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MUSSOMELI – Venerdì Santo niente scalinata calvario e domenica prima catechesi col vicario: parla l’arciprete

Carmelo Barba

MUSSOMELI – Venerdì Santo niente scalinata calvario e domenica prima catechesi col vicario: parla l’arciprete

Mer, 07/03/2018 - 07:40

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MUSSOMELI –  Non ci sarà quest’anno, quasi certamente, la scenografica quanto precaria scalinata ai piedi del Calvario dove da tempo immemore, il Venerdì Santo, si ripropone la Crocifissione di Gesù.

Motivi di sicurezza richiamati dal commissario straordinario Totino Saia, spiega l’arciprete Pietro Genco. E quindi si dovrebbe tornare all’antica, quando, issando dal retro il corpo di Cristo, soltanto i preti erano presenti sul Calvario al momento della Crocifissione.  La notizia tuttavia, veicolata in maniera distorta sui social, ha impropriamente attirato sul vescovo gli strali indignati di tanti. Mons. Mario Russotto però, e lo scriviamo a chiare lettere, non ha vietato assolutamente nulla in merito alla scalinata, come appunto ieri ci ha confermato in una lunga chiacchierata padre Genco che in premessa chiarisce: “Stiamo lavorando tutti insieme per tentare di salvare e restituire alla confraternita il suo vero volto e consolidare il dialogo tra confratelli”.   E mentre già per domenica prossima alle 16, all’oratorio è attesa la prima catechesi da parte del vicario generale della Diocesi, don Pino La Placa, si ha notizia che il sindaco del “Paese delle Confraternite”, Giuseppe Catania, ha chiesto udienza al vescovo in merito a quello che sta avvenendo.  Udienza nella quale speravano anche due ex priori, ma pur essendosi entrambi portati in Curia, non sono stati ricevuti, mentre domenica, durante le tradizionali Cadute riproposte in oratorio, il parroco Pietro Genco, al momento di commentare un passo del Vangelo, (quando Gesù scaccia i mercanti dal tempio), è stato aspramente contestato da alcuni confrati.   Insomma, se Mussomeli davvero vuole proporsi come Paese delle confraternite, ha un lungo cammino da percorrere davanti a sé. E bisognerà tornare alle vere origini, a cominciare da quando tutti i confrati vestivano abitini identici e non, come avviene da troppo tempo nel colpevole silenzio se non nell’accondiscendenza di chi preposto alla vigilanza non ha vigilato, favorendo la continua corsa all’abitino più sparluccicante. Fede e vanità.

“Premesso che il vescovo non ha vietato nulla, -dice padre Genco- è successo che chi forniva il materiale per costruire la scala ha fatto un passo indietro, avendolo utilizzato diversamente. A questo si aggiunga che quando il commissario straordinario Totino Saia, già responsabile provinciale di Protezione civile, ha visto le foto degli ultimi anni, con tantissime persone assiepate su quella scalinata precaria, si è chiesto: ma i permessi circa la sicurezza, voi li avevate? Tutta quella gente su una struttura precaria? Io non mi assumo la responsabilità. Quindi, alla luce di questi fatti, ci siamo detti, riproporre la crocefissione come si faceva prima, issando il corpo di Cristo dal retro, non avrebbe certo fatto male. E così, nella nostra riunione di clero s’è deciso che quest’anno saranno i preti protagonisti, sarà quindi padre Liborio Franzù, giovane e ben messo, a issare il corpo di Gesù sul Calvario mentre la predica sarà affidata a padre Leonardo Mancuso, rettore del santuario. Stiamo anche valutando dove dovrà essere posizionata l’urna, o dietro il Calvario o ai piedi. Per altro il commissario ha anche già preso le misure. Il vescovo non scende certo in questi particolari di scala o non scala”.

Come recuperare questo grave strappo in confraternita?

“Ci stiamo lavorando, ci sono continui contatti, anche se ieri qualcuno mi ha contestato in oratorio. Per carità, a ragion veduta mi è stato fatto notare che un buon 60% di confrati, ovvero gli anziani, stanno pagando per colpe non commesse. E si tratta di confrati che partecipano alla messa e alle attività di ecclesiali con eccezionale entusiasmo, confrati che non hanno certo bisogno di catechesi. Per altri invece, abbiamo sbagliato la formazione. In questi ultimi dieci anni, nell’immissione dei novizi, le cosiddetta “Cantate”, s’è proceduto con leggerezza senza indagare se l’aspirante cristiano si sentiva confrate o rappresentante culturale di una tradizione e basta”.

Sta facendo un mea culpa?

“Sì, specie per quanto riguarda i più giovani che sembrano i bambini a cui sia stato tolto il giocattolo e quindi recalcitrano, ma purtroppo sono stati coinvolti anche gli anziani che stimo molto, anzi li venero perché sono autentici credenti”.

E quindi?

“Quindi domenica ci sarà la prima catechesi tenuta dal vicario generale e invito tutti a essere presenti, per meditare e tutti insieme, ricominciare a consolidare il dialogo perduto”.  (ROBERTO MISTRETTA)

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