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Insegnanti di sostegno, fortissimi divari territoriali: in Sicilia 13.531 domande per 147 posti

Redazione

Insegnanti di sostegno, fortissimi divari territoriali: in Sicilia 13.531 domande per 147 posti

Mar, 20/02/2024 - 00:18

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Il reclutamento degli insegnanti di sostegno è sempre stato, negli ultimi anni, un argomento molto dibattuto: la precarietà dei docenti, l’impiego di docenti privi di formazione specifica e soprattutto le forti disparità territoriali hanno posto in più occasioni degli interrogativi sulla qualità e soprattutto sulla continuità di un tipo di insegnamento tanto importante quanto delicato.

Proprio per tale ragione erano state riposte delle grandi aspettative sul concorso che andrà a espletarsi prossimamente, il quale consentirà al Ministero di assumere con contratto stabile migliaia di nuovi insegnanti, tra cattedre di sostegno e cattedre ordinarie.

Nel mentre si attendono comunicazioni circa l’inizio delle prove scritte, sono stati comunicati i dati ufficiali relativi alle domande pervenute nelle varie regioni, dati decisamente poco incoraggiati che evidenziano, ancora una volta, un divario territoriale davvero imponente.

Prima di entrare nel dettaglio, tuttavia, scopriamo come si diventa insegnante di sostegno e come vengono assegnate le cattedre di questo tipo.

Come si diventa docenti di sostegno

Per diventare docente di sostegno è necessario non solo essere in possesso di una laurea magistrale, ma anche conseguire il cosiddetto TFA, acronimo di Tirocinio Formativo Attivo, un percorso della durata di alcuni mesi che mira appunto a formare docenti con competenze specifiche per un ruolo di questo tipo.

I TFA sono organizzati dalle varie Università italiane, e per potervi accedere è necessario vincere un apposito concorso, indetto e organizzato da ogni singolo ateneo sulla base delle direttive del Ministero.

L’assegnazione delle cattedre ai docenti di sostegno

Un docente di sostegno, ovvero formatosi con il TFA, ha priorità nell’assegnazione delle cattedre di supplenza annuale, inoltre può candidarsi ai concorsi dedicati in modo specifico ai docenti di sostegno; come detto, un’importante procedura dovrà espletarsi nei prossimi mesi, ma ne potranno uscire di nuove, dunque chi possiede questo titolo deve sempre tenere d’occhio i nuovi bandi di concorso in portali costantemente aggiornati come Concorsi Pubblici.

Negli ultimi anni la forte carenza di docenti di sostegno nelle regioni settentrionali ha reso una vera e propria prassi l’assegnazione di queste cattedre a docenti non solo precari, ma anche privi di una formazione specifica; un problema, questo, che purtroppo non sembra destinato a trovare soluzione neppure con il prossimo concorso.

Forti differenze tra Nord e Sud: Sicilia e Lombardia casi emblematici

I numeri relativi alle domande pervenute per il prossimo concorso sono infatti fortemente sbilanciati, e la Sicilia ne è l’emblema: il prossimo concorso metterà infatti a disposizione 147 cattedre di sostegno tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di I e II grado, per i quali sono giunte ben 13.531 domande complessive.

Nello specifico, le domande sono state 1.299 per i 15 posti disponibili nella scuola dell’infanzia, 3.357 per i 51 posti della scuola primaria, 3.337 per i 50 posti della scuola secondaria di I grado e 5.538 per i 31 posti della scuola secondaria di II grado.

Come si diceva la situazione è opposta al Nord Italia, dove è già una certezza il fatto che migliaia di cattedre non saranno assegnate.

Più che emblematico è il caso della Lombardia, dove sono disponibili 4.111 posti di sostegno nella scuola primaria, a fronte dei quali sono pervenute appena 171 domande; nella scuola secondaria di I grado invece, nella medesima regione, sono disponibili 2.019 posti per i quali sono pervenute 530 domande.

Le criticità derivanti da questo squilibrio territoriale

Lo squilibrio territoriale, dunque, si confermerà enorme anche nel prossimo concorso, ed implica una duplice criticità: da un lato sarà un’autentica impresa, per i docenti specializzati siciliani, riuscire a vincere il concorso nella propria regione, dall’altro a Nord Italia continueranno a restare scoperte migliaia di cattedre, le quali, verosimilmente, verranno ancora una volta occupate da docenti precari che non hanno neppure svolto il TFA, con quanto di negativo ne consegue sia in termini didattici che di stabilità professionale degli insegnanti.

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