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Mafia: colpo a Messina Denaro, 11 arresti. Sequestrate tre imprese vicine al boss che controllavano appalti

Redazione

Mafia: colpo a Messina Denaro, 11 arresti. Sequestrate tre imprese vicine al boss che controllavano appalti

Mar, 20/12/2016 - 08:37

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Matteo Messina Denaro, non solo un latitante apparentemente inafferrabile, ma anche il ‘signore degli appalti’ in provincia di Trapani. L’operazione scattata oggi e battezzata “Ermes 2”, con l’esecuzione di undici misure cautelari, frutto dell’attivita’ d’indagine degli uomini delle Squadre mobili di Trapani e Palermo e dei commissariati di Castelvetrano e Mazara del Vallo, affonda le sue radici in una piu’ vasta inchiesta, avviata nel 2010 e conclusa con l’operazione “Ermes”, il cui obiettivo era e resta la cattura del capomafia. Boss, prestanome, imprenditori e persino un giornalista freelance di Castelvetrano, organizzatore di iniziative antimafia: tutti a servizio, sostiene chi indaga, di un sistema affaristico solido e in grado di condizionare l’economia della provincia. Cosi’ il blitz colpisce il florido sistema del superboss, la ‘Messina Denaro Spa’

IL ‘SIGNORE DEGLI APPALTI’. Le indagini relative al sistema di comunicazioni riservate con Messina Denaro avevano gia’ permesso di evidenziare quale figura di spicco il mazarese Vito Gondola, il quale, al fine di assicurare al latitante tutto il supporto necessario, si era avvalso, tra gli altri, del pieno sostegno dei mazaresi Giovanni Loretta, gia’ arrestato e condannato in primo grado, e dei fratelli Carlo e Giuseppe (tutti fratelli), nonche’ dell’anziano Angelo Castelli. Giovanni Loretta, arrestato nell’operazione Ermes, aveva favorito gli incontri tra Gondola e Pietro Giambalvo, Michele Gucciardi e Domenico Scimonelli. Nella presente indagine, invece, erano Carlo e Giuseppe a organizzare gli incontri con Vito Gondola, cosi’ come gli altri erano impegnati nella gestione dei summit. “Ermes 2” conferma, quindi, il pieno inserimento dei fratelli Loretta e delle loro aziende (Mestra e Medio ambiente) nella cosca mafiosa di Mazara del Vallo. Presso la sede della Mestra di Mazara del resto organizzati incontri di mafia e affari. Importante il summit mafioso documentato dalla Squadra mobile di Trapani la mattina del 2 marzo 2010 nelle campagne tra Mazara e Castelvetrano. Presente il vecchio capo decina Antonino Marotta (deceduto il 3 aprile 2013 e ritenuto fino alla sua morte il reggente della cosca mafiosa castelvetranese) e Gondola, detto “Coffa”,reggente della cosca mazarese, incontro certamente disposto da Messina Denaro. Tra i presenti Carlo Loretta, che aveva accompagnato Gondola e il cugino del superlatitante, Giovanni Filardo. Era chiaro che un cosi’ importante vertice dei maggiori rappresentanti delle cosche di Mazara e Castelvetrano altro non poteva trattare che la spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione di i appalti che avevano per oggetto la costruzione del parco eolico a Mazara del Vallo “Vento di Vino”. L’impresa partecipo’ illegittimamente, come riconosciuto dal Gip, anche alla ristrutturazione dell’ospedale di Mazara, inizata nel 2013.

IL BOSS E IL GIORNALISTA. Dopo l’interdittiva del febbraio 2014 emessa dalla prefettura di Trapani nei confronti della Mestra, si verificarono alcuni atti intimidatori nei confronti delle ditte che si apprestavano a contrattare con la Cons.Coop per l’esecuzione di lavori. In particolare, la Bruccoleri di Como e la Territorio pulito di Mazara, nel marzo 2014 subirono minacce ed attentati incendiari finalizzati a non farle concorrere all’assegnazione dei lavori. Per aggirare l’interdittiva antimafia i Loretta decisero di creare una societa’ cooperativa, la Medio ambiente, coinvolgendo due dipendenti della Mestra, Anna Bonomo e Andrea Alessandrino, nonche’ Filippo Siragusa, gia’ dipendente di imprese operanti nel settore smaltimento rifiuti e giornalista collaboratore del Giornale di Sicilia, animatore di iniziative antimafia; nel suo profilo Facebook campeggia una foto con il Pm Nino Di Matteo. Ebbene, i tre divennero i soci della nuova societa’ cooperativa. Siragusa da qualche tempo, collaborava con la Mestra nel procacciare attivita’ di smaltimento di rifiuti non pericolosi ma anche la dismissione di manufatti di amianto. Costituita nel settembre 2014, La Medio ambiente, ben presto ha acquisito tutte le prescritte autorizzazioni per accedere agli appalti pubblici nonche’ per poter richiedere, di volta in volta, le autorizzazioni sanitarie per la rimozione dei materiali pericolosi. Le intercettazioni telefoniche, eseguite a carico dei soci della cooperativa, hanno permesso di confermare, spiegano gli inquirenti, “l’interesse del cronista alla gestione dell’impresa accanto ai Loretta e che conosceva perfettamente lo spessore criminale dei Loretta e del perche’ era stata costituita la Medio Ambiente”. Siragusa durante una serie di incontri con Giuseppe Loretta aveva cercato di delineare le strategie di mercato per far decollare la nuova societa’ della quale era socio e della quale, per circa un mese dopo la costituzione, era stato anche amministratore, tentando di far confluire alcune commesse della Mestra.

‘AFFARI E PENTITI’. L’indagine ha documentato anche i rapporti e gli incontri tra Gondola ed Epifanio Agate, figlio del boss deceduto Mariano, provando l’interesse della cosca per i problemi economici attuali della famiglia Agate specie dopo il sequestro della Calcestruzzi Mazara.

Epifanio Agate, al fine di sfuggire ai rigori della normativa di prevenzione antimafia, aveva intrapreso un’attivita’ lavorativa nel campo della vendita di prodotti ittici congelati insieme a Francesco Mangiaracina, mazarese, cognato del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, destando anche meraviglia e critiche nell’ambiente mafioso di Mazara, dovute proprio alla “scomoda” parentela di Mangiaracina con Sinacori.I due avevano intestato le quote della My Land in parti uguali alle rispettive consorti, Rachele francaviglia e Nataliya Ostashko. “Ermes 2” ha disvelato, ancora una volta, il tradizionale interesse delle cosche mafiose di questo territorio verso il sistema degli appalti il cui controllo passa, generalmente, o attraverso imprese gestite direttamente da affiliati (e’ il caso della Mestra) oppure attraverso imprese che vengono fagocitate da Cosa nostra con l’immissione di capitali illeciti (e’ il caso della My Land) o ancora attraverso il metodo dell’intestazione fittizia di beni a persone insospettabili (Medio Ambiente). L’indagine, infine, ha confermato i saldi contatti tra il clan mazarese e quello di Castelvetrano e gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro al quale Gondola si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte. LE MISURE CAUTELARI. Il Gip di Palermo Gabriella Natale, su richiesta della Dda di Palermo, ha emesso un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale decreto di sequestro preventivo delle tre societa’ coinvolte: Mestra, Medio Ambiente e My Land. In particolare, e’ stato disposto il carcere per Epifanio Agate, 43enne di Mazara del Vallo, per attribuzione fittizia di beni (quote delle societa’ mazaresi My Land e Fishmar) e estorsione aggravata dal metodo mafioso; Carlo Antonio Loretta, nato a Ville de Tourconing (Francia) 50 anni, e il fratello Giuseppe, di Mazara del Vallo, 26 anni, per associazione mafiosa e attribuzione fittizia di beni (quote della societa’ Mestra e Medioambinte); Angelo Castelli, 71enne di Mazara del Vallo, per favoreggiamento all’associazione mafiosa di Mazara del Vallo e Castelvetrano. Obbligo di dimora nel comune di residenza per Andrea Alessandrino, 43enne di Mazara; Filippo Siragusa, 55enne di Castelvetrano; Paolo Bonomo, 27enne di Mazara, per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la societa’ Medioambiente); Rachele Francaviglia, 33enne nata a a Palermo, Francesco Mangiaracina, 43enne di Mazara, Nataliya Ostashko, 39enne di Engels (Russia), Nicolo’ Passalacqua, 48enne di Mazara, per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la societa’ My Land e Fishmar)