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PIRAterie 2 e la nostra social-esistenza quotidiana

Fiorella Falci

PIRAterie 2 e la nostra social-esistenza quotidiana

Mar, 04/01/2022 - 08:56

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Erede della migliore tradizione della satira classica, Francesco Pira, sociologo e giornalista, ogni domenica dalle pagine del quotidiano “La Sicilia” pubblica le sue PIRAterie: testi brevi, che lasciano il segno, folgoranti nella loro capacità di illuminare angoli nascosti della cronaca e del costume per fare emergere uno sguardo critico, ancora più sottolineato dalla apparente leggerezza degli argomenti e delle situazioni.
Negli ultimi giorni del 2021 le PIRAterie sono state pubblicate da Medinova, in un volumetto accattivante: “PIRAterie 2 la vendetta – riflessioni sulla social esistenza quotidiana”, dopo la prima raccolta del 2018, aggiornamento dello sguardo acuto del sociologo (Pira è docente associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Messina) su un sistema delle relazioni comunicative che negli ultimi anni è profondamente cambiato, risucchiato nella dimensione “social” fino ad impoverire drasticamente la qualità delle relazioni personali e collettive, ben prima della pandemia, che è stata anche “pandemia della disinformazione”.


L’immagine del pirata corrucciato nel disegno di copertina, opera dell’artista Nicolò D’Alessandro, rappresenta plasticamente la sostanza ironica dei testi, espressi con efficacia cinematografica, apparentemente dedicati a situazioni-limite, spesso grottesche, ma invece capaci di fare emergere risvolti nascosti della nostra quotidianità, in una società in cui il “determinismo tecnologico” ha compromesso forse irreparabilmente l’autenticità delle nostre relazioni.
Dopo “Figli delle App”, fortunatissimo saggio recensito in tutto il mondo sul rapporto tra le giovani generazioni e le tecnologie comunicative, frutto di una ricerca scientifica innovativa, questo nuovo libro estende l’orizzonte della problematicità del nostro comunicare ad un ventaglio di situazioni, suggerite dalla cronaca degli eventi quotidiani, con un respiro di apparente leggerezza, ma, come nella satira oraziana, con un retrogusto amaro di critica sociale e di preoccupazione morale ben lontani dalla semplice satira di costume, “rubando il senso” agli eventi, come i pirati che si impadronivano dei galeoni carichi dei tesori dei potenti del loro tempo.
È una sorta di piccolo breviario di deontologia della vita quotidiana che si ricava tirando le somme da ogni testo, e quasi sempre questa operazione di responsabilità viene lasciata al lettore, non sempre esplicitata, proprio nella consapevolezza che la riflessione sugli eventi del nostro contesto è un’operazione non automatica ma obbligatoria, se si vuole attraversare la storia in cui viviamo con autonomia di giudizio e sfuggire al disegno che alimenta i meccanismi della società telecomandata della finta democrazia populista dell’uno-vale-uno, comunque e qualunque.
La riflessione del giornalista, la mediazione di una elaborazione che degli eventi propone sempre chiavi di lettura non banali né soltanto descrittive, dimostra così come la funzione dell’informazione professionale sia oggi particolarmente necessaria, se è vero che “raccontare la realtà può servire a cambiarla” come affermavano i maestri del giornalismo libero di un secolo che non è ancora trascorso.

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