Salute

I compiti in classe fanno più male ai professori che agli alunni

Redazione

I compiti in classe fanno più male ai professori che agli alunni

Minano seriamente l’equilibrio psico-fisico, abbassano le difese immunitarie, provocano danni irreversibili e accelerano il processo di invecchiamento delle cellule epiteliali.
Lun, 18/01/2021 - 10:27

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Nelle due ore destinate allo svolgimento della prova scritta, il docente è sottoposto ad un massiccio bombardamento di quesiti più o meno leciti, osservazioni più o meno plausibili, attacchi di panico più o meno credibili.

“Chi ha un foglio in più?”

“Chi ha un penna da prestare?”

“Oggi che giorno è?”

“Prof, dobbiamo scrivere in colonna o per esteso?”

“Prof, il testo lo dobbiamo ricopiare?”

“Prof, posso bere?”

“Prof, posso dare un morso al panino che mi gira la testa?”

“Prof, ce l’ha un fazzoletto per il naso?”

“Prof, possiamo aprire la finestra?”

“Prof, possiamo chiudere la finestra?”

“Prof, può venire un attimo? Non capisco una cosa”

“Prof, ma se non ce la faccio a ricopiare?”

“Prof, prof, prof, prof”

E poi, soprattutto nei mesi invernali, quelle due ore sono una sinfonia di colpi di tosse, starnuti, nasi che tirano in su, bacilli che svolazzano e batteri che volteggiano gioiosamente per ogni dove.

Può capitare che entri il collaboratore scolastico con qualche circolare da firmare e allora l’aula, approfittando del momentaneo calo di vigilanza del docente, diventa un tripudio di suggerimenti che volano di bocca in bocca con inevitabili incomprensioni e trasformazioni.

I telefoni cellulari, ritirati all’inizio della prova e allineati sulla cattedra, si illuminano ad intermittenza come le luci dell’albero di Natale.

Una volta su un display è lampeggiata una chiamata:

“Mamma”

Ho risposto io.

“Buongiorno, signora, sono la professoressa. Sua figlia sta svolgendo il compito in classe, s’è forse verificato qualche episodio di particolare rilievo o di elevata gravità per cui Ella ha impellente necessità di informarne la fanciulla quantunque ciò violi un paio di articoli del Regolamento d’Istituto che vieta l’uso del cellulare in classe?”

“Ehm…sì…no…cioè…scusi…buongiorno”

La fase di correzione rappresenta poi il colpo di grazia.

Chiuso in totale e volontario isolamento, sbarrate porte e finestre, spediti eventuali figli dai nonni, il docente deve affrontare elaborati scritti in una grafia a metà tra l’aramaico antico, il cuneiforme assiro e il geroglifico della decima dinastia egizia, che neanche Champollion per decifrare la Stele di Rosetta sofferse tanto.

Ma noi, con titanico fervore, ardore indefesso ed eroico impegno, riusciamo là dove nessuno riuscirebbe. Decifriamo l’indecifrabile, traduciamo l’intraducibile, ricomponiamo il Caos cosmico, restituiamo senso al brodo primordiale, ritroviamo le acche perdute, riportiamo a casa gli accenti dispersi, rianimiamo i congiuntivi moribondi.

Noi docenti, diciamolo pure, siamo i veri eroi del ventunesimo secolo.

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