CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.
Legambiente e WWF intervengono sul caso dell’archiviazione del procedimento penale a carico del Direttore della Centrale Operativa 118 dell’ASP nissena, dott. Elio Barnabà, relativo all’abbattimento di decine di alberi dell’ex sanatorio Dubini, area sottoposta a vincolo paesaggistico in quanto riconosciuta “di notevole interesse pubblico”. Secondo quanto riferito dalla stampa, la Procura ha proposto l’archiviazione del procedimento penale a carico del dott. Barnabà; tale richiesta che è stata accolta dal GIP sulla scorta del dossier difensivo, tendente a dimostrare come il dirigente del 118 “dispose il taglio degli alberi che, per quanto secolari, non erano più sani e anzi rischiavano di cadere mettendo così a rischio l’incolumità delle persone ma, contestualmente, provvedette a far piantare altri arbusti dello stesso tipo di quelli segati per ragioni di sicurezza”.
Anzitutto le due Associazioni ambientaliste ricordano come, negli anni trascorsi, abbiano più volte denunciato lo stato di grave degrado ed abbandono in cui versa da decenni lo storico parco annesso all’ex sanatorio Dubini, di proprietà dell’ASP di Caltanissetta. Si tratta di uno degli ultimi giardini storici rimasti a Caltanissetta (città perennemente agli ultimi posti delle classifiche nazionali sulla vivibilità e dotazione di verde urbano), residuo del più ampio Parco Testasecca, scampato alle lottizzazioni degli anni trascorsi.
Nell’ottobre 2013, viene segnalato il taglio di circa 40 alberi, anche secolari e di alto fusto. Subito Legambiente e WWF si mobilitano ed effettuano un sopralluogo, accompagnati anche da tecnici ed esperti: effettivamente viene documentata quella che sembra la violazione di una serie infinita di norme ambientali, paesaggistiche ed urbanistiche (lavori di abbattimento, sradicamento e taglio di alberi di alto fusto; sottrazione del legname ricavato; inottemperanza norme d’attuazione del PRG che per la zona prevedono esplicitamente “restauro dei giardini ornamentali storici”; movimento terra e lavori urbanistico-edilizi; danneggiamento di cose ed alterazione dei luoghi in area sottoposta a vincolo di tutela paesaggistica; devastazione/deterioramento di bellezze naturali; danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede, esistenti in luoghi pubblici e devastazione); quindi le due Associazioni presentano congiuntamente un articolato esposto alla Procura della Repubblica, accompagnato da un dossier fotografico e da vari atti.
Legambiente e WWF chiedono formalmente, in base all’art. 408 del codice di procedura penale, di essere notiziati circa l’eventuale archiviazione del loro esposto. Purtroppo dalla Procura non è mai giunto tale avviso e quindi non è stato possibile intervenire nel procedimento di chiusura delle indagini.
Ma per le Associazioni ambientaliste la faccenda non è affatto chiusa: “ci riserviamo di acquisire gli atti processuali per valutare le motivazioni della sentenza e la sussistenza di requisiti per adire ulteriori azioni legali, tuttavia non possiamo fin da oggi non apprezzare l’intelligenza selettiva della “malattia” che ha colpito soltanto gli alberi posti più a sud, consentendo di liberare un’area che – se non dovessero essere piantumate essenze arboree analoghe – si potrebbe prestare alla realizzazione di un eliporto. Ci risulta difficile immaginare anche i rischi per l’incolumità delle persone rappresentati da questi alberi, visto che l’intero complesso del Dubini in quegli anni era rigorosamente chiuso, inagibile e con divieto di accesso al pubblico! Alleghiamo due foto aeree attestanti lo stato dei luoghi ante e post “messa in sicurezza”, facilmente reperibili su internet: i lettori potranno apprezzare la geometrica precisione con cui si è diffusa questa pericolosa malattia che ha colpito esclusivamente gli alberi siti in una porzione del parco…”.

