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Rassegna stampa. Caltanissetta, la lapide di Genovese nella casa sbagliata ormai da 138 anni

Walter Guttadauria - La Sicilia

Rassegna stampa. Caltanissetta, la lapide di Genovese nella casa sbagliata ormai da 138 anni

Mer, 09/06/2021 - 09:22

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CALTANISSETTA – C’è un 9 giugno nella storia nissena che ha riguardato una delle maggiori “cantonate” prese dall’amministrazione comunale in fatto di omaggi alla memoria dei suoi figli più illustri. Quel giorno del 1883, infatti, per ricordare la figura di Camillo Genovese, barone di Babbaurra e Renda, umanista e storico di primo piano nella Caltanissetta settecentesca, il Municipio fece apporre una lapide sul prospetto della casa ove era nato nel 1755. Ben fatto, se non fosse che la lapide fu collocata sulla…casa sbagliata! Ma la cosa ancor più deplorevole è che da allora, e fino ad oggi (e sono trascorsi ormai ben 138 anni…) nessuno si è sognato di porre rimedio al marchiano errore.

Cosicché ancora si perpetua questo falso storico. La lapide è quella apposta sul prospetto dell’ex palazzo Cascino, in piazza Garibaldi, proprio accanto alla Cattedrale, con ingresso dalla via Camillo Genovese. Vi è testualmente riportato: «Qui nacque nel XX settembre MDCCLV Camillo Genovese esimio cultore delle patrie memorie. Il Municipio pose». E invece il nobile personaggio era nato nella casa esattamente dirimpettaia, sull’altro lato della strada (palazzo che nell’Ottocento era della famiglia La Villa). Come a dire, insomma, che queste due case che formano i due cantoni dell’antica via della Pescheria, all’epoca favorirono appunto una vera e propria “cantonata” da parte del Municipio, che aveva deliberato tale affissione.

Una “cantonata” storica, dunque, per come ad inizio Novecento ironizzava lo storiografo locale Giovanni Mulé Bertòlo, grazie al quale l’opera dell’erudito Genovese era stata tolta dal dimenticatoio e resa di dominio pubblico. E anche il giorno della sua nascita sarebbe stato sbagliato, dato che lo stesso Mulé cita il 15 settembre e non il 20. Non meno fortunato il Genovese quanto alla sua sepoltura, avvenuta prematuramente (a soli 42 anni) nel 1797. Lo stesso Mulé Bertòlo, infatti, in una biografia del personaggio, ricorda che la tumulazione avvenne nella Chiesa Madre, ed esattamente nella cappella di Sant’Anna: ma qui non c’è alcuna traccia, alcuna lapide, alcuna iscrizione, a ricordare il suo sepolcro. Una tomba letteralmente scomparsa, dunque.

L’unica traccia certa rimane nel “liber mortuorum”, conservato in parrocchia e cha abbiamo consultato, dove è annotata la morte avvenuta il 6 agosto 1797 dell’«Ill.mus Baro D. Camillus Genovese» e «cuius corpus fuit tumulatum in hac Matrice Ecclesia». Dopo la sua morte dovettero passare ben 85 anni perché la giunta municipale deliberasse, nel novembre 1882, l’affissione della lapide sulla casa natale, avvenuta, come detto, l’anno seguente. Ma almeno avesse azzeccato l’edificio giusto…

L’unico ritratto che esiste del personaggio si trova tra quelli che decorano la sala della Deputazione provinciale (antesignana della Giunta provinciale) nel palazzo di viale Regina Margherita

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