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Rassegna stampa. Crisi di governo: pranzo di Ferragosto

Redazione

Rassegna stampa. Crisi di governo: pranzo di Ferragosto

Ven, 16/08/2019 - 09:22

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Sotto l’ombrellone la famiglia di palazzo Chigi litiga, ma torna a parlarsi. E’ la prova che il governo è ancora in piedi, lo sarà fino al 20, e forse la sopravvivenza è la strada più facile per uscire dalla crisi. Le trattative con il Pd sono in alto mare

Del resto, a Ferragosto succede così. Fra semi di anguria, sabbia troppo calda, qualche bicchiere di troppo, vecchi rancori, cose taciute troppo a lungo, prese in giro e rabbie mai confessate, sotto l’ombrellone le famiglie riunite tornano a parlarsi.

 Così è successo, stavolta, anche alla famiglia, sia pur molto nobile, che abita Palazzo Chigi. Travolti dall’insolito agosto troppo caldo in tutti i sensi, anche gli inquilini di Palazzo Chigi se le sono cantate di santa ragione, ma alla fine sono tornati a parlarsi. A parlarsi nel modo pubblico, diretto, extraistituzionale, e un po’ sguaiato che segna il Ferragosto, ma pur sempre a parlarsi. La crisi è tornata, sia pur attraverso un feroce scontro, nel campo Lega-M5s. Con un nuovo scenario offerto da Salvini in persona che dice di nuovo un “se qualcuno dice si, ragioniamo”. Aggiungendo, a scanso di equivoci, che si tratta di parlarsi: “ il mio telefono è sempre acceso”.

 L’evento intorno a cui ruota questo nuovo giro di posizionamenti è la lettera aperta che arriva a Salvini dal Presidente del Consiglio, che rompe la sua solita discrezione facendo uscire lo scontro dal Palazzo. Poche righe piene di sincera rabbia e nessun giro di parole: il premier parla di “ossessiva concentrazione” sulla questione dei migranti da parte di Salvini, lo accusa di essere un politico “proteso a incrementare costantemente i tuoi consensi”, per poi calare la più sprezzante delle accuse, quella di “sleale collaborazione”, “ l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare”. Un’accusa chiara di tradimento, una bomba nucleare sganciata sull’assetto del Governo attuale.

 A cui tuttavia, con sorpresa non nascosta di tutti, Salvini risponde con chiari segni di riapertura, per un ritorno al dialogo: “Di no l’Italia muore, un governo muore, abbiamo bisogno di sì, se qualcuno dice sì, ragioniamo.Chiedo agli amici 5 stelle se si vedono in futuro in un governo con Renzi, Boschi e Lotti. La rivoluzione del paese passa attraverso un governo con Renzi, Boschi e Lotti?”. Fa addirittura previsioni sul futuro: “Io ancora ministro dell’Interno l’anno prossimo? A Dio piacendo. Conto per l’anno prossimo di portare dei dati ancora migliori”.

 Apertura che Salvini mantiene anche dopo il duro post di Luigi Di Maio, in cui il capo politico del movimento lo accusa di “aver fatto lui la frittata” (in tema di pranzo di ferragosto!) e anche dopo il post di Alessandro Di Battista che gli dà pubblicamente del  traditore.

Insomma, se la lettera di Conte poteva servire a mettere sul tavolo di Salvini la rottura che aspettava per sfiduciarlo, il leghista non l’ha colta. Sembra tutto tatticismo e improvvisazioni, come si ripete spesso sui giornali. In realtà lo scontro serve molto bene a far capire alla pubblica opinione, e alla politica tutta, di quanti piani sia fatta la attuale crisi e di quanto ancora in alto mare si trovi .

 La lettera di Conte, intanto, essa stessa così chiara, pure si presta a varie letture.

Da Palazzo Chigi pedalano il testo come la ufficializzazione della rottura dentro il governo e l’anticipo della linea con cui il premier si presenterà in Parlamento il 20. Cosa credibile. Ma per gli Italiani la domanda è: si presenterà, ma per portare il governo, la crisi, insomma il paese, in quale direzione ? Qual è il prossimo passo cui si prepara l’inquilino di Chigi?

La risposta ovvia è che la lettera sia una candidatura a un esecutivo Conte-bis. Il testo infatti, nella contrapposizione con Salvini, è un piccolo trattato sulla idea di potere che, secondo l’attuale Premier, “serve” un governo democratico.“Il consenso politico a cui ogni leader politico aspira si nutre della fiducia degli elettori. Ma se non alimentiamo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche si crea un cortocircuito e alla fine prevalgono rabbia e disaffezione. Dobbiamo tutti operare per riconoscere piena dignità alle istituzioni che rappresentiamo, nel segno della leale collaborazione. Hai alle spalle e davanti una lunga carriera politica. Molti l’associano al potere. Io l’associo a una enorme responsabilità”.

Su questa ultima parola, “responsabilità” deve aver pensato molto l’Avvocato Premier – conclude infatti, con un precipitare perfetto della prosa, sul tema del giorno che anima le ipotesi intorno a cui si sta dipanando il progetto di un nuovo governo M5s/ Pd.  D’altra parte, l’immediato rifiuto alle aperture di Salvini da parte di Di Maio e Di Battista, paiono rinsaldare la linea di una alternativa netta offerta dai Pentastellati al governo giallo verde. Il quadro finale è quello di un Salvini che si pente e di un convinto procedere delle trattative con il Pd.

Tutto chiaro dunque? Potrebbe esserlo, se le trattative con il Pd fossero davvero così semplici, o così avanzate come si dicono.

Partiamo dal ruolo di Conte. E’ abbastanza difficile che il Premier pensi di poter “servire” di nuovo come inquilino di Palazzo Chigi in un eventuale governo con diverse forze politiche. Comunque lo si volesse chiamare, è molto difficile che si immagini un governo con la stessa compagine dei 5Stelle, compreso Conte, con inneschi di ministri che vengono da altri partiti. Nicola Zingaretti, che è il segretario del Pd, ed ha dunque l’unica voce in capitolo che conta, al momento rimane fermamente ancorato all’idea del voto subito; ed è disposto a vedere le carte future solo a condizione che si tratti di un governo alto e di lungo impegno. Il che vuol dire governo con propria autorevolezza, indipendenza, e dunque completa riscrittura dei profili di chi lo dovrà rappresentare. La prima condizione posta dal segretario Pd è che Di Maio faccia un passo indietro. E se si chiede un cambio di Vicepremier, è scontato che il Premier va via addirittura per primo. I complimenti fatti oggi a Conte dal segretario Pd non debbono ingannare: vanno nel senso di una lode al chiarimento sulla crisi che la lettera permette.

Inoltre, se si va davvero a guardare in quello che succede nell’area Pd, si scopre che non è affatto vero che le trattative per un accordo con il M5s siano così avanzate. Bastano un po’ di telefonate per arrivare alla conclusione che nel giro della sinistra ci sono infiniti scambi di opinioni, un non calcolabile numero di telefonate di tutti a tutti, una permanente agitazione interna e grandi disponibilità ad interviste. Ma nella sostanza, si segnalano di concreto solo contatti avvenuti fra Franceschini e Fico, che sono poi gli uomini che più direttamente hanno per incarico e per consuetudine, una ovvia consonanza con il Quirinale. Certo il vecchio gruppo dirigente, che in realtà meglio si potrebbe identificare con quello del vecchio Ulivo, è molto convinto (e ancor più attirato) da un nuovo governo, ma il suo è in parte il riflesso di una vecchia memoria, quella del ribaltone del governo Dini, che oggi non avrebbe nessuna vera fattibilità. E in ogni caso non è un gruppo dirigente che farebbe la parte di chi “lancia la ciambella di salvataggio” (che metafora agostana anche questa!) a una forza politica che ha vinto sulla pelle del Pd.

Insomma, occorre stare attenti. Le trattative per un nuovo governo non sono affatto semplici e nemmeno molto avanzate – anche se fanno gola a tutti.

Il che significa che per Conte la strada del Bis è quasi chiusa, e che per Di Maio e i suoi Pentastellati il prezzo sarà molto alto. Se mai ci si arriverà a un accordo.

All’opposto, riaprire con Salvini è, nella realtà dei fatti, l’unico percorso per salvare l’esperimento in corso a Chigi. Nonché  il destino di Di Maio, e del suo sogno di fare dei 5S un vero movimento politico. E, nel caso, l’unica vera ragione per cui sarebbe necessario un Conte Bis.

Del resto, la rissa di oggi è una indiretta conferma che il governo è ancora in piedi, e che lo sarà fino almeno al 20, per concessione dello stesso Salvini quando ha evitato di ritirare i suoi ministri.  Il governo è ancora in piedi, e in ogni momento è meno chiaro come, in quale direzione, e se mai, arriverà a conclusione.

di Lucia Annunziata – Huffington Post

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