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Rassegna Stampa: Mafia, Riggio era in contatto con i Servizi Segreti

La Sicilia

Rassegna Stampa: Mafia, Riggio era in contatto con i Servizi Segreti

Mar, 24/11/2020 - 08:39

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La Squadra Mobile di Caltanissetta lavora da più di due anni alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, e ha trovato diversi riscontri alle rivelazioni fatte nel processo sulla presunta trattativa Statomafia, in corso davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Palermo.

Lo ha detto ieri la dott. Marzia Giustolisi, dirigente della Mobile nissena, citata dai sostituti procuratori generali Sergio Barbiera e Giuseppe Fici.

Dal capo della Mobile la conferma che non solo sono stati trovati riscontri a periodi di codetenzione di Riggio con altri appartenenti alle forze dell’ordine mentre erano reclusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ma anche materiale cartaceo della corrispondenza dello stesso Riggio con Giovanni Peluso, l’ex agente della Polizia di Stato poi destituito e che il Ministero ha indicato come collaboratore esterno dei servizi segreti.

Era stato proprio Riggio a parlare di Peluso come appartenente ai servizi deviati e del suo presunto coinvolgimento nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. Risultano, ancora, dagli accertamenti espletati dalla Squadra Mobile nissena, contatti di Pietro Riggio, con la Dia di Palermo, e in particolare con il colonnello Pellegrini e il tenente colonnello Tersigni nel 2000. Riggio ha spiegato in due udienze del processo (all’epoca, ha riferito la dott. Giustolisi aveva il nome in codice “Ugo”) avrebbe dovuto far parte di una “squadra” di infiltrati per arrivare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano: era l’anno 2000 e il boss corleonese era ancora uccel di bosco. La dott. Giustolisi ha aggiunto che Riggio ha fatto ritrovare in casa della madre, tra il 29 giugno e il 3 luglio 2018, una fitta corrispondenza epistolare tra lo stesso ex agente penitenziario e alcuni appartenenti alla Polizia di Stato e ai Carabinieri che aveva conosciuto nel carcere di Santa Maria Capua Venere durante i due periodi di reclusione, tra il 1998 e il 2000 e il 2004 e il 2008.

Nelle lettere Riggio, Peluso, Porto e De Nicola, non si firmavano con i loro nomi e cognomi, ma usavano pseudonimi: Pietro Riggio utilizzava tra nomi falsi, Cobra, Pedro e Gabriel – ha detto la dott. Giustolisi. Per il capo della Mobile, il linguaggio utilizzato nelle lettere era criptato per indicare cognomi o località, ma è stato decriptato.

Altri riscontri trovati, alle dichiarazioni di Riggio, riguardano il progetto di attentato al giudice Leonardo Guarnotta, la individuazione di altri soggetti che il pentito di Resuttano ha indicato come appartenenti ai servizi segreti e il servizio nel carcere di Villalba dove Riggio ebbe un colloquio con il cognato del boss Madonia, Ferrara. L’esame della dott. Giustolisi proseguirà il prossimo mese.

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