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San Cataldo. Presentata da “Tradizione e Futuro” richiesta di dibattito in Consiglio comunale su livelli ed enfiteusi in immobili e fondi privati

Redazione 1

San Cataldo. Presentata da “Tradizione e Futuro” richiesta di dibattito in Consiglio comunale su livelli ed enfiteusi in immobili e fondi privati

Lun, 14/03/2022 - 07:04

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SAN CATALDO. Tradizione e Futuro, tramite il gruppo consiliare “Vassallo Sindaco di San Cataldo”, ha presentato una richiesta di dibattito in consiglio comunale in merito ad un argomento molto ostico ma che necessita di attenzione anche da parte del consiglio comunale. Si tratta della problematica relativa ai cd. livelli ed enfiteusi in immobili e fondi privati.

In una nota, Tradizione e Futuro ha sottolineato: “Con il dibattito in Consiglio Comunale si vuole porre l’attenzione su un’annosa problematica in cui spesso i concittadini del nostro territorio, non solo comunale, si trovano ad affrontare quando devono vendere degli immobili o dei terreni. Molto spesso, dalle visure catastali, si evince, nonostante si è certi di essere pieni proprietari, di essere registrati come “livellario” o come “enfiteuta”. Bisogna stare molto attenti perché in quel caso non si è pienamente proprietari del proprio fondo o di parte di esso e divenirlo potrebbe essere complicato e oneroso.

Il Livello e l’Enfiteusi sono due istituti utilizzati da centinaia di anni con la funzione sociale di ripopolare territori abbandonati nonché realizzare sugli stessi opere di miglioria. Il proprietario (detto Concedente) cedeva ad altri (Livellario o Enfiteuta) il possesso e lo sfruttamento del fondo con l’obbligo del pagamento di un Censo (canone annuale) e con l’obbligo del miglioramento del fondo. Si trattava in pratica di un autentico contratto agrario. Questi contratti, anche se sono oggi caduti in disuso e ormai dal dopoguerra nessuno paga il censo, rappresentano comunque un intralcio alla vendita. Infatti va ricordato che i canoni e i livelli, nell’Italia meridionale, solitamente derivavano dalla cessione a privati di antiche proprietà collettive, ciò che oggi definiamo Demanio, che quindi non possono subire diritti di prescrizione, alienazione o usucapione. Oltre alle proprietà collettive, vengono interessate a questa casistica, l’amministrazione del Fondo per il Culto, comuni, privati ex latifondisti, congregazioni, ordini monastici.

L’unico diritto che possono vantare livellari ed enfiteuti (oltre il possesso e lo sfruttamento del fondo) è il “Diritto di Affrancazione”, cioè il diritto di diventare proprietario a fronte del pagamento di una somma di denaro pari a quindici volte l’ammontare del canone. Potremmo quindi paragonare questi antichi istituti ad una sorta di odierno contratto di affitto con diritto di riscatto. Bisognerà ricercare, su vecchi atti o antichi registri, l’importo originale del censo, rivalutarlo al valore odierno e moltiplicarlo per quindici per ottenere il corrispettivo da versare per l’affrancazione. Queste operazioni sono complesse e quasi sempre impossibili. In questo caso le leggi italiane hanno determinato un processo di calcolo abbastanza intricato che, partendo dalla rendita dominicale, raggiunge di frequente cifre proibitive, anche di diecine di migliaia di euro, che superano di gran lunga il reale valore commerciale del fondo.

Da qualche tempo – ha concluso Tradizione e Futuro – si è aperto un dibattito locale sulla presente problematica, si ricorda, ad esempio un recente comunicato stampa del movimento civico “Collettivo Letizia”, che ha sollevato il problema facendosi promotore di un incontro tra professionisti del settore immobiliare, notai e parlamentari locali col fine di sensibilizzare la politica alla ricerca di una possibile soluzione a questo problema. Il movimento Tradizione e Futuro ha voluto sostenere tale utile iniziativa, trovando supporto dal gruppo consiliare “Vassallo Sindaco di San Cataldo” e vuole condividerla con tutto Consiglio Comunale, con la Giunta municipale e con tutti i rappresentanti politici locali di ogni livello”.

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