Salute

Coronavirus, “limite d’età per terapia intensiva. Priorità a chi ha più probabilità di sopravvivenza”: l’ipotesi dei rianimatori

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Coronavirus, “limite d’età per terapia intensiva. Priorità a chi ha più probabilità di sopravvivenza”: l’ipotesi dei rianimatori

Sab, 07/03/2020 - 17:06

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Porre un limite d’età per l’accesso alla terapia intensiva, basato sulle maggiori possibilità di sopravvivenza. È quello che ipotizza la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva in un documento tecnico legato all’emergenza coronavirus. “Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”, si legge nel rapporto intitolato “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”. Il rapporto è stato diffuso e pubblicato integralmente anche sul sito internet di Siaarti, ed è indirizzato ai medici.

Secondo la società scientifica, il documento vuole “fornire un supporto agli anestesisti-rianimatori attualmente impegnati a gestire in prima linea” la maxi-emergenza “che non ha precedenti per caratteristiche e proporzioni“. “In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di ‘first come, first served’, equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva”, si legge tra i 15 punti del testo di sette pagine.

Secondo i medici di Siaarti, “un eventuale giudizio di inappropriatezza all’accesso a cure intensive basato unicamente su criteri di giustizia distributiva (squilibrio estremo tra richiesta e disponibilità) trova giustificazione nella straordinarietà della situazione”. “Siamo consapevoli – continua il documento – che affrontare questo tema può essere moralmente ed emotivamente difficile. Come Società scientifica avremmo potuto (tacendo) affidare tutto al buon senso, alla sensibilità e all’esperienza del singolo anestesista rianimatore, oppure tentare (come abbiamo scelto di fare) di illuminarne il processo decisionale con questo piccolo supporto che potrebbe contribuire a ridurne l’ansia, lo stress e soprattutto il senso di solitudine. Non è la Siaarti, con questo documento di raccomandazioni, a proporre di trattare alcuni pazienti e di limitare i trattamenti su altri – concludono – Al contrario, sono gli eventi emergenziali che stanno costringendo gli anestesisti-rianimatori a focalizzare l’attenzione sull’appropriatezza dei trattamenti verso chi ne può trarre maggiore beneficio, laddove le risorse non sono sufficienti per tutti pazienti”.

La questione dei posti in terapia intensiva è l’emergenza numero uno scatenata dalla diffusione del virus Covid-19. Proprio per far fronte alla mancanza di letti negli ospedali, il governo ha previsto nel decreto varato la scorsa notte la possibilità di requisire alberghi da trasformare in luoghi di assistenza domiciliare collettiva. Strutture da usare per la quartantenza dei positivi non in gravi condizioni, che libererebbero dunque posti negli ospedali.

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