Salute

Caso Olbia. «Non è morto per il taser aveva assunto droghe». Chiedete scusa ai Carabinieri

Redazione

Caso Olbia. «Non è morto per il taser aveva assunto droghe». Chiedete scusa ai Carabinieri

Gio, 28/08/2025 - 15:41

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«Non è morto per la scarica del taser usato dai due carabinieri indagati ma per uno scompenso cardiaco in cardiopatia ischemica in presenza di sostanze stupefacenti». Ha stabilito Salvatore Lorenzano, consulente della procura di Tempio Pausania, nel sassarese, ipotizzando che a uccidere il 57enne Gianpaolo Deiana sia stato un infarto legato all’assunzione di sostanze stupefacenti che, da quanto emerso, aveva assunto volontariamente poco prima del malore.

Una ipotesi, questa, che sarà chiarita nei prossimi giorni dall’esame istologico. «Da segnalare inoltre emorragia subaracnoidea ed edema cerebrale» scrive ancora Lorenzano, anche questi eventi compatibili con un arresto di tipo ischemico imputabili sia al trauma cranico subito in caduta che ancora una volta correlabile all’assunzione di droghe.

Deiana era morto dopo essere stato fermato il 16 agosto scorso a Olbia, mentre dava in escandescenze in strada, colpendo la sua auto con pugni e calci. Una volta bloccato dai militari, che hanno fatto ricorso anche al taser, l’uomo era andato in arresto cardiaco.

I due carabinieri erano stati iscritti nel registro degli indagati: si tratta del capo scorta e di un assistente volontario che avevano effettuato il fermo e l’intervento con la pistola elettrica.

Non è la prima volta che episodi analoghi si sono presentati: in alcuni casi i decessi di persone fermate sono stati imputati all’uso del taser ma poi gli esami hanno escluso la correlazione. «Il taser, lo ribadiamo, è un valido strumento di dissuasione – afferma il sottosegretario alla Difesa – ma di sicurezza. Ogni volta che si accerta la non correlazione tra il decesso e l’uso dell’arma elettrica, le nostre forze di polizia ne escono nuovamente sconfitte».

Lo ha affermato il sottosegretario al Ministero dell’Interno Nicola Molteni.

«Ancora una volta i fatti parlano chiaro e smontano le solite accuse – spiega il sottosegretario –. Dall’autopsia sul decesso del 57enne di Olbia si evince chiaramente che la causa del decesso sia stata un infarto e non certo l’azione dei carabinieri. Si è trattato di una persona con gravi problemi di tossicodipendenza, con assunzione di sostanze stupefacenti e già in passato con problemi simili. Non è ammissibile che ogni volta che accadono episodi analoghi, in casi come questo, ci si affretti a puntare il dito contro le forze dell’ordine senza alcuna competenza tecnica né rispetto per la realtà operativa».

«Si persevera appena può in una divisione strumentale, ingiusta e pericolosa – aggiunge –. Bisogna conoscere i fatti, senza commentare sull’onda emotiva. Ricordiamo che le forze dell’ordine lavorano ogni giorno senza pregiudizio ideologico e che non hanno nulla a che fare con la morte del 57enne. Anche in questo caso dovrebbe essere obbligatorio chiedere scusa ai carabinieri».

È quanto affermato dal segretario generale del sindacato di Polizia Coisp.

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