CALTANISSETTA – Dopo settimane di proteste, scioperi, assemblee e tavoli tecnici, nella vertenza Telecontact arriva un nuovo e significativo passaggio: una diffida formale, a firma dell’avv. Alessandro Maira, ratificata e sottoscritta da 198 lavoratori della sede di Caltanissetta, e inviata alle Segreterie Nazionali delle OO.SS. e alle Rappresentanze Sindacali Unitarie e autonome di Telecontact S.p.A.
La diffida, nata dalla volontà unanime dei lavoratori e sposata “con piena convinzione” dal legale incaricato, rappresenta una presa di posizione netta nei confronti del progetto di cessione annunciato da TIM, definito dagli stessi dipendenti come un’operazione priva di logica industriale e potenzialmente lesiva delle loro tutele.
Per approfondire i contenuti dell’atto e le ragioni della protesta, abbiamo intervistato proprio l’avv. Alessandro Maira, estensore della diffida.
Avvocato Maira, quale è stata la spinta principale che ha portato a questa diffida collettiva?
«Dopo proteste, scioperi, assemblee e incontri istituzionali, i lavoratori hanno deciso di formalizzare una posizione chiara e inderogabile: dire NO al progetto di cessione annunciato da TIM. L’atto esprime una volontà ferma e unanime, che ho condiviso pienamente da professionista.
Quello che appare non è un piano industriale, ma un artefizio societario, quasi una “scatola cinese”, pensato per esternalizzare e poi dismettere i lavoratori, con TIM che tenta di liberarsi delle proprie responsabilità.»
Le aziende coinvolte parlano di una operazione di aggregazione con finalità industriali. Dove risiedono, invece, le maggiori criticità secondo voi?
«I lavoratori sono preoccupati innanzitutto dal passaggio da un colosso come TIM a una S.r.l. con capitale sociale di 10.000 euro. Indipendentemente dalla legittimità dell’operazione, che presenta profili di incostituzionalità e possibili violazioni civili e penali, ciò che inquieta è la totale mancanza di chiarezza sul reale scopo del piano.
Non si comprende la solidità industriale del soggetto subentrante né quali garanzie occupazionali verrebbero realmente offerte.»
Quali conseguenze potrebbe avere questa cessione per i lavoratori nisseni e per il territorio?
«Le conseguenze potrebbero essere gravissime: centinaia di famiglie rischierebbero tutele ridotte, prospettive incerte e un futuro industriale totalmente sconosciuto.
La cessione potrebbe tradursi in un colpo durissimo per Caltanissetta, già fragile sul piano economico-sociale. I lavoratori rivendicano solo una cosa: “essere e restare la voce di TIM”, non diventare numeri sacrificabili.»
Cosa chiede oggi il gruppo dei 367 lavoratori firmatari della diffida?
«Chiedono una reazione unitaria e corale. La diffida è un atto fermo ma anche un appello: coinvolgere tutte le forze politiche, le categorie imprenditoriali, professionali ed economiche della città, affinché nessuno rimanga indifferente.
È necessario impedire che dall’esterno si infligga a questo territorio un altro colpo potenzialmente definitivo.»
La diffida collettiva rappresenta un nuovo capitolo nella vertenza Telecontact. L’atto mette nero su bianco la contrarietà assoluta dei lavoratori al progetto di cessione e apre un fronte legale e istituzionale che potrebbe incidere in modo significativo sui prossimi sviluppi.
La città, la politica e le istituzioni sono ora chiamate a una risposta compatta, perché – come richiamato dall’avv. Maira – “un ulteriore colpo a 367 famiglie sarebbe un colpo all’intera Caltanissetta”.

