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La politica che conta a casa di Totò Cardinale. Ma che delusione!

Redazione

La politica che conta a casa di Totò Cardinale. Ma che delusione!

Lun, 22/12/2014 - 23:51

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V0002MUSSOMELI – La recente inchiesta giornalistica di Emanuele Lauria su Repubblica e che ha scandagliato i meccanismi più intrinseci della politica nissena, ha consacrato la provincia di Caltanissetta a baricentro del potere isolano. Una tale premessa avrebbe preteso un esito diverso della conferenza sull’economia dell’entroterra tenutasi a “casa” di Totò Cardinale a Mussomeli. Meeting ambizioso nei contenuti, un programma di sostanza, un parterre di tutto rispetto. Organizzazione impeccabile, cura nei dettagli persino nella scelta delle pietanze del break culinario all’ora di pranzo. D’altronde Cardinale è il prototipo del perfetto padrone di casa, attento ai particolari, accorto, premuroso. Un talento che si coniuga con un’altra sua predisposizione, quella dello stratega, del regista. E’ un fine architetto politico, un progettista di alleanze. Da una kermesse da lui ideata ci si sarebbe atteso molto di più. Chi pensava ad una Leopolda della sua area è rimasto però deluso. Chi invece si attendeva più soluzioni pratiche e meno politica spicciola ha dovuto esprimere scontentezza. Evento ambizioso ma asettico. Un’occasione persa e diciamocelo francamente, in molti suoi momenti, di una noia mortale. Neppure l’”intervistona” finale di Crocetta ha rivitalizzato la platea. Saro si è abbandonato in sperticati lodi verso gli uomini e le donne della sua Giunta regionale, ha sgranato il rosario dei suoi presunti successi ripetendo come un mantra i suoi cavalli di battaglia (la lotta alla mafia, agli sprechi, alle anomalie nella formazione). Nulla di nuovo sotto il sole. Il solito refrain, un ritornello trito e ritrito di rivendicazioni, di auto-attribuzione di trionfi, di minacce di denunce, di appalti annullati. Il sismografo della sala ha segnato una punta di fibrillazione quando il “governatore-pavone” in un sussulto di egocentrismo, per rivendicare a sé il ruolo di rivoluzionario della storia siciliana, si è paragonato persino a Robespierre. Forte dello scandalo romano, l’arco di Crocetta ha riservato qualche frecciata al Pd nazionale. (“Non prendo lezioni da nessuno”) ha puntato i piedi il governatore. E neppure Davide Faraone, altro nome di richiamo della manifestazione, ha aggiunto un contributo sostanzioso al dibattito. Anzi, ha fatto specie sentire un sottosegretario di un governo di centrosinistra attaccare le forze sociali anziché le opposizioni o i governi precedenti, biasimando lo sciopero di Cgil e Uil e accusando i sindacati di volere tirare il freno al Paese. Alta l’attenzione dimostrata dalla politica che conta all’evento di Villa Cardinale del 12 dicembre. Un evento partecipatissimo; d’altronde la presenza di mezzo governo regionale, di imprenditori di successo, di un quarto di Ars, di quell’aristocrazia burocratica che in Sicilia comanda, non poteva che solleticare le curiosità di chi mastica un po’ di polis. Un uditorio piuttosto variegato, composto da amministratori, piccoli consiglieri, portaborse, sindacalisti, funzionari della sanità (così tanti che sembrava un convegno della Phizer). Molti vecchi arnesi della Democrazia Cristiana, qualche nostalgico relitto comunista convertitosi al verbo di Renzi, e parecchi giovani onestamente appassionati e dalle lodevoli speranze. Come d’altronde lodevole è stato lo sforzo e il proposito di Totò Cardinale. Per il secondo anno consecutivo ha assurto la sua città a nodo, a crocevia, a capitale, (anche solo per un giorno), della politica che conta. Proposito meritorio, sincera espressione di un attaccamento alla propria terra. Intenzioni encomiabili quindi, non c’è che dire. Il dibattito c’è stato ma mancare sono state però le soluzioni, le idee, i guizzi d’intelletto. A Villa Cardinale è stato tenuto in mano il termometro della crisi delle aree interne, è stata misurata la febbre ma di come alleviarla si è parlato pochissimo. Peccato. Considerato il numero, la mole e la fama degli ospiti si sperava in un esito diverso. D’altronde gli ingredienti non fanno una ricetta.