità. Vivere con lentezza nel 2024, si può? La parola a Bruno Contigiani, fondatore de “L’arte del vivere con lentezza”

Nunzia Caricchio

Benessere e attualità. Vivere con lentezza nel 2024, si può? La parola a Bruno Contigiani, fondatore de “L’arte del vivere con lentezza”

Lun, 11/03/2024 - 09:23

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Il mondo corre, in fretta. Insegue le lancette di un orologio che raccontano l’evoluzione della tecnologia, di una società distratta e impegnata a nascondere sotto un tappeto di indifferenza ed egoismo i tanti, troppi, problemi che affliggono il Paese. Tutto è in costante trasformazione, anche la vita stessa, dove la quotidianità avanza frenetica, senza possibilità di interruzione e dove ognuno avverte il costante bisogno di riempire il tempo senza permettersi pause.

Il 2024, entrato appena tre mesi fa, è il simbolo di tale evoluzione convulsa che divora le epoche; ma è anche momento di riflessione: in questo nuovo anno si può vivere con lentezza e riappropriarsi del proprio tempo?

Secondo Bruno Contigiani, padre fondatore de “L’arte del vivere con lentezza”, sì: «Vivere con lentezza è una scelta individuale. Deve partire da una tua necessità. Se senti che la vita ti stia sfuggendo tra le mani e ti rendi conto che fai fatica anche a concentrarti su qualcosa, allora certo.»

Si parte da piccole scelte, dalla volontà di sviluppare il proprio senso di razionalità in funzione dello stare meglio. Ieri, Bruno Contigiani era un bambino buono, bravo a scuola, molto educato e con una mente creativa, che ha vissuto un’infanzia felice; oggi, invece, «è una persona che a 77 anni fatica a diventare adulta» dovuta alle sue iniziative originali proprio in celebrazione della Giornata della lentezza – che si svolge ogni primo lunedì di maggio –, dove una volta, tra le tante, lo ha visto addirittura partire da Milano per arrivare a Parigi in bicicletta.

Da piccolo non aveva un sogno particolare. Anzi, se qualcuno glielo chiedeva, lui rispondeva che avrebbe fatto l’ingegnere o il tranviere, ma più per la piacevole rima delle parole che per volontà vera di un desiderio.

«Era la società che trasformava i tuoi sogni» dichiara Bruno Contigiani, proprio perché consapevole che un tempo i bambini venivano ascoltati meno, a differenza di oggi che si tenta di stimolarli e di invogliarli lungo il cammino che loro stessi scelgono. «Non avevo sogni, però mi è piaciuto molto quando sono riuscito ad entrare nella squadra di nuoto; non volevo diventare un campione, ma mi faceva stare bene.»

Da giovane, lavorava e frequentava l’università Bocconi, al termine della quale ha proseguito come insegnante di matematica applicata perché «mi permetteva di fare un lavoro, secondo me, anche di tipo sociale.»

In seguito, divenne capo ufficio stampa di una nota azienda italiana, la quale gli portava via molto tempo, sottraendolo anche alla moglie e ai figli: tentava di riempire sempre le ore, senza prendersi pause, anche quando era in vacanza.

Nel 1999, tuttavia, qualcosa cambia. Durante un periodo di ferie, comunque investite dalla frenesia della sua mente, tuffandosi nel mare di Chiavari si scontra con uno scoglio che gli ha comportato 36 punti alla testa e delle complicanze che potevano indurlo alla paralisi. Nonostante questo, però, era tornato subito al lavoro e solo dopo «ho capito che non potevo andare avanti così. Era un modo di vivere del tutto sbagliato in cui credi di guadagnare tempo, invece lo sprechi.»

Il senso di solitudine che attanaglia molte persone, oggi, potrebbe indurle a reagire ad esso facendo sempre più cose, tentando di riempire il tempo anche con elementi inutili, proprio perché il tempo vuoto lo si vede come un nemico. Afferma Bruno Contigiani: «Se si pensa a cento anni fa, non era così. Certo le persone lavoravano tantissimo, ma adesso è entrata la mentalità che siamo come dei computer, per cui noi reagiamo con il tempo dell’elettronica, ma il nostro corpo, no.»

In foto i membri de “L’Arte del vivere con lentezza”

Nel 2005 fonda “L’Arte del vivere con lentezza”, un progetto diventato poi associazione culturale e, successivamente, una onlus. Tra le sue iniziative si ricorda “Leggevamo quattro libri al bar”, dove le persone si radunavano in un luogo proponendo brevi letture di libri scelti, alle quali seguivano riflessioni. Iniziativa, tra l’altro, riportata all’interno delle carceri, permettendo di diventare a “L’arte del vivere con lentezza” anche un periodico. Oggi, i suoi collaboratori si occupano di molte aree delicate, di molti temi attuali che vedono protagonisti i soggetti fragili della società.

«Se hai deciso di essere attento, cogli anche quello che la vita ti offre» continua, e alla domanda se la felicità sia qualcosa di astratto o di concreto risponde: «La felicità può essere attraverso tante variabili e tante varianti. Parte dal senso di saper gioire anche delle piccole cose e, soprattutto, dal perseguirla non in modo individuale, ma condividendola con gli altri.»

E un senso reale, ultimo, si può trovare alla vita? «Quello che sto vivendo oggi – dichiara Bruno Contigiani – è il senso della mia vita.»

E accenna al metodo giapponese Ikigai, che in italiano può essere tradotto come ricerca del senso della vita, associato alla felicità, dove ogni individuo, conscio del proprio scopo di vita, si rende conto che è indispensabile cercarlo. E acquisire consapevolezza sul proprio senso di vita migliora la quotidianità e, di conseguenza, regala felicità costante. Continua: «È perseguire quello che pensi che la vita ti possa dare e ti stia dando.»

È essere contenti di ciò che si ha, anche del poco, nonostante questo poco possa risultare come rinuncia per molti della società, invece è un senso di appagamento particolare, diverso; è la felicità stessa.

Un consiglio per vivere con lentezza in questo 2024? Prendersi una pausa dal mondo, poi ritornare a camminare a piccoli passi, uno dopo l’altro, scegliendo altrettante piccole azioni da attuare nel quotidiano.

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