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San Cataldo. Promosso dalla Commissione straordinaria momento di riflessione sulla Giornata del Ricordo.

Redazione 1

San Cataldo. Promosso dalla Commissione straordinaria momento di riflessione sulla Giornata del Ricordo.

Lun, 10/02/2020 - 20:44

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SAN CATALDO. Un contributo ed insieme un momento di riflessione in occasione della Giornata del Ricordo in memoria della tragedia istriana e giuliano-dalmata. È quello che ha voluto dare la Commissione straordinaria del Comune, composta dai commissari dott.ri Di Raimondo – Romano – Richichi per ricordare tutte le vittime delle foibe. Questo il contenuto:

“Oggi si commemora un episodio drammatico della nostra storia. A molti potrà sembrare che abbia poco senso ricordare vicende lontane, anche se importanti. E che semmai quelle memorie siano da affidare allo studio della storia, per chi voglia conoscerla e approfondirla. Ma il fatto storico che ricordiamo in questo 10 Febbraio non ha solo un valore accademico: è un monito, invece, contro le deportazioni e i genocidi, cioè contro tutte quelle azioni di massa compiute ai danni di intere popolazioni per il solo fatto di appartenere a una nazionalità, a una cultura o a un credo diverso. Noi italiani custodiamo la memoria dell’esodo istriana e giuliano-dalmata perché è quello che ci ha colpiti più da vicino. Ma quasi ogni popolo del Mondo ne ha subito qualcuno. Per limitarci alla seconda guerra mondiale, hanno subito sorte simile, e anche numericamente più ampia, gli ebrei, i polacchi, i tedeschi, i cosacchi, gli ucraini, i bielorussi, e tanti altri popoli; negli anni precedenti del Novecento – solo per menzionare i più noti – gli armeni, i greci, ma anche gli ottomani d’Europa, e altre popolazioni balcaniche; e dopo i palestinesi, e tante popolazioni asiatiche e africane”.

“Sembra che negli ultimi cento anni si siano scatenati i fantasmi del nazionalismo in tutto il Pianeta, urlando all’Uomo che non è possibile convivere con minoranze di lingua o religione diversa. Non c’è ricordo senza conoscenza foibe ed esod. Ma ricordiamo i fatti: l’Istria, le parti italiane della Dalmazia e gran parte della Venezia Giulia ospitavano antichissime popolazioni di lingua neo latina (italiana, veneta, dalmata, rumena), le quali avevano sempre visto prima nella Serenissima e poi nell’Italia unita il proprio punto di riferimento, pur vivendo in un multinazionale Impero austro-ungarico. Negli ultimi decenni dell’Ottocento la politica asburgica, timorosa del crescente irredentismo italiano, scoraggiò la lingua e la cultura italiane e fomentò le divisioni con gli elementi slavi e germanici. Quando la vittoria della Prima guerra mondiale consegnò quelle regioni all’Italia, compresa Fiume conquistata da Gabriele D’Annunzio e i suoi arditi, gli odi continuarono a covare sotto la partenza di una pacificazione della regione. Infine, la sconfitta del Regno d’Italia nella seconda guerra mondiale provocò terribili vendette e ritorsioni contro la comunità italiana che, fra alterne vicende, negli anni fra il 1943/45 e il 1954 si trovò tagliata fuori dalla Cortina di Ferro: un confine che all’epoca non soltanto separava l’Italia dalla Jugoslavia, ma anche il Mondo occidentale da quello comunista. In pochi anni quasi scomparve la presenza italiana, con l’esodo di più di trecentocinquantamila persone in fuga da persecuzioni prima fisiche e poi legali. Simbolo sanguinoso di quegli anni sono le foibe, profonde cavità carsiche in cui venivano gettati, talvolta ancora vivi, avversari politici o persone colpevoli di una diversa appartenenza linguistica (fra loro vi era il sancataldese Maresciallo Capo Sardo Salvatore, oggi ricordato da una targa nella toponomastica di questa bella Città). Non vogliamo aggiungere ai tanti dibattiti di questi giorni, e di questi anni, ulteriori opinioni. Vogliamo però invitare gli studenti al rispetto per la memoria delle grandi tragedie che hanno attraversato il Novecento e che continuano a svilupparsi in diverse parti del Mondo”.

“Vogliamo inoltre sottolineare come in queste commemorazioni il Paese deve unirsi, e non dividersi perché dalle divisioni sono scaturite quelle orribili violenze che andiamo ricordando con giornate come questa. Deve unirsi il nostro Paese e deve unirsi l’Umanità intera nel rigetto della violenza come strumento di risoluzione dei conflitti. Nel piccolo, cioè nella vita di relazione di ogni giorno e di ognuno di noi con le persone vicine, come nel grande, cioè nella situazione delle controversie internazionali. Concludiamo con un pensiero solidale verso tutte le persone che da quell’Esodo si sono distribuite in diverse parti d’Italia e hanno onorato il loro Paese con vite e carriere esemplari”.

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