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Governo. Evitare l’aumento dell’Iva, tagliare il cuneo fiscale. I due pilastri della legge di bilancio

Redazione

Governo. Evitare l’aumento dell’Iva, tagliare il cuneo fiscale. I due pilastri della legge di bilancio

Lun, 09/09/2019 - 20:13

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Il progetto del governo Conte illustrato dal premier durante le comunicazioni alla Camera per il voto di fiducia

Stop all’aumento dell’Iva e taglio del cuneo fiscale. Sono i pilastri della manovra per il 2020, primo vero banco di prova per il nuovo governo giallorosso. Le risorse arriveranno, come ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle comunicazioni alla Camera, dai risparmi derivanti dal calo dello spread, dalla spending review, dal riordino delle tax expenditures e dalla lotta all’evasione che avrà nel mirino i grandi evasori.

Ma l’esecutivo punta anche a una revisione del Patto di stabilità e crescita per strappare più margini di flessibilità a Bruxelles. Una manovra “impegnativa”, ha detto Conte lanciando un chiaro messaggio alle forze politiche, che rispetterà i vincoli di finanza pubblica e l’obiettivo di riduzione del debito pubblico. “Il nostro – ha osservato il premier – è un progetto ambizioso e di lungo periodo, che intendiamo perseguire già con la prossima manovra economica, sulla quale le forze politiche che compongono l’esecutivo hanno già avviato proficue interlocuzioni. Siamo consapevoli che questa manovra sarà impegnativa. La sfida più rilevante, per quest’anno, sarà evitare l’aumento automatico dell’Iva e avviare un alleggerimento del cuneo fiscale”.

Obiettivo prioritario, dunque, disinnescare l’aumento dell’Iva, previsto a legislazione vigente, che vale 23 miliardi e che, senza contromisure, porterebbe l’aliquota ordinaria dal 22 al 25,2% e quella ridotta dal 10 al 13%. Ma anche un taglio del costo del lavoro, a favore dei lavoratori. Operazione che potrebbe quindi assumere una fisionomia diversa rispetto al progetto M5s di sforbiciata ai contributi delle imprese.

“Come dimostra la sensibile riduzione dei tassi rispetto ai livelli dello scorso ottobre, i mercati finanziari stanno investendo con fiducia sulla nuova fase che l’Italia sta attraversando. La diminuzione della spesa per interessi pagati sul nostro debito pubblico – ha sottolineato Conte – è una vera e propria ‘riforma strutturale’, perché ci permette di allentare quello che è stato il maggior freno alla crescita del nostro Paese negli ultimi decenni. Ogni euro risparmiato sulle prossime emissioni dei nostri titoli di Stato consente, infatti, di eliminare, immediatamente e automaticamente, il capitolo più improduttivo della spesa pubblica in modo da liberare risorse pronte per essere investite nelle infrastrutture, nella scuola, nella sanità, e nella riduzione del carico fiscale che grava sui cittadini e sulle imprese”.

Le risorse per finanziare la manovra, ha spiegato il premier, “saranno reperite con una strategia organica e articolata, che includerà un controllo rigoroso della qualità della spesa corrente, a questo riguardo vanno completate e rese efficaci le attività di spending review, e includerà, altresì, un attento riordino del sistema di tax expenditures, che salvaguardi l’importante funzione sociale e redistributiva di questo strumento, nonché un’efficace strategia di contrasto all’evasione, da condurre con strumenti innovativi e un ampio ricorso alla digitalizzazione”.

Ma il nuovo governo giallorosso punta a mettere in campo una manovra espansiva e, per farlo, conta di strappare nuovi margini di flessibilità per 0,4-0,5 punti di Pil da sommare alla quota dello 0,18% di prodotto legato alle spese per il ponte Morandi e per il contrasto al rischio idrogeologico messa in conto per il prossimo anno nel Documento di economia e finanza. Una partita da circa 10-12 miliardi che si giocherà nelle prossime settimane. L’esecutivo dovrà anche fare i conti con la richiesta di Bruxelles di un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil per il 2020.

Ecco perché il superamento dell'”eccessiva rigidità” dei vincoli europei in materia di politiche di bilancio è uno dei punti messi nero su bianco da Pd e M5s nel programma. “Occorre migliorare il Patto di stabilità e di crescita e la sua applicazione, per semplificarne le regole, evitare effetti pro-ciclici, e sostenere gli investimenti a partire da quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale”, ha detto Conte sottolineando che “un’impostazione di bilancio pro-ciclica, infatti, rischia di vanificare gli importanti sforzi compiuti sul piano interno per rilanciare la crescita potenziale del Paese, deprimendo la crescita effettiva”.

Il Governo, ha assicurato, “si impegnerà nelle sedi europee per realizzare un piano di investimenti sostenibili, per riformare l’Unione economica e monetaria e l’unione bancaria, a partire dall’istituzione di un bilancio dell’area euro, di uno schema di assicurazione europeo contro la disoccupazione e di una garanzia europea dei depositi”. Conte ha anche rilanciato la proposta di un’aliquota minima europea per tassare le imprese. Per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale, ha osservato, “dobbiamo ottenere che i profitti vengano tassati dove effettivamente sono realizzati. Dobbiamo infine contrastare pratiche di concorrenza sleale non solo nel campo commerciale ma anche nel campo fiscale, anche attraverso l’introduzione di un’aliquota minima europea per la tassazione delle imprese”.

E sul dialogo con l’Europa, Conte ha rimarcato: “A tutela del nostro forte interesse nazionale, ho negoziato con determinazione e con successo a Bruxelles per evitare, per ben due volte in poco più di un semestre, una procedura di infrazione che sarebbe stata esiziale per il nostro Paese”.

di Giorgia Ariosto – AGI

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