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I luoghi della visione. Un progetto per il Supercinema

Redazione

I luoghi della visione. Un progetto per il Supercinema

Mer, 04/11/2020 - 04:34

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Le sale cinematografiche si possono definire “luoghi della visione”, luoghi che hanno vari aspetti. C’è quello storico, del costume e della memoria, quello culturale, quello economico.

Un tempo, che i più anziani considerano ormai mitico, rappresentavano una parte integrante della vita della città, sia del centro storico che delle periferie. Oggi sono diventate altro e hanno visto una trasformazione nella loro funzione e nel loro aspetto architettonico. L’atmosfera che il film di Tornatore “Nuovo cinema Paradiso” ha così ben descritto, e che fa parte dei ricordi dei più anziani, non esiste più da molto tempo.

Soprattutto, fenomeno che è avvenuto In tutta Italia, sono molto diminuite di numero. Quelle rimaste si sono trasformate, più spesso in multisale, con servizi e ambienti capaci di attirare un pubblico giovane.

Le sale cinematografiche, anche le più piccole, rappresentano tuttavia un patrimonio unico per la storia e la cultura di una città. E sarebbe utile promuovere un’indagine storica e conoscitiva su questo patrimonio con l’obiettivo di costituire un bagaglio d’informazioni utili per la conoscenza dello stato attuale, e per la programmazione dello scenario futuro. Si dovrebbero analizzare le molteplici cause che negli ultimi anni minacciano, in particolare, l’attività dei piccoli esercizi, e avviare processi di valorizzazione e di sviluppo.

O anche di radicale trasformazione, come è avvenuto per molte sale. E poiché in generale si tratta in genere di ampi ambienti, si è assistito a una pluralità di adattamenti. Così le sale sono diventate supermercati, autorimesse, discoteche, fino a diventare banche o palestre. Soluzioni che derivano ovviamente dalle caratteristiche architettoniche degli edifici, a seconda della tipologia degli ingressi, dell’ubicazione centrale o periferica rispetto al tessuto urbano, o alla presenza di corpi di fabbrica indipendenti.

Lo studio e la sensibilità dell’architetto sono essenziali, come la validità del progetto. E’ evidente che le sale cinematografiche sono luoghi del cuore. Una trasformazione portata alle estreme conseguenze determina la scomparsa di questi luoghi: luoghi di evoluzione culturale, luoghi di evasione, luoghi del sogno, importanti alla stessa stregua delle piazze e, dunque, compresi tra gli ormai pochi elementi che conferiscono continuità storica alla città. D’altra parte progetti troppo conservativi rischiano di essere inattuabili o economicamente improduttivi, contribuendo per questa via, anche se non si vuole, a rendere inutilizzabili tali strutture e favorendo il loro degrado.

Tornando alla nostra città, e alla nostalgia dell’atmosfera dei tempi andati, sicuramente i più anziani ricordano che a Caltanissetta c’erano cinque sale: il Trieste, il Supercinema, il Bellini, lo Smeraldo e il Diana. Il Bellini ha chiuso nel 2011, e già molto tempo prima avevano chiuso la Smeraldo e il Diana. Dello Smeraldo non c’è nemmeno il ricordo della struttura: al suo posto sorge oggi un complesso residenziale. Certo vale per Caltanissetta quanto vale per il resto del Paese, e la televisione ha avuto un grande ruolo nella crisi delle sale cinematografiche. Ha aggravato la situazione, per la città l’esodo di molti giovani.

In questi giorni il gestore del Supercinema ha restituito le chiavi del locale ai proprietari. Il cinema in città resiste solo nella multisala Moncada. Il vecchio Trieste, oggi multisala Moncada, si è adattato ai tempi e, dopo un restauro fortunato, ha ricavato, nei meravigliosi locali del palazzo, tre sale che si aggiungono alla sala principale. Ma neanche il Moncada è immune alla concorrenza di multisale fuori città, più modaiole e più a misura di ragazzi e giovani.

Il Supercinema è quindi per Caltanissetta parte di un problema generale, che è lo stato di crisi in cui versano molte sale cinematografiche, e che ha costretto molte a chiudere. La sua storia è emblematica, e merita un accenno.

Nel 1939, in un terreno coltivato ad orto, nasceva il Supercinema Impero, il cinema più grande di Caltanissetta, con 1600 posti a sedere, e si dimostrò una struttura innovativa, con grande attenzione alla architettura del suono, con un soffitto a gradoni studiato per diminuire le ecoriflettenze.

A proporre e attuare il progetto la società Trobia – Romano & C., composta da 5 soci, che credette nell’avvento del cinema non solo quale luogo per la proiezione di film e spettacoli teatrali, ma anche come occasione di aggregazione sociale e scambi culturali, importanti per una piccola città come Caltanissetta .

Il pubblico del tempo colse l’apertura del locale con grande entusiasmo: nei giorni festivi e prefestivi lunghe file d avventori attendevano fuori del locale in attesa di poter acquistare i biglietti per gli spettacoli.

Gli anni della guerra portarono il locale al minimo della sua attività, a causa del coprifuoco; i bombardamenti da parte degli americani non risparmiarono il locale che fu colpito da una bomba il 9 luglio 1943, con ingenti danni alle strutture della platea del locale.

Le opere di ricostruzione furono condotte a ritmo serrato, nonostante i mezzi limitati del periodo bellico, tanto da poter garantire la riapertura del locale già alla fine dello stesso anno, con il nuovo nome di Supercinema.

Tra il 1955 e il 1957 vennero ulteriormente condotte opere di ammodernamento e ristrutturazione per adeguare le macchine di proiezione delle pellicole cinematografiche, e gli arredi, alle esigenze delle attività svolte: oltre alla proiezione giornaliera di film in prima visione, i cittadini nisseni, in genere nelle serate di metà settimana, avevano la possibilità di assistere a rappresentazioni teatrali di compagnie di attori di fama nazionale: Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo D’Apporto, Gino Bramieri, Silva Koscina, Turi Ferro, Enrico Montesano ecc…

Negli anni 1958-1960 il Supercinema venne scelto quale location per il Festival Nazionale del Jazz sinfonico, con l’orchestra del maestro Nello Sigurini.

Il Supercinema ospitò anche il Living Theatre, che dal 1964 al 1970 ebbe la sua fase nomade in Europa. Il pubblico non restò indifferente a questa forma di teatro d’avanguardia, nata a New York nel 1947, e approdata a forme d’espressione nuove e ardite, che vedevano il pubblico protagonista, quasi una forma di teatro nel teatro.

Anche le attività culturali e le rappresentazioni teatrali per bambini venivano svolte presso il Supercinema, negli anni che videro la chiusura del teatro Margherita: memorabili per chi è stato bambino nei primi anni 70 le sfilate e il concorso delle mascherine di Carnevale, con il mago Zurlì nel ruolo di presentatore.

In seguito al grave incendio che avvenne al cinema Statuto di Torino nel 1983, con decine di morti a causa dei fumi e dei materiali infiammabili, le normative di pubblica sicurezza imposero la riduzione dei posti a sedere del Supercinema a 1000 poltrone, che è il numero attuale.

Importante luogo della visione, come l’abbiamo definito. Qualcuno ha ancora il ricordo degli strilloni dei giornali, o dei venditori di gelati che comparivano negli intervalli con la loro mercanzia.

Caltanissetta continuava a sentirsi, ed era, provincia periferica, ma negli anni 50,60 e 70 non era una città rassegnata, anzi viveva un vivace fermento culturale.

Oggi il clima che si vive in città è certamente più cupo. E sembrerebbe che il Supercinema debba arrendersi ai tristi tempi nuovi. Ma costituisce ancora il locale con più posti a sedere di Caltanissetta, e crediamo abbia il diritto di pensare al futuro.

Un locale dalla capienza invidiabile per numero di potenziali spettatori, dunque. In tempi di Covid 19 potrebbe dimostrare ancora la sua utilità e ragion d’essere per lo svolgimento di rappresentazioni per le scuole, lezioni universitarie, congressi etc. in condizioni di sicurezza per gli ampi spazi a disposizione. Ma, nonostante ciò, sala cinematografica in crisi, come molte altre in Italia. Di questa complessa problematica dovrebbe farsi carico il piano regolatore della città, modificando, se è il caso, eccessive limitazioni. Insomma, questa struttura meriterebbe attenzione.

Esiste uno studio per la riqualificazione del Supercinema che si deve all’architetto e ingegnere Michele Gangi, nisseno, responsabile di un ufficio urbanistica e operante nell’area metropolitana di Milano. Edificio simbolo di un possibile recupero, scelse proprio il Supercinema come oggetto di studio e, dopo un’indagine storica sulla tipologia costruttiva, affermò la possibilità che si potesse progettare e costruire sul costruito, con la possibilità di inserire elementi contemporanei in un contesto comunque storico.

Lo studio parte dalla riqualificazione del Cine-Teatro intervenendo principalmente sull’accesso e sul pieno utilizzo degli spazi. L’idea prevede il riuso anche degli edifici limitrofi seguendo le linee della rigenerazione urbana, così da stimolare nuove possibilità per il quartiere, considerato quale indotto del nuovo Supercinema, ovvero il “93100 Cultural Centre”.

All’interno della macro idea progettuale l’ipotesi vuole risolvere alcuni dei problemi funzionali dell’edificio, tra questi di certo l’accesso è tra quelli da considerare maggiormente. Il progetto infatti prevede che l’ingresso principale venga posto su via Roma; l’intervento sostanziale è appunto previsto su questo prospetto, mentre su via Dante Alighieri l’ingresso attuale rimane come secondario e subisce interventi di restauro e adeguamento alla normativa vigente. Per quanto alla distribuzione interna il progetto vede rimodulati gli spazi a scapito della capienza massima dei posti a sedere, ma introduce nuovi ambienti con nuove funzioni.

Ecco una breve descrizione: dalla hall di ingresso, con ufficio informazioni, tramite scala mobile si accede al livello superiore, che ospita principalmente un ristopub attrezzato per musica live e piccoli spettacoli e una sala conferenze/mostre, alla quale si accede da una ampia sala che ospita il book office e i servizi. Tramite la scala esistente, che verrà illuminata da un lucernario, si accede alla vecchia hall esistente che viene adeguata con l’abbattimento delle barriere architettoniche. Da qui tramite la scala o l’ ascensore si raggiunge la terrazza “lounge bar”, nella quale si trovano oltre la camera per la proiezione, che verrà mantenuta, anche un piccolo bar che si affaccia su un terrazzo/giardino dal quale poter ammirare il centro storico da un punto di vista privilegiato.

Un occhio di riguardo si è posto anche nei confronti dell’aspetto prettamente tecnologico del nuovo teatro che vede montacarichi di servizio, palchi semoventi e quinte assistite. Anche il comfort viene ripensato, lo spettatore potrà utilizzare poltrone ergonomiche e sensoriali o addirittura divani da quattro persone per poter godere degli spettacoli e dei film proposti nel massimo della qualità e nel pieno relax. Un aspetto urbanistico dell’intervento è quello di rendere connesse la via Roma con la via Dante Alighieri. Questo viene risolto prevedendo una scala metallica esterna che serva anche da dotazione antincendio. Eliminando le chiusure presenti all’altezza del cortile interno al teatro, vengono messe in diretta comunicazione le due strade, rendendo possibile una una migliore fruizione del 93100 Cultural Centre e del quartiere.