Salute

Anci Sicilia: “Aumentano i bisogni sociali, calano i fondi per i Comuni”

Redazione 3

Anci Sicilia: “Aumentano i bisogni sociali, calano i fondi per i Comuni”

Mer, 10/12/2025 - 13:40

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Palermo – Aumentano i bisogni sociali e sanitari dei cittadini, diminuiscono i fondi per i Comuni; migliorano le entrate della Regione, cresce il numero dei Comuni in dissesto e pre-dissesto; aumenta la raccolta differenziata delle famiglie, lievita la Tari; si avverte più bisogno di sicurezza urbana, si riduce l’organico della polizia locale. Sono solo alcuni dei paradossi del “caso Sicilia”, al centro della conferenza stampa di Anci regionale, in sala stampa all’Ars, a cui hanno partecipato i vertici dell’Associazione nazionale dei Comuni siciliani: il presidente Paolo Amenta e il segretario generale, Mario Emanuele Alvano.  L’incontro è stato moderato da Marina Turco, coordinatrice delle news di Tgs.Un’occasione per mettere in evidenza le principali esigenze dei territori, il possibile impatto delle misure in discussione nella prossima Finanziaria regionale e le conseguenze della mancanza, nella manovra, di alcuni provvedimenti indispensabili per la quantità e qualità dei servizi essenziali dei cittadini.“Non siamo qui per attaccare il governo e il Parlamento regionale – hanno detto Amenta e Alvano – ma oggi, in una fase in cui le entrate della Regione siciliana sono più floride, è arrivato il momento di evitare che i Comuni siano costretti a tagliare ancora servizi ai cittadini. Se non vogliamo più trovare le città siciliane agli ultimi posti nelle classifiche nazionali, è necessario che si apra un confronto con la Regione sulle reali priorità”.

Primo paradosso: cresce l’avanzo e diminuiscono i fondi ai Comuni. “La Regione ha un avanzo di amministrazione di oltre 2 miliardi 150 milioni, frutto dell’aumento dell’incasso delle entrate tributarie. Paradossalmente, però, sono aumentati i Comuni in dissesto e pre-dissesto – spiegano Amenta e Alvano -. Il dato più significativo è che dal 2009 al 2025 il Fondo delle autonomie locali ha subito una riduzione di circa due terzi (da 913 a 287 milioni, oltre le riserve). A fronte di questi tagli, ecco l’elenco dei servizi che i Comuni nell’ambito del sociale sono costretti a ridimensionare drasticamente.

Asacom.  Per il servizio degli Asacom servirebbero 80 milioni l’anno per le scuole materne, elementari e medie e 35 per le scuole superiori, alle quali vengono erogati integralmente tramite Città metropolitane e Liberi consorzi. Degli 80 milioni necessari invece ai Comuni, la Regione ne eroga solo 10. Disabili psichiciA fronte di un fabbisogno di 108 milioni per il ricovero di circa 3 mila disabili nelle comunità alloggio, la Regione l’anno scorso ai Comuni ne ha erogati appena 7.

Minori soggetti all’autorità giudiziaria. Servirebbero 50 milioni di euro all’anno, la Regione l’anno scorso ne ha distribuiti appena 1,5.

Asili nido. In Sicilia circa 33 mila bambini avrebbero diritto all’asilo nido, per rispettare le indicazioni dell’Unione europea. Peccato che oggi a frequentare siano soltanto 13 mila degli aventi diritto, per mancanza di risorse. In sostanza, la Regione non mette un euro per sostenere i Comuni.

Assistenza domiciliare anziani e disabili. Pur essendoci un fabbisogno di 60 milioni per l’assistenza domiciliare di anziani e disabili, la Regione non dà neanche un euro ai Comuni.

Lotta alla povertà. In questi ultimi anni è cresciuta a dismisura la povertà alimentare, sanitaria ed educativa. Ma anche in questo caso dalla Regione sono arrivati solo interventi spot. Come il Fondo povertà gestito dall’Irfis: su 90 mila domande, solo 6 mila sono stati i beneficiari finali, col risultato che il problema povertà continua a ricadere sui sindaci.

Trasporto alunni pendolari e disabili. Per il trasporto degli alunni pendolari e disabili ai Comuni servirebbero 85 milioni, la Regione ne ha assegnati appena 7. 

Mense scolastiche. Per garantire la mensa nelle scuole materne i Comuni stanziano nei bilanci 45 milioni di euro. Servizi – la mensa e il tempo pieno – di cui le scuole elementari sono del tutto sfornite e per le quali bisognerebbe almeno raddoppiare la somma.

“In tutta la Sicilia per coprire i servizi sociali, i Comuni sborsano dai loro bilanci ben 585 milioni di euro. La Regione contribuisce in maniera ridicola, con un contributo di appena 30 milioni. – ribadiscono Amenta e Alvano -. I Comuni per mantenere questi livelli minimi di assistenza fanno ricorso agli introiti dell’Imu, al Fondo regionale autonomie locali ridotto al minimo e al Fondo di solidarietà nazionale che alla Sicilia riserva briciole, dal momento che viene applicato il criterio della spesa storica, anziché del fabbisogno perequativo”. A conti fatti, quindi, a differenza di ciò che accade in Sardegna, dove la Regione copre integralmente il fabbisogno per il sociale, stanziando ogni anno 200 milioni, con un fondo pari a 550 milioni di euro, per 1 milione e 600 mila abitanti, in Sicilia, il Fondo delle autonomie locali è stato ridotto a 287 milioni, per 4 milioni e 700 mila abitanti. Al di là di pochi aiuti, la Regione ha demandato allo Stato la copertura di tali costi, senza curarsi del fatto che anche il governo nazionale ha allargato le braccia.

Rifiuti. Come ha evidenziato recentemente la Corte dei Conti, il sistema attuale per lo smaltimento dei rifiuti produce inefficienze e costi elevatissimi; il trasporto fuori Regione impatta fortemente sulle tariffe e mancano misure finanziarie dedicate alla riduzione della Tari. L’aumento degli extra-costi ha rischiato di compromettere gli equilibri economico-finanziari degli enti locali. “Le risorse che il governo regionale in questa Finanziaria ha stanziato per gli extra-costi, circa 10 milioni, sono sicuramente un primo passo ma non possono rimanere episodiche. Servono interventi strutturali”, hanno aggiunto Amenta e Alvano.

Manutenzione strade, scuole e verde pubblico. Il capitolo è ridotto a zero.

Fondo di progettazione per gli investimenti dei Comuni. Era pari a 50 milioni fino a due anni fa, ora è pari a zero. Ma non solo questioni finanziarie e organizzative al centro dell’incontro: “C’è un tema più profondo che in Sicilia rappresenta un vero e proprio vulnus. La Sicilia non riconosce fino in fondo il ruolo dei Comuni come istituzioni primarie del territorio – ha spiegato Alvano -. Tant’è che siamo l’unica regione d’Italia a non avere il Consiglio delle Autonomie Locali: una garanzia di politiche solide e equilibrate”. Per il presidente Amenta “una cosa appare chiara: la quantità e la qualità del confronto con le istituzioni regionali non è mai stata così carente come in questa ultima fase – sottolinea -. L’assenza di un serio e strutturato è una delle cause principali della debolezza di molte politiche regionali, delle difficoltà di attuare norme complesse, delle enormi fatiche dei Comuni nel trasformare quelle norme in servizi reali. Lanciamo quindi un appello al governo e all’Ars: c’è ancora tempo fino a venerdì per intervenire a Sala d’Ercole e farsi carico del caso Sicilia. È arrivato il momento di cambiare passo”, conclude Amenta.   

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