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Caltanissetta: gli epitaffi d’arte di Sillitti e Foresta

Leandro Janni

Caltanissetta: gli epitaffi d’arte di Sillitti e Foresta

Ven, 16/10/2020 - 14:55

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Gli artisti, si sa, sono sensibili. Intuitivi. E forse persino
profetici. Insomma, essi avvertono prima degli altri ciò che accadrà. O
meglio, vedono più lucidamente, rispetto ai comuni mortali, ciò che sta
accadendo. Cosa hanno in comune, cosa lega i due progetti d’arte
contemporanea “Aperta-mente” – di Carlo Sillitti, e “Pace Nostra” – di
Alberto Antonio Foresta?
Essi hanno in comune un luogo in disfacimento: ovvero il centro storico
di Caltanissetta. Un luogo e i suoi spazi. In disfacimento. Se l’arte
contemporanea è, generalmente, una “catastrofe da camera”, in questi due
peculiari casi la catastrofe è esterna (un esterno ormai claustrofobico
– però). Gli interventi artistici esprimono, in qualche modo, uno
spirito intimo. Domestico. Ma non rassicurano. Anzi! Le due di-sperate
operazioni di “trasfigurazione” dell’esistente, dei nostri Sillitti e
Foresta, generano inquietudine. Così come certe maschere, o certi
tatuaggi. Il fatto è che sotto la pelle, sotto le citazioni
pittorico-letterarie in forma di codice miniato, o sotto gli evocativi
stracci colorati “sull’onda”, c’è un corpo morto. Il corpo morto –
“moribondo” – della città. E forse persino di una civiltà.
E hai voglia a parlare di “ri-generazione” se non c’è comunità, se non
c’è un’idea di città. Se non c’è un progetto per la città. E poi, non
c’è niente da fare: la “struttura” ha le sue leggi, le sue regole e i
suoi tempi. La “sovrastruttura” è importante, ma da sola non basta. E
comunque, non c’è “urbs” senza “civitas”. Ma l’arte, come sempre, è la
menzogna che ci permette di conoscere la verità. Quantomeno.

Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia

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