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Caltanissetta, il ricordo di Rita Giliberto a 3 mesi dalla sua scomparsa

Matteo Canta

Caltanissetta, il ricordo di Rita Giliberto a 3 mesi dalla sua scomparsa

Gio, 02/12/2021 - 11:29

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Lascia, ancora, attoniti la immatura dipartita di Rita Giliberto, la cui vita terrena si è conclusa, così bruscamente, troppo presto, sottraendola irrimediabilmente all’affetto di quanti hanno avuto il piacere e il privilegio di conoscerla e apprezzarne le sue qualità umane e professionali.
La vita, però, come già asseriva il filosofo Seneca in una delle sue epistulae morales, è lunga se è piena, e diventa tale quando l’anima ha riconsegnato a sé stessa il suo bene e ha preso il dominio di sé. Nelle alate parole del filosofo si scorge l’importanza di trascorrere una vita, ancorché breve, senza mai abdicare ai propri doveri di onesto cittadino, di fedele amico e di buon figlio cui siamo
chiamati ad adempiere; soltanto così chi non è più nel mondo dei vivi, continua a vivere consegnandosi al ricordo dei posteri quale esempio di integrità avverso quanti dissipano l’esistenza agendo diversamente dal dovuto. Se breve può dirsi la vita di Rita, non si può certo dire
che venne condotta con inerzia, con indolenza.

Conclusi gli studi al Liceo Classico si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo. Animata da un profondo amore per la musica si dedicò allo studio del pianoforte, sotto la guida della indimenticata sig.ra Lacagnina, conseguendo il diploma al conservatorio e iniziando, così, l’insegnamento. Giovane risoluta e tenace nel seguire ogni suo divisamento, non temette di esser fautrice, negli anni ’70, di una manifestazione capace di coinvolgere l’intera scuola, già da studentessa delle scuole medie, per lamentare alcuni disservizi scolastici giungendo, con il corteo, fino al comune, all’epoca guidato, ironia della sorte, proprio dal padre, il dott. Giuseppe Giliberto.

Lavorerà, per molti anni, come orientatrice al centro per l’impiego per poi dedicarsi completamente alla gestione dell’hotel “Plaza” di Caltanissetta e negli ultimi tempi anche dell’hotel “La Palma” di Catania, quale amministratore. Sua è stata poi l’ideazione del concorso di danza “SiciliaIn” che ha permesso, in questi vent’anni, di dare lustro alla città di Caltanissetta, garantendole la fama nazionale e internazionale in ambito coreutico. Il concorso nacque da un sogno di Rita, subito condiviso con la sorella Olga: offrire ai ragazzi siciliani, spesso sguarniti di mezzi e opportunità per inseguire i loro sogni, l’occasione per riscattarsi, per dar concretezza alle loro ambizioni, per far della danza non già esclusivamente una passione, ma anche una nobile professione. Confortata dalla consueta caparbietà, da sempre suo tratto peculiare, e da animo fermo e risoluto, con energia travolgente e con geniale intuizione, riuscì a organizzarlo contattando personalmente migliaia di scuole di danza, in tutta la penisola italiana e desiderando al suo fianco l’amata sorella Olga, affermata insegnante di danza classica,come direttore di palco e regia e il maestro Luciano Cannito come direttore artistico. Caltanissetta grazie a lei ha ospitato i più grandi nomi della danza internazionale, tra cui Carla Fracci, Beppe Menegatti, Elisabetta Terabust, Vladimir Derevianko, Vladimir Vassiliev, Luciana Savignano, Alberto Testa, Roberto Fascilla, Leonetta Bentivoglio, Donatella Bertozzi, Fabrizio Monteverde, Luca Masala, Monica Ratti, Michele Merola, Konstantin Uralsky, Mauro Astolfi, Andre’ Lewis, Marco Cantalupo, Paola Vismara, Roberto Scafati, Fredy Franzutti, Francesca Bernabini, Garrison La Rochelle, Fabrizio Prolli, Veronica Peparini, Sabrina Sadowska, Wayne Eagling, Steffi Sherzer, Rinus Sprong, Valentina Marini, Gary Feingold, Savina Marasi, Alex Azewi, Annamaria Prina, Raffaella Renzi, Clarissa Mucci, Erika Silgoner, Anna Razzi, Laura Comi, Stephane Fournial, Misha Van Hoeke, Alessandro Molin, Andrè De la Roche, Louc Buy, Francesca Camponero e molti altri ancora. Migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia, si ritrovavano gioiosi e colmi di grinta, nei primi giorni di settembre, per affrontare la competizione e le master class. Dal volto dei ragazzi traspariva felicità ed emozione; spesso questa li portava a provare ansia per le esibizioni e timore per il giudizio della giuria… era Rita a offrire il proprio incoraggiamento con le sue argute battute di
spirito capaci di rallegrare chiunque e concedere unici momenti di spensieratezza. Nella settimana in cui si svolgeva il “SiciliaIn”, Caltanissetta, il suo centro storico in particolare, ritrova vitalità e per qualche giorno si ammantava di una atmosfera unica, lontana da quella malinconica sconsolatezza che ormai aleggia tra le vie del centro storico. I negozi esponevano nelle loro vetrine gli incantevoli costumi del repertorio classico e i ragazzi provenienti da ogni dove scoprivano i piccoli scrigni di bellezza che Caltanissetta, ai suoi turisti più attenti, offre. Il teatro Regina Margherita e il cineteatro Bauffremont, oggi Rosso di San Secondo, divenivano centro propulsore e scaturigine di quel fervore artistico. Ai vincitori erano destinati non solo premi in denaro ma anche borse di studio presso prestigiosi enti lirici in tutto il mondo; grazie a tali opportunità oggi molti danzatori e danzatrici lavorano presso quegli stessi enti lirici o, completata la formazione presso gli stessi, si sono affermati in ambito professionale e per tali traguardi non hanno mai smesso di rivolgere il loro ringraziamento a Rita Giliberto. Raggiunta dalla notizia della realizzazione professionale dei danzatori del “SiciliaIn”, provava, sempre, profonda felicità e trovava, così, la forza di continuare quella che per lei era divenuta una vera e propria missione. Gli anni infausti del covid non avevano arrestato il proponimento di organizzare una nuova edizione capace di espandere ancor di più i propri confini e di raggiungere anche l’estero. Rita, spendendosi per i giovani talentuosi, seppe spendersi anche per la città nella quale visse; Caltanissetta. Conscia delle potenzialità della stessa, non ha ceduto alle lusinghe di quanti le proponevano di organizzare il concorso altrove.

Pur evidenziandone le criticità era consapevole dell’importanza di offrire il proprio contributo per incoraggiare la ripartenza di Caltanissetta. Servire la propria comunità, seppur in modo diverso, è stato sempre l’imperativo categorico della famiglia di Rita. Suo padre, Giuseppe, fu medico irreprensibile, dirigente INAIL, e insegnante di medicina del lavoro presso il magistero di servizio sociale nonché uomo di larghe vedute capace, ben prima che venisse inaugurata l’università di Enna, di immaginare un polo universitario a Caltanissetta realizzato soltanto dopo la sua prematura morte. Fu uomo politico capace di cogliere i bisogni dei suoi concittadini, che tramite la sua nobile professione aveva imparato a conoscere, prima da consigliere, poi da assessore e poi ancora da primo cittadino per tre mandati quale esponente di spicco della Democrazia Cristiana siciliana. Vicino ai bisogni dei più fragili si impegnò nel sociale come socio e presidente del Rotary Club e con l’Unitalsi prestando il supporto medico e, con inconcussa fede, il fraterno conforto cristiano agli ammalati che si recavano a Lourdes con il treno bianco. Promosse, certo di contribuire a gettare i semi per una vera fratellanza tra i popoli, il gemellaggio con Rochester. Fu fervente cattolico, vicino alla comunità ecclesiastica nissena essendo stato insignito, durante il pontificato di Papa Paolo VI, del titolo di commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno. Lo stesso spirito di servizio contraddistinse la missione sacerdotale del fratello, nonché zio di Rita, Don Antonio Giliberto, Preside del Seminario di Caltanissetta, docente del Liceo Classico, Vicepreside del Liceo Scientifico, stimato sacerdote e acuto teologo, che nel 1964 incontrò il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Fu autentico testimone dello spirito della postconciliare interpretando le necessità di una società profondamente cambiata e diversa.

Convinto che non si potesse esser cristiani a metà, ribadì il dovere, per i cristiani tutti, di riscoprirsi “Corpo Mistico di Cristo” poiché la Sua presenza nella storia è rappresentata dal Suo popolo, i christifideles in cammino, nonché solleciti operai nella vigna del Signore. La vita del cristiano, come ribadì sempre, trova compimento allorquando matura il sincero e incondizionato amore verso il proprio fratello. Questo cercò di infondere alla comunità di fedeli, ancor oggi a lui e al suo ricordo molto legati, ma anche ai suoi alunni, tra cui figura il grande arcivescovo Cataldo Naro che provò sempre, per Don Giliberto, grande stima e riconoscenza.

Il commendevole impegno che ha contraddistinto l’operato di Rita, unito a quello di tanti altri nisseni che hanno dato lustro alla città nel corso degli anni, non dovrà rimanere incompiuto. A noi spetta l’arduo, ma doveroso compito di tramandarne il ricordo e di essere zelanti prosecutori della loro nobile opera.

Matteo Canta

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