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La testimonianza del naufrago nisseno:”Schettino sarebbe potuto diventare un eroe, invece è stato un codardo”

Redazione

La testimonianza del naufrago nisseno:”Schettino sarebbe potuto diventare un eroe, invece è stato un codardo”

Dom, 12/02/2012 - 09:00

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Romualdo Acquaviva

CALTANISSETTA – La vicenda della Costa Concordia ha toccato anche Caltanissetta. Romualdo Acquaviva, noto parrucchiere nisseno, è infatti uno dei superstiti del naufragio di quel venerdì nero. Anche lui era tra i 4200 ospiti della grande e splendida città galleggiante che il 13 gennaio, intorno alle 21.30, ha urtato contro uno scoglio davanti l’Isola del Giglio. Era la sua prima crociera: un viaggio di lavoro in compagnia di altri colleghi provenienti da tutta Italia. Erano stati selezionati nell’ambito del concorso “Professione Look Maker” e sulla Concordia dovevano partecipare ad una sorta di reality. Una bella esperienza che presto, però, si è trasformata in un incubo. Al ricordo di quei momenti, gli occhi di Romualdo tornano a diventare rossi. Come dei flash si presentano puntuali nella sua mente le scene del blackout, del forte boato e della nave che si inclina su di un fianco. I pianti, le grida, la confusione mista al panico e poi la folle corsa verso i ponti esterni in attesa di capire cosa stesse succedendo. Unico obiettivo: mettersi in salvo. Scene già viste in passato ma su di una pellicola in bianco e nero. Scene che un secolo fa raccontavano il dramma del Titanic: assurde però nel 2012.

Qual è stato il suo primo pensiero in quei drammatici momenti?

“Ovviamente mia moglie e i miei figli che erano a casa: ho cercato di avvisarli e tranquillizzarli subito con il primo cellulare che ho avuto a disposizione, dato che il mio era sotto carica in cabina”.

Come pensa che questo incidente segnerà la sua vita?

Chi come me ha vissuto quella nottata ha capito cosa significa volersi bene, sostenersi, aiutare chi ha più bisogno ed essere solidali. I ricordi però non ci fanno ancora dormire serenamente.

Il comandante vi diceva di stare tranquilli ma forse ha abbandonato la nave troppo presto…

“Quella sera lo abbiamo visto passare tra la folla e salire su di una scialuppa. All’inizio non lo avevamo riconosciuto, ma quando ce ne siamo resi conto non potevamo crederci. Aveva sbagliato ma sarebbe potuto diventare un eroe se solo ci fossimo uniti: fuggendo invece è stato un codardo”.

Che dire invece del personale di bordo che si è adoperato per mettervi in salvo?

“Per loro provo solo tenerezza: per molti di loro la nave era la vita. Giovani orientali che non parlavano l’italiano e che, senza alcuna competenza, coordinamento e sostegno morale, hanno fatto di tutto per gestire le migliaia di persone a bordo. C’era chi si è fatto male nel far scendere le scialuppe e chi non  le sapeva neanche pilotare. Sono stati momenti incredibili”.

Che giustificazione ha dato all’inverosimile dinamica del naufragio più volte esaminata?

“Parlano di usanza del saluto o dell’inchino: penso che la gente pur di farsi pubblicità, di farsi strada in un momento di crisi come questo, è disposta anche a mettere a rischio oltre quattro mila vite”.

Cosa si sente di dire agli abitanti dell’Isola del Giglio?

“Non possiamo che ringraziarli. Sono stati disponibili e ci hanno aiutato pur non essendo preparati”.

Come si sta muovendo dal punto di vista legale?

A tutelare il gruppo di cui facevo parte ci pensa un avvocato della società che ha organizzato il concorso e dunque il viaggio. In più, ho anche nominato un mio avvocato personale.

Pensa di aver avuto un ritorno pubblicitario, professionale da questo evento negativo?

“Forse sì. In queste settimane ho visto qualche cliente nuova nel mio salone, spinta magari dalla curiosità: non mi dispiace, ma avrei preferito comunque un motivo migliore per farmi pubblicità”.

Leda Ingrassia