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Soppressione della della Provincia:le riflessioni di Rino Bellavia

Redazione

Soppressione della della Provincia:le riflessioni di Rino Bellavia

Gio, 09/02/2012 - 15:43

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CALTANISSETTA – La riunione sindacale tenutasi giorno 6 febbraio 2012 presso l’Aula Consiliare della Provincia Regionale di Caltanissetta avente come oggetto la soppressione delle Province prevista dall’art. 23 del Decreto Monti ha indotto lo scrivente alle seguenti riflessioni.  Ricordo che, alla fine degli anni ’80, tra le materie rientranti nei programmi di studio per la partecipazione, ai vari concorsi espletati presso l’Amministrazione Provinciale di Caltanissetta, uno dei “tormentoni” era rappresentato dalla famigerata Legge 9/86;  Si trattava della Legge istitutiva delle nove Province Regionali Siciliane con tutte le articolazioni contenute e soprattutto con una serie di funzioni, essenziali per i territori, che tali amministrazioni avrebbero dovuto svolgere all’indomani della entrata in vigore della suddetta Legge.

L’art. 4 della L.R. 9/86 così recitava “Le province regionali, costituite dalla aggregazione dei comuni siciliani in liberi consorzi, sono dotate della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria”.

L’art. 13 elenca di competenze in materia di:

  • servizi sociali e culturali;
  • distribuzione territoriale, costruzione, manutenzione, arredamento, dotazione di attrezzature, funzionamento e provvista del personale degli istituti di istruzione media di secondo grado;
  • iniziative ed attività di formazione professionale;
  • tutela, valorizzazione e fruizione di beni culturali e ambientali;
  • promozione e sostegno di manifestazioni e di iniziative artistiche, culturali,    sportive e di spettacolo di interesse sovra comunale;
  • sviluppo economico;
  • promozione dello sviluppo turistico e delle strutture ricettive;
  • interventi di promozione e di sostegno delle attività artigiane, ivi compresa la concessione di incentivi e contributi;
  • vigilanza sulla caccia e la pesca nelle acque interne;
  • organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente;
  • costruzione e manutenzione della rete stradale regionale, infraregionale, provinciale, intercomunale, rurale e di bonifica e delle ex trazzere,
  • organizzazione dei servizi di trasporto locale interurbano;
  • protezione del patrimonio naturale, gestione di riserve naturali;
  • tutela dell’ambiente ed attività di prevenzione e di controllo dell’inquinamento, anche mediante vigilanza sulle attività industriali;
  • organizzazione e gestione dei servizi, nonchè localizzazione e realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque.

Ricordo anche che tra i fortunati vincitori di concorso si andava molto fieri del risultato conseguito e aggiungevamo al termine Provincia il suffisso “Regionale” con particolare enfasi e soddisfazione. Ma, ahimè, il termine regionale è rimasto solo un mero termine accessorio in quanto tra le competenze che la Provincia Regionale avrebbe dovuto svolgere a seguito di un decentramento delle funzioni degli Assessorati della Regione Sicilia in realtà solo poche si sono concretizzate, basti pensare all’ambiente, alle strade provinciali, alle istituzioni scolastiche e poc’altro. Questo perché quello che avrebbe dovuto rappresentare un epocale inizio di federalismo e decentramento politico amministrativo è stato disatteso da nostra “Mamma Regione” che, invece, ha tenuto ad accentrare e quanto più controllare le competenze e soprattutto la gestione finanziaria delle materie di maggior rilievo come la sanità, i lavori pubblici, i trasporti, la formazione professionale, l’agricoltura etc…

Se a ciò aggiungiamo che il tanto sbandierato “Statuto Speciale”, che se fosse stato correttamente sfruttato e sapientemente applicato da parte della burocrazia regionale ma soprattutto da parte di una classe politica, che a prescindere dai colori e dagli schieramenti partitici, possiamo assolutamente ritenere che abbia fatto nel corso degli ultimi decenni tutto fuorché gli interessi dei siciliani, non è mai stato realmente operativo sul territorio al contrario, ad esempio, di realtà come quella della Regione Val d’Aosta.

E arriviamo ai nostri giorni, con un governo nazionale tecnico che taglia dappertutto, che se da un lato, giustamente, inizia una seria lotta agli sprechi e alle spese inutili e dall’altro crocifigge la casta dei politici dimenticando di colpire banchieri ed assicuratori.

Per poi arrivare al grande Governatore della nostra Regione Siciliana, l’uomo che si è già espresso per il taglio netto delle Province siciliane, e anziché proporre una rivisitazione degli assetti territoriali sopprimendo quella miriade di enti, non solo di formazione, proliferati per dare risposte ai soliti “noti” ed alla classe politica, si diletta nella individuazione di esperti, uno ogni tre giorni pare sia la sua invidiabile media o nella creazione di carrozzoni (sicilia e-servizi è solo l’ultima delle tante prove di evidente spreco con stipendi a ciascuno degli amministratori vicini al milione di euro per anno).

Tutto ciò anziché studiare e rivoluzionare per certi versi, l’attuale assetto territoriale istituzionale della nostra regione, partendo da un concetto incontestabile e cioè che l’attuale assetto delle province non risponde alle esigenze di un sistema moderno duttile ed efficace ma in molti casi rappresenta una sterile duplicazione di funzioni sia rispetto ai ruoli dei comuni sia rispetto ai ruoli dei noti “accentratori” assessorati regionali.

Occorre, a mio modesto parere, riflettere sull’attuale sistema istituzionale della regione siciliana, studiare la creazione delle aree metropolitane nel messinese, catanese e palermitano, ridisegnare la mappatura partendo proprio dalla Province esistenti non solo dotandole di competenze, ma anche di dotazioni finanziarie, trasferite dalla Regione Siciliana ma anche “tagliando” enti e consorzi le cui competenze potrebbero essere facilmente traslate agli unici organismi intermedi esistenti sul territorio. Non può e non deve essere una guerra tra poveri e neanche una lotta alla sopravvivenza, ma i vari Consorzi (agrari, di bonifica, del salso etc..) gli Iacp, gli uffici del Genio Civile e le loro competenze potrebbero sicuramente essere riorganizzati. A tale scopo è indispensabile innanzitutto attivare un serio tavolo di confronto tra Upi, Anci e Conferenze delle Regioni sull’analisi dell’impatto dell’art. 23 relativamente agli assetti territoriali. A tali tavoli le rappresentanze sindacali di Caltanissetta, più che mai unite e compatte, dovranno recitare un ruolo da protagonista al fine di tutelare il lavoro e la professionalità di tutti i dipendenti della Provincia Regionale di Caltanissetta.

Rino Bellavia

Rsu Uil Flp

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