Salute

Gela, morte di un ex operaio: per il giudice la causa è professionale

Redazione

Gela, morte di un ex operaio: per il giudice la causa è professionale

Dom, 16/10/2011 - 11:22

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GELA- Chiuso da quasi 20 anni col sospetto di aver causato la morte di una quindicina di lavoratori, smantellato per consentire la bonifica del terreno
dal mercurio altamente tossico e inquinante, l’impianto
Clorosoda del petrolchimico di Gela (da sempre accusato di
essere un «impianto killer») è stato riconosciuto per la
prima volta responsabile del decesso di un dipendente. Il
giudice del lavoro, Luca Solaino, del tribunale di Gela, ha
emesso una sentenza con cui riconosce la malattia professionale
quale causa della morte di un capoturno di quel reparto, Franco
Esposito, deceduto circa 5 anni fa all’età di 56 anni, e
condanna l’istituto infortuni, Inail, a erogare alla famiglia
del defunto la quota di indennità reversibile spettante.
La sentenza, emessa 6 mesi addietro, ma resa nota dai parenti
solo oggi, cioè dopo la registrazione e l’avvenuta notifica
all’Inail, ha ridato speranza a 400 persone del comitato
spontaneo «Ex lavoratori del Clorosoda», composto da operatori
dell’impianto e personale delle varie manutenzioni. Molti di
loro accusano patologie che sarebbero causate dalle sostanze
inquinanti con cui sono venuti a contatto nell’impianto, cioè:
mercurio, cloro, idrogeno solforato, dicloroetano, potenti campi
magnetici ed altro.
Per effetto di queste malattie questi «ex» non
riuscirebbero a vivere più di 60 anni. Ma l’Eni continua ad
affermare che l’impianto ha sempre lavorato in sicurezza e senza
rischi per la salute. Tuttavia, a un operaio da poco in
pensione, trasferito dal Clorosoda ad un altro reparto 30 anni
addietro, le analisi del sangue avrebbero accertato ancora la
presenza di 154 microgrammi/litro di mercurio, un metallo che se
entra nell’organismo vi rimane, con effetti devastanti.
A un altro dipendente, operato alla vescica, al fegato e al
colon, l’Inail ha riconosciuto appena l’11% di invalidità per
il danno causato dal mercurio, ma solo ai denti.
«Dopo la sentenza – hanno detto i vertici del comitato – la
battaglia per avere giustizia si farà più serrata»

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