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In pandemia giovani connessi e isolati, emozioni negative per 80% 1 su 2 davanti schermo per oltre 8 ore

Redazione

In pandemia giovani connessi e isolati, emozioni negative per 80% 1 su 2 davanti schermo per oltre 8 ore

Mar, 18/05/2021 - 08:54

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L’80% di bambini e adolescenti vive emozioni negative e ben 1 su 2 passa oltre 8 ore davanti allo schermo. Sono gli effetti della pandemia sugli stili di vita e sul benessere psico-fisico dei piu’ giovani. Per molti gli schermi sono l’unica ‘finestra sul mondo’ ma nonostante i device siano stati utilizzati soprattutto per restare in contatto con gli amici e con il mondo esterno, bambini e adolescenti si sono sentiti lo stesso isolati, stressati e tristi. E’ quanto emerge da un Sondaggio condotto da Societa’ Italiana di Pediatria (Sip), Polizia di Stato e Skuola.net su un campione di 10 mila studenti – di cui 6.500 ragazzi tra 15 e 18 anni e 3.500 tra 9 e 14 anni – costituito per il 65% da ragazze e per il 35% da ragazzi, rappresentativo di tutto il territorio nazionale.

Obiettivo del Sondaggio: indagare il rapporto con le nuove tecnologie in tempo di pandemia, ma anche far emergere dalla voce dei diretti interessati le emozioni e le abitudini di vita in questo periodo cosi’ particolare e provante. Il Sondaggio e’ stato condotto a marzo 2021 e i risultati sono stati messi a confronto con un’ analoga ricerca, condotta sempre da Sip, Polizia di Stato e Skuola.net a ottobre 2019, ossia prima che bambini e adolescenti italiani conoscessero la lunga fase di confinamento dovuta al virus SARS CoV-2.

I RISULTATI- Il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi piu’ isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente piu’ stressato, il 18% piu’ triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% afferma che i rapporti interpersonali sono migliorati grazie alla tecnologia. Soltanto il 13% dichiara di non aver sperimentato nessuna delle emozioni appena elencate. E mentre i piu’ grandicelli (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i piu’ piccoli (9-14 anni) si sentono un po’ piu’ isolati (28% contro 24%). Per quanto riguarda il tempo trascorso sui dispositivi tecnologici ben il 54% del campione dichiara di usare i media device per piu’ di tre ore al giorno, oltre al tempo trascorso in dad (il 50% nella fascia 9-14 anni, il 57% in quella 15-18 anni).

Nel 2019, questa percentuale era pari al 41% ma, a ben vedere l’aumento ha riguardato soprattutto i giovanissimi, ossia i 9-14enni. Passa, infatti, dal 32 al 50% – dunque da una proporzione di 1 su 3 a un rapporto di 1 su 2 – la quota di bambini e preadolescenti che trascorre sui device piu’ di tre ore al giorno oltre alle attivita’ scolastiche. Se a queste ore si sommano quelle impegnate in dad, circa 5 al giorno, e’ facile ‘tirare le somme’: 1 intervistato su 2 passa almeno 8 ore al giorno davanti a un dispositivo. E questo nella migliore delle ipotesi, ossia che le ore extrascolastiche trascorse su smartphone e tablet non siano piu’ di tre. Un tempo che, inoltre, tende a crescere ulteriormente con l’eta’.

COSA FANNO GLI STUDENTI DAVANTI AGLI SCHERMI?- Al di fuori della didattica, i dispositivi vengono usati prevalentemente per comunicare con gli amici (36%), usare i social (24%), guardare video o film (21%), giocare ai videogame (11%), solo marginalmente per fare ricerche (8%). Rispetto ai dati del 2019, passa dal 24 al 36% la quota di coloro che usano la tecnologia per comunicare con gli amici e si riduce dal 19 all’8% la quota di quelli che usano le risorse digitali per fare ricerche o approfondire argomenti di interesse. Solo eccezionalmente la pandemia ha rappresentato l’occasione per consolidare relazioni familiari.

Alla domanda ‘durante questi mesi cosa hai fatto di piu’?’ il 37% risponde di aver visto piu’ serie tv, il 13% di aver giocato in rete con gli amici, il 12% ha giocato ai videogiochi da solo, soltanto l’11% ha letto piu’ libri, solo il 12% ha parlato di piu’ con la sua famiglia e appena il 3% dichiara di aver giocato piu’ del solito a giochi di societa’ con la famiglia. A fronte di questi dati la Sip sottolinea i possibili risvolti negativi di stili di vita sbagliati sulla salute fisica e mentale di bambini e adolescenti e auspica il recupero al piu’ presto di abitudini piu’ salutari.

SIP LANCIA L’ALLARME- Annamaria Staiano, vicepresidente Sip, spiega: ‘La brusca sospensione di tutte le attivita’ sociali, incluse le attivita’ scolastiche e le attivita’ all’aperto si e’ associata, negli ultimi mesi, ad un cambiamento in negativo dello stile di vita. I dati sull’utilizzo dei dispositivi elettronici rappresentano un ulteriore pericoloso campanello d’allarme. Numerosi studi clinici hanno gia’ evidenziato quanto, rispetto al periodo precedente la pandemia, negli ultimi mesi si sia verificato un importante peggioramento delle abitudini alimentari, associato ad una significativa riduzione dell’attivita’ fisica.

Tali comportamenti scorretti, ai quali si aggiunge l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi, incrementano notevolmente il rischio di sviluppare obesita’, che puo’ essere ormai considerata come una seconda pandemia, forse piu’ silenziosa, ma egualmente preoccupante se teniamo conto degli effetti negativi a lungo termine sulla salute dell’individuo. Sarebbe, pertanto, auspicabile – aggiunge la vicepresidente Sip – incentivare l’attivita’ fisica e motoria all’aperto per contrastare la sedentarieta’ e favorire uno stile di vita sano.’

Tra gli altri dati che devono preoccupare di piu’ vi e’ anche l’aumento dal 38 al 56%, in meno di due anni, dell’utilizzo del telefonino prima di andare a dormire (52% tra i piu’ piccoli, 59% tra i piu’ grandi). ‘Recenti ricerche confermano che l’uso dello smartphone nelle ore serali interferisce non solo con l’addormentamento, ma anche con la qualita’ del sonno’, aggiunge Elena Bozzola, segretario nazionale Sip. ‘La deprivazione del sonno, tra l’altro- continua Bozzola- aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, disfunzioni metaboliche, diabete mentale; inoltre, una sua scarsa qualita’ puo’ comportare stanchezza, depressione, disturbi con l’alcol, disturbi ossessivo-compulsivi, abuso di sostanze, risultati scolastici scadenti’.

ATTENZIONE ALLE SITUAZIONI DI FRAGILITA’- Carmela Bravaccio, docente di neuropsichiatra infantile, presso l’Universita’ Federico II di Napoli, spiega: ‘In linea generale gli adolescenti, se cresciuti in un contesto sano, sono resilienti e hanno risorse per affrontare situazioni difficili. La pandemia ha piu’ che altro ‘slatentizzato’, ossia ha fatto emergere, quelle situazioni di fragilita’ che magari sarebbero venute fuori in altre occasioni (una delusione amorosa o scolastico) e che ora stanno esplodendo e alle quali bisogna prestare massima attenzione

E’ importante, in generale, che i nostri ragazzi recuperino quegli spazi che li aiutano a riappropriarsi di un senso di normalita’: oltre alla scuola, gli spazi all’aperto in cui poter fare attivita’ sportiva con allenatori e compagni o attivita’ ricreative, lo scoutismo, ma anche la piscina. Altrimenti il rischio e’ ritrovarsi davanti ad altri problemi di salute perche’ anche l’adolescente piu’ sano alla fine non ce la fa piu’. Il compito di aiutarli non puo’ essere delegato solo alla scuola e ai genitori, le istituzioni devono occuparsene. Le famiglie sono molto provate, molte hanno attraversato lutti, malattia, perdita del lavoro, problemi economici.

E come dimostrano questi dati, solo la famiglia del Mulino Bianco la sera gioca a Monopoli’. Sulla stessa scia Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sottolinea: ‘L’avvento della pandemia ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di eta’ sempre piu’ precoci: per riempire i lunghissimi pomeriggi chiusi in casa, per compensare la mancanza di contatti con coetanei e familiari, moltissimi bambini hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore all’uso di tablet e smartphone, in un’eta’ in cui si e’ particolarmente vulnerabili ai rischi della Rete.

I bambini – conclude Ciardi – che si muovono sui social network rivelano la loro spiccata fragilita’ per inesperienza, per immaturita’ cognitiva ed emotiva e sono, inevitabilmente, molto esposti a tutti i reati di aggressione on line’. Daniele Grassucci, founder e direttore di Skuola.net, sottolinea in conclusione: ‘Questi dati non fanno che ribadire l’importanza di una corretta educazione al digitale, che deve partire sin dalla preadolescenza, visto che l’uso prolungato delle nuove tecnologie, pur partendo da buone premesse come la voglia di socialita’, produce spesso e volentieri l’effetto contrario. L’onere di questa educazione- spiega- non puo’ essere demandato esclusivamente alle famiglie, seppur centrali. Un ruolo importante deve essere giocato necessariamente dalla scuola, che conoscendo forse meglio i nostri ragazzi, se non altro per il tempo passato a contatto con loro, sa quali tasti spingere per centrare l’obiettivo

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