CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.
Il Governo della Regione Siciliana, con la deliberazione n°162 del 22 giugno 2015 “Programmazione 2014/2020 – Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali di investimento europei 2014/2020, ha approvato la costituzione di cinque aree interne della Sicilia, con relativa individuazione territoriale e risorse destinate a carico del P.O.FESR, da attivare attraverso Investimenti Territoriali Integrati: Terre Sicane, Calatino, Nebrodi , Madonie (quale area prototipale da candidare allo SNAI nella prima fase di attuazione), Simeto Etna (individuata come area sperimentale di rilevanza nazionale). Va a tal proposito evidenziato che la delibera della Regione nasce dalle indicazioni scaturite dai tavoli di lavoro regionali e nazionali risalenti al 2013 inseriti nel documento voluto da Fabrizio Barca, allora ministro con delega per la coesione territoriale nel governo Monti.
Pur rimarcando la evidente consequenzialità delle scelte realizzate oggi dal Governo Regionale con direttive contenute nel Documento Barca, è pur vero che agli errori ed alle dimenticanze di politici, amministratori e rappresentanti istituzionali, deve porsi un giusto rimedio quando in gioco è il destino di un territorio già fortemente deprivato. Vanno cercate e perseguite, quindi, sinergie d’intenti e di azioni che possano riportare la giusta attenzione sulle problematiche evidenziate.
Noi, iscritti e dirigenti del Circolo Centro Storico del PD e cittadini della provincia di Caltanissetta, cancellata “per decreto” dalle Aree Interne della Sicilia, chiediamo quali siano stati i criteri di preselezione utilizzati dal Dipartimento Regionale della Programmazione, con il supporto del Comitato tecnico Aree Interne. Chiediamo di poter conoscere le motivazioni che hanno indotto a differenziare i comuni del nisseno dai dodici comuni dell’agrigentino, dai ventuno comuni del palermitano, dagli otto comuni del calatino e dai tre comuni della Valle del Simeto, tutti rientranti, invece, nella definizione di Aree Interne Periferiche, ultra periferiche e intermedie.
E’ infatti difficile per noi comprendere i motivi di tale esclusione: anche le nostre aree infatti, interne per definizione, riportano bassi tassi occupazionali, deficit nello sviluppo economico-produttivo e nei servizi, gravissime carenze infrastrutturali (Strade, Ferrovie, Reti Idriche, etc.) ed un graduale processo di spopolamento.
Enormi sono le problematiche ambientali relative ai dissesti idrogeologici ed alle mancate bonifiche dei siti minerari dismessi; alti i costi di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, non bilanciati da adeguati servizi all’utenza; scarso l’investimento nel settore primario (agricoltura) con una drammatica riduzione dei conduttori agricoli e il conseguente abbandono delle campagne; sul versante dell’istruzione e della formazione si continua ad evidenziare un elevato tasso di abbandoni e di dispersione scolastica.
Ed è per questo che occorre anche riportare la centralità della questione all’interno del nostro partito, coinvolgendo nella discussione e nel dibattito le comunità delle aree interne di Caltanissetta, Enna ed Agrigento, ma anche le altre forze politiche.
Risulta del tutto evidente che questo nostro territorio necessita di un nuovo progetto strategico. E’ necessario che vengano messe in atto politiche adeguate che contrastino il nuovo fenomeno migratorio che oggi interessa soprattutto giovani con una buona formazione scolastica e universitaria. Ed ancora, è necessario sostenere i molti comuni del centro nord della provincia nissena, al di sotto dei 5000 abitanti, in cui si prefigura uno scenario che, in assenza di interventi immediati, prevede la loro trasformazione in “paesi fantasma”, con pochissimi residenti e una sempre più esigua presenza giovanile.
Diventa necessario un ripensamento profondo delle priorità della Regione e dello Stato in tema di politiche territoriali di sviluppo. E’ infatti necessario contrastare la tendenza, tuttora prevalente, di considerare la Sicilia come una Regione in cui vanno sostenute e valorizzate soltanto le tre Aree Metropolitane di Palermo, Messina, Catania e le zone costiere dell’isola, condannando le aree interne alla marginalità ed alla desertificazione sociale e produttiva. Occorre invece attribuire alle aree interne di Caltanissetta, Agrigento ed Enna un giusto peso nella programmazione socio-economica e nelle politiche di infrastrutturazione.
Questa è la scelta strategica che, a nostro parere, i governi regionale e nazionale dovrebbero condividere.
Diventa necessario quindi individuare obiettivi e priorità, termini quantitativi e qualitativi degli interventi da sostenere nei prossimi anni, natura e rilievo delle azioni pubbliche da richiedere. Infrastrutture viarie e ferroviarie, telecomunicazioni e mobilità, gestione delle risorse idriche, gestione dei rifiuti, gestione dell’ambiente, recupero dei centri storici e periferie, servizi essenziali alla salute e alla persona, interventi su scuola, salute, cura dell’infanzia e anziani, interventi per l’istruzione e la formazione; azioni per la manutenzione del territorio e l’ammodernamento (energetico, antisismico, etc.) degli edifici pubblici e privati; promozione delle attività produttive, turistiche, artigianali e industriali; potenziamento delle attività agricole di qualità capaci di garantire reddito, con la promozione delle filiere agricole di qualità, corte e lunghe; potenziamento e gestione delle attrattività culturali e delle aree naturali; ristrutturazione dei borghi rurali per finalità produttive e turistico/immobiliari, produzione di beni comuni, etc. Sono questi alcuni temi sui quali vorremmo, come Partito Democratico, aprire un confronto serio anche con i territori confinanti di Enna, Agrigento e Palermo, con il Governo regionale e nazionale. Quale lo scenario che si prevede per il Centro Sicilia nel 2022? Quali i nostri partner e sostenitori?
E’ imminente la pubblicazione dei nuovi bandi dell’Unione Europea per il Programma di Sviluppo Rurale e per il Programma Operativo 2014/2020. Vent’anni di Programmazione Straordinaria dell’UE non hanno però cambiato la natura delle rivendicazioni. Trenta miliardi di euro spesi in Sicilia in questi anni non sono serviti a nulla? E’ mancata una visione di insieme. Abbiamo realizzato tanti interventi senza un adeguato modello di gestione. Bisognerà dare forza e continuità operativa, riconoscimento e propulsione a ciò che è già in corso ed invitare i soggetti privati e pubblici (le istituzioni locali innanzi tutto) all’impegno ed alla responsabilità, scardinando immobilismo e scetticismo.
Dovremo essere in grado, attraverso l’occasione della nuova programmazione, di avviare la giusta strategia per orientare un migliore utilizzo delle risorse ordinarie attraverso i nuovi strumenti che consentono processi di dialogo di tipo partecipativo con i vari livelli istituzionali , il Community Led Local Development (CLLD) e l’Agenda Urbana, e con interventi territoriali integrati che promuovano lo sviluppo delle reti e lo scambio delle migliori pratiche tra le province di Caltanissetta, Enna e Agrigento. Ci auguriamo che questi strumenti non rappresentino un’ulteriore occasione persa nella definizione di modelli di sviluppo locale, come accaduto in passato.
Per queste ragioni auspichiamo una piena presa di coscienza ed un forte sostegno dal PD regionale e nazionale.
LA SEGRETERIA

