Salute

Caltanissetta: l’IPM in mezzo alla natura “ri-nata” con il progetto Empathy & Pet

Andrea D'Amico

Caltanissetta: l’IPM in mezzo alla natura “ri-nata” con il progetto Empathy & Pet

Mar, 19/12/2023 - 08:46

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La seconda uscita didattica culturale dei ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni di Caltanissetta effettuata nella mattinata del 15 dicembre, inserita nel progetto “Empathy & Pet” del Mo.Vi. di Caltanissetta in collaborazione con l’ASP-CL, ha visto come meta un podere confiscato alla mafia e dato in affido all’azienda agricola biologica di Luca Cammarata. Situata nei pressi di Marianopoli, l’azienda è stata adibita ad allevamento di bovini e suini.

Dopo il successo ottenuto lo scorso 30 novembre, Luca Cammarata ha accolto nuovamente e calorosamente i tre ragazzi dell’IPM, dando la possibilità di imparare ancora una volta direttamente sul campo. Le lezioni in istituto della Dott.ssa Eva Trobia medico veterinario presso ASP Caltanissetta U.O.C. I.A.P.Z. diretta dal Dr. Gaspare Calì e della la Dott.ssa Milena Avenia pedagogista dell’unità operativa educazione e promozione della salute dell’ASP di Caltanissetta, presenti anche all’uscita didattica, hanno preceduto questo momento esperienziale.

Presenti alla visita,il Comandante di Reparto Sebastiano Spanò e l’assistente capo coordinatore Michele Cassetti per l’area sicurezza, per l’area educativa trattamentale il funzionario della professionalità pedagogica Dott.ssa Silvia Cirami e l’educatrice ex. art 80 O.P. Sonia Mezzasalma e il prof. Andrea D’Amico.


“È meglio una Panda scassata ma onesta o una Cayenne disonesta?” con queste parole, Luca ha portato a riflettere tutti i presenti sul valore dell’uomo che non si misura sulle proprietà e sulle ricchezze ma su onestà e integrità morale. È stata evidenziata,attraverso la storia degli ex proprietari della tenuta che li stava ospitando, la fragilità di quanto viene costruito sull’illegalità.

Ancora una volta è stata seminata speranza in quei ragazzi che stanno vivendo un periodo di reclusione, affinché proprio quella reclusione non sia “tempo perso” ma propizio per una nuova rinascita sociale. Non sono stati “in gita” ma nonostante il clima familiare, semplice, umano e cordiale, hanno fatto esperienza che se i luoghi malavitosi, sporchi di sangue innocente, possono cambiare in luoghi di lavoro onesto, possono cambiare anche loro ed intraprendere una nuova vita basata sul “lavoro che nobilita l’uomo”.

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