“Il reato di falso è funzionale di solito ad altro. Dobbiamo capire perchè. Apparentemente, l’unico motivo che ci siamo dati, atteso che la massima autorità politica regionale, cioè il presidente Musumeci, aveva invocato a più riprese la zona rossa, è che si volesse dare l’apparenza di una macchina sanitaria efficiente mentre così non era. O non lo era così come la si voleva fare apparire”.
A dirlo, intervistato da RaiNews 24 è stato il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, parlando dell’inchiesta sui dati Covid falsati in Sicilia che ha portato all’arresto di tre persone, tra cui la responsabile del Dasoe Maria Letizia Di Liberti e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore Ruggero Razza, poi dimessosi.
Davanti ai magistrati l’ex componente del governo regionale si è avvalso della facoltà di non rispondere. “E’ un suo diritto e lo abbiamo rispettato – ha proseguito Agnello -, ma ho detto al suo avvocato che un amministratore pubblico dovrebbe avere il dovere di spiegare la sua posizione”.

