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Crisi di governo. Cosa chiederà ai partiti Sergio Mattarella

Redazione

Crisi di governo. Cosa chiederà ai partiti Sergio Mattarella

Mar, 20/08/2019 - 11:22

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Sbaglia chi si attende dal Presidente un pronunciamento per un percorso piuttosto che un altro: mai come in questa occasione il suo ruolo sarà quello di arbitro super partes

Con le comunicazioni di Giuseppe Conte all’aula del Senato entrerà nel vivo la crisi, aperta ai primi di agosto sul piano politico ma non ancora sul piano istituzionale. Sergio Mattarella rientrerà al Quirinale tra stasera e domattina presto, dopo aver tenuto discreti contatti informali in questi giorni, e seguirà il dibattito del Senato dal suo studio, pronto a ricevere il premier se questi dovesse in qualunque momento chiedere di salire al Colle per un confronto o, incassato o meno un voto, per comunicare la sua intenzione di dimettersi.

Da quel momento tutto è pronto, se servirà e il governo non avrà ritrovato una sua compattezza, per un rapido giro di consultazioni che potrebbe cominciare già mercoledì 21. Il presidente emerito Giorgio Napolitano molto probabilmente verrà consultato senza che debba spostarsi a Roma, poi i presidenti delle Camere e infine i capigruppo dei partiti, accompagnati dai leader di partito, se lo ritengono necessario.

A tutti Mattarella chiederà di dichiarare le loro intenzioni finalmente a carte scoperte. Sbaglia chi si attende dal Presidente un pronunciamento o una predilezione per questo o quel percorso: mai come in questa occasione il suo ruolo sarà quello di arbitro super partes, pronto a registrare i diversi intendimenti, ma determinato a non farsi tirare per la giacca in un dibattito assai confuso.

Se ci sarà una maggioranza parlamentare che chiede il voto, si scioglieranno le Camere valutando, se richiesto e possibile, la nascita di un governo esclusivamente elettorale. Se invece la maggioranza dei partiti chiederà di provare a formare un governo, il Presidente ne prenderà atto qualunque sia la geometria che si verrà a creare, come è suo dovere costituzionale, e potrà anche concedere qualche giorno per raggiungere un’intesa su nome del premier, ministri e programma.

Di certo non sarà il Capo dello Stato a indicare quali sono i temi da affrontare: sono sotto gli occhi di tutti e hanno anche delle scadenze ben precise, a cominciare dalla manovra per il 2020. Nessuna fretta, dunque, se ci sarà in campo una proposta solida, ma nemmeno traccheggiamenti se invece si capisse che le idee sono sommamente confuse.

Dal Colle le ultime ore sono apparse nuovamente nervose, con aprirsi e chiudersi di porte e di comunicazioni tra i diversi partiti e l’impressione che tutto sia ancora possibile: solo dopo che Conte prenderà la parola comincerà a diradarsi la nebbia, spesso tattica, e si capirà quale strada prenderà la crisi.

di Barbara Tedaldi – AGI

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