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Caltanissetta, Montante difende la sua “lotta alla mafia”. Vancheri? “Segnalata dal Prefetto”

Redazione 2

Caltanissetta, Montante difende la sua “lotta alla mafia”. Vancheri? “Segnalata dal Prefetto”

Sab, 12/06/2021 - 12:23

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Antonello Montante torna a Caltanissetta nell’aula bunker del carcere Malaspina nella quale, a porte chiuse, si sta svolgendo il processo con rito abbreviato e continua a chiarire la sua posizione nella lotta alla mafia e la svolta data con il codice etico approvato da Confindustria.

Nel respingere le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione l’ex leader serradifalchese mette in evidenza tutti gli aspetti ancora oscuri o poco noti all’opinione pubblica dando la sua versione dei fatti anche su chi era molto vicino a lui. Come, ad esempio, Linda Vancheri, prima come dipendente dell’associazione degli industriali di Caltanissetta e poi voluta da Confindustria come Assessora regionale allo Sviluppo economico della Sicilia nel Governo Crocetta.

L’ex Presidente di Confindustria ha spiegato che “Linda Vancheri non era la mia segretaria ma una esperta in internazionalizzazione. Non la conoscevo prima e nel 2005 mi fu segnalata dall’allora prefetto e dall’allora questore, perché lei rappresentava le problematiche del centro di accoglienza di Pian del Lago di Caltanissetta”.

L’ex assessora regionale attualmente è indagata nell’inchiesta stralcio sul ‘sistema Montante’ insieme con l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta. Per la Procura di Caltanissetta l’ex assessora regionale siciliana Linda Vancheri “nell’ambito di un rapporto corruttivo” con l’ex Presidente degli industriali Antonello Montante, “nella sua qualità di assessora alle Attività produttive della Regione” e “dunque di pubblico ufficiale” avrebbe “assecondato” le “direttive impartite da Montante”. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati parlano, tra le “utilità” di “una stipula, per volontà di Montante, di un contratto di assunzione, alle dipendenze di Confindustria nazionale con una retribuzione annua lorda di 160 mila euro, oltre ad alcuni benefit relativi alle spese sanitarie”.

Ancora da stabilire, invece, se ci sarà un confronto con Alfonso Cicero. Ad annunciare la possibilità è stato l’avvocato Carlo Taormina, parlando con i cronisti durante una pausa dell’udienza del processo. ”Non è ancora stato deciso – spiega il legale che insieme a Giuseppe Panepinto sta conducendo la difesa – ma si farà con molta probabilità in una delle prossime udienze”. Secondo l’accusa ”L’ex presidente dell’Irsap Sicilia, Alfonso Cicero, avrebbe subito minacce e intimidazioni da Antonello Montante, ex leader di Sicindustria. In particolare Montante, voleva che Cicero firmasse una lettera con data retroattiva al 10 luglio 2014. Nella stessa Cicero avrebbe dovuto dichiarare che l’azione di denuncia contro mafia e affari nelle aree industriali della Sicilia era frutto delle sue indicazioni”. Così disse il pm Stefano Luciani nella requisitoria del processo di primo grado. Montante fu condannato a 14 anni.

Montante difende la sua azione e il codice etico che già dal 2005 iniziava a prendere forma. “La mia azione di legalita’ in Confindustria comincio’ gia’ nel 2005, nel tempo poi ci siamo costituiti parte civile in tutti i processi, a partire dall’operazione Munda Mundis di Gela nel 2007. Fu proprio grazie al mio codice etico che in Confindustria ci fu una svolta nel segno dell’antimafia”.

Montante ha raccontato anche dei suoi primi passi nel mondo degli industriali quando, socio in una societa’ di ammortizzatori, divenne presidente dei giovani imprenditori.

“Mi associai a Confindustria nel 1993 ed avevamo un’azienda – racconta Montante- e nel 1996 il presidente Averna mi propose di fare il presidente dei giovani industriali che dipende da Confindustria. Poi, dopo pochi mesi, fui nominato anche membro del consiglio generale dell’asi di Caltanissetta”. E aggiunge: “Nel 1997 feci il presidente facenti funzioni. Nel 2000 mi dimisi e scadeva il mandato anche da giovane presidente di Confindustria. Lavoravo nella mia azienda che aveva sede ad Asti. Fino al 2005 non ebbi più alcuna carica”. “Nel 2004 c’era la necessità di nominare il nuovo presidente di Confindustria e venne indicato Malavasi- prosegue Montante- Non fu nominato perché non c’era coesione ed intervenne Marco Venturi che raccolse le firme a mia favore per farmi candidare a presidente”. “Le grandi aziende Enel, Eni, Ferrovie, poste, facenti parte di Confindustria mi votarono – dice ancora – ma cominciai ad avere minacce e biglietti minatori. Poi Nel gennaio 2005 furono indette le elezioni e divenni presidente. Ed a scrutinio segreto fui votato dall’80% dei votanti.

Nel processo scaturito dall’operazione Colpo di Grazia nel quale era imputato anche Di Francesco (imprenditore poi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ndr) – ha detto – fui io a fare costituire Alfonso Cicero, allora presidente dell’Irsap, come parte civile”. E sempre nei confronti di Cicero, uno dei testi dell’accusa, insieme a Marco Venturi, ha sostnuto: “Quando lui comincio’ a corteggiarmi io gia’ da tempo avevo avviato la stagione della legalita'”.

Montante replica anche alle accuse secondo le quali con l’aiuto di un poliziotto e il capo della sicurezza di Confindustria, entrambi imputati nel processo, avrebbe sollecitato l’accesso al servizio informatico del Ministero dell’interno per avere notizie su alcune persone. “Gli accessi allo Sdi fanno ridere al confronto perchè non servivano, c’era Revisual” riferendosi al sistema di accesso della Camera di commercio ai dati personali di alcuni soggetti. Lo Sdi, invece, è il Sistema bancario dati del Viminale.

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