CALTANISSETTA – “L’organico della Corte d’Appello si e’ mantenuto incompleto a causa della mancata copertura, per buona parte dell’anno, di tre posti di consigliere e dell’assenza di aspiranti ai due posti scoperti di magistrato distrettuale, che ha colpito il 30 per cento dell’intero comparto”. E’ quanto si legge nella relazione illustrata dal Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale e illustrata in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario nel periodo compreso fra il 1 luglio 2010 e il 30 giugno del 2011. “I vuoti registrati hanno accentuato i disagi connessi all’obiettiva inadeguatezza dell’attuale previsione organica, piu’ volte e inutilmente denunciata, la quale, al di la’ dell’encomiabile impegno di singoli magistrati, appare nei fatti inidonea a rispondere alle sollecitazioni ed alle aspirazioni a ridurre, in quantita’ tangibile, l’arretrato e a gestire in tempi ragionali, specie nel settore civile, la sopravvenienza sempre in aumento. Per quanto riguarda i Tribunali del Distretto, nel periodo di riferimento, il numero dei giudici togati in servizio e’ stato di 46 unita’ a fronte di un organico complessivo di 56 magistrati, con una scopertura del 18 per cento. Nel dettaglio, va segnalato, che al Tribunale di Caltanissetta, per tutto il periodo in esame sono mancati due giudici su un organico di 27 unita’; che al Tribunale di Enna sono mancati 4 giudici su un organico di 10 unita’; che al Tribunale di Gela sono mancati due giudici su un organico di 12 unita’; che, infine, al Tribunale di Nicosia sono mancati 2 giudici su un organico di 7 unita’. L’organico dei Presidenti dei 6 Tribunali e’ risultato scoperto per il 50 per cento, essendo rimasti privi di titolare il posto di Presidente del Tribunale di Enna e quello di Presidente del Tribunale di Nicosia (quest’ultimo coperto solo il 7 aprile 2011). L’organico dei 6 Presidenti di sezione ha registrato la vacanza di 2 posti presso il Tribunale di Caltanissetta. La lamentata vacanza dei posti non ha risparmiato neanche la insostituibile magistratura non togata giacche’, sui 36 giudici onorari previsti in organico tra Got e Goa, ne sono rimasti in servizio solamente 20, con una scopertura pari al 44 per cento.
“Il numero degli appelli penali pervenuti e’ stato pari a 936 (1.058 nell’anno precedente) e quindi, confermando un dato gia’ registrato nel biennio trascorso, esso e’ diminuito in termini assoluti di 122 affari e in termini relativi del 12 per cento, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente”. “Il numero dei processi definiti, rispetto all’anno precedente, e’ diminuito da 1.157 a 990, con una contrazione del 14 per cento. Nonostante cio’, grazie alla diminuzione della sopravvenienza, la pendenza si e’ ridotta passando da 1.494 procedimenti agli attuali 1.444 (-54). Il tasso di smaltimento, vale a dire il rapporto tra processi definiti e carico totale di essi, e’ diminuito passando dal 43,64 per cento al 40,74 per cento, mentre la durata media dei processi e’ aumentata da 457 a 530 giorni. L’indice di ricambio, che misura la percentuale di processi definiti rispetto a quelli sopravvenuti, e’ risultato pari al 106 per cento (109 per cento l’anno precedente). Sulla contrazione del numero dei procedimenti definiti ha influito negativamente la vacanza di tre posti registrati tra i ruoli dei consiglieri che ha ridotto la forza operativa della Corte di appello del 30 per cento”. La Corte di Assise di Appello ha emesso 13 sentenze (17 nell’anno precedente). La pendenza e’ aumentata da 13 a 14 processi. La durata media e’ aumentata attestandosi a 339 giorni (207 nell’anno precedente). Il 53 per cento dei processi definiti ha riguardato reati commessi da affiliati ed esponenti della criminalita’ di stampo mafioso nissena ed ennese. “Gli omicidi sono stati consumati prevalentemente nel periodo di maggiore asprezza dello scontro tra cosche rivali ma rimane in ogni caso l’efficacia della risposta dello Stato, che seppur a distanza di anni, e’ riuscita a scoprirne gli autori e ad assicurali alla giustizia.
“Il Circondario di Gela continua a richiedere, dal punto di vista dell’ordine pubblico e della sicurezza collettiva, le maggiori attenzioni”. “Non presenta segni di crisi l’accertata alleanza, risalente ormai a molti anni fa, tra “cosa nostra e “stidda” della quale subiscono le conseguenze le popolazioni interessate, coinvolte loro malgrado in un giudizio di disistima che inevitabilmente colpisce anche gli incolpevoli. La presenza del fenomeno criminale frena le molte potenzialita’ di sviluppo di tutta l’area, costretta a subire ancora oggi la legge mafiosa del pizzo e del racket. Le risultanze investigative, confortate anche di recente da indicazioni provenienti da nuovi collaboratori di giustizia, segnalano come i capi delle due organizzazioni, anche se detenuti, continuino a dirigere i gruppi di riferimento indicando strategie, settori di interesse, azioni di rappresaglia da condurre contro uomini delle istituzioni”. “In tale situazione, va favorevolmente riscontrato il ribadito impegno di una nuova classe politica che, eliminate scorie del passato, sembra volere marciare, confortata dal consenso popolare, lungo il cammino della legalita’ e del rinnovamento. Continua l’attivita’ della locale associazione antiracket di incoraggiamento e di assistenza di quella fetta, seppur minoritaria ma in costante aumento, di operatori economici che intendono sottrarsi alle vessazioni delle famiglie criminali e degli usurai”.
Le consorterie mafiose, seppur pesantemente colpite, mantengono una capacita’ operativa sempre attiva alla quale sarebbe errato contrapporre, da parte dello Stato, un calo dell’azione di contrasto”. “Invero, le numerose indagini concluse nell’anno in esame hanno indicato ancora una volta come le varie “famiglie” mafiose che compongono le galassie di “cosa nostra” e della “stidda” seppur contenute nei loro appetiti dalla drastica riduzione degli appalti pubblici registrata nell’Isola e dalla crisi che attanaglia le attivita’ economiche in genere, hanno continuato ad opprimere il mondo della produzione, delle attivita’ artigianali ed agricole e del commercio nel palese tentativo di mantenere il dominio di alcuni settori di esso e, comunque, con lo scopo di trarne le risorse finanziarie di cui necessitano per sopravvivere. L’illegale drenaggio di ricchezza e’ avvenuto attraverso i noti sistemi che le organizzazioni da tempo hanno sperimentato e continuano ad attuare quali la turbativa delle procedure di gara, l’orientamento dell’aggiudicazione degli appalti in favore di ditte controllate dalle medesime organizzazioni mafiose o comunque ad esse vicine, l’esazione dalle imprese aggiudicatarie di somme di denaro pari ad una percentuale dell’importo dei lavori appaltati, l’accaparramento di subappalti, l’imposizione di forniture e manodopera e, in poche parole, lo stravolgimento del sistema della libera concorrenza.
I risultati investigativi hanno evidenziato, ancora, che permane l’idillio, laddove essi sono presenti, tra i gruppi egemoni “cosa nostra” e “stidda” i cui frutti sono la condivisa spartizione dei proventi degli affari illeciti, tra i quali quelli derivanti dalle estorsioni consumate in danno di imprenditori, commercianti ed operatori agricoli e dal traffico della droga”. Le vittime spesso, invece di ribellarsi, continuano a preferire la cosiddetta “messa a posto”. “Fanno eccezione al generale clima di inadeguata ribellione – o, peggio, di assuefazione, se non di complicita’ – le iniziative ispirate alla legalita’, anche quest’anno positivamente registrare, che vedono quali protagonisti alcuni esponenti politici, rappresentanti di enti pubblici, responsabili di organizzazioni sindacali, dirigenti di associazioni di categoria e gruppi d’opinione. Ancora una volta, nell’azione di sensibilizzazione e di contrasto, hanno primeggiato, tra le istituzioni pubbliche, la Camera di Commercio di Caltanissetta e tra le associazioni private, Confindustria della provincia di Caltanissetta. Entrambe, in unita’ di obiettivi, hanno continuato ad impegnarsi per l’affermazione dei principi di legalita’ nelle attivita’ economiche attraverso multiformi iniziative, tra le quali la stipula di protocolli con le Forze dell’Ordine, l’adozione di norme etiche cogenti per gli associati, l’applicazione di sanzioni agli iscritti risultati collusi o reticenti”.
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