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A Gela scoperte lapidi che ricordano la morte di due sottufficiali uccisi il 10 luglio 1943

Redazione 1

A Gela scoperte lapidi che ricordano la morte di due sottufficiali uccisi il 10 luglio 1943

Mer, 13/03/2024 - 22:59

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GELA. Il sacrificio pagato con la vita dal caporal maggiore Cesare Pellegrini e dal sottotenente Angiolino Magari, uccisi dai soldati americani il 10 luglio 1943, è stato ricordato questa mattina con una cerimonia promossa dall’associazione culturale Lamba Doria. Le due lapidi sono state restaurate e scoperte oggi dalle autorità cittadine e militari alla presenza del Comandante Militare dell’Esercito in Sicilia, Generale di Divisione Maurizio Angelo Scardino. Presenti anche gli alunni della scuola Don Milani e delle associazioni reduci ed ex combattenti.

Per il Sindaco Lucio Greco si tratta di “una giornata che rientra tra gli eventi dello sbarco che deve servire ai giovani per capire quanto è importante la pace, che non è piovuta dal cielo ma è frutto di guerre sangue e lotte. Da qui ed attraverso queste iniziative deve partire un messaggio di pace. Stiamo avviando una azione di gemellaggio con città della Normandia che come noi sono state teatro di guerre, grazie anche alla collaborazione dell’associazione Lamba Doria”.

Il caporal maggiore Cesare Pellegrini fu accoltellato alle spalle a Porta Marina il 10 luglio 1943 da marines americani sbarcati sulla nostra spiaggia. La sua lapide è collocata proprio lì ed è stata scoperta dagli alunni della Don Milani. Il Sottotenente Angiolino Navari aveva 25 anni ed era nato a Forte dei Marmi. Era comandante di un carro armato leggero. Faceva parte di un gruppo mobile che difendevano gli aeroporti siciliani. Quella mattina solo due carri armati entrarono a Gela.

Il primo fu fermato in via Cascino. Il secondo arrivò vicino al comando americano vicino piazza Umberto. Fu ucciso da una fucilata mentre cercava di rimettere in funzione il suo carro armato. “Gela ha un merito particolare perché custodisce questi  che sono luoghi della memoria – ha detto il Generale Scardino  – Se non si conoscono quegli eventi non si conoscerà il passato e la storia del caporal maggiore  Pellegrini che perse la vita per difendere la pace e la patria. La pace non è un bene scontato ma va difesa e protetta”.

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