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Crisi di governo. Carte coperte tra Lega e M5s prima della resa dei conti

Redazione

Crisi di governo. Carte coperte tra Lega e M5s prima della resa dei conti

Dom, 18/08/2019 - 09:44

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A tre giorni dal redde rationem in Senato, è il momento del ‘surplace’. Per i due partiti della maggioranza parlare apertamente vorrebbe dire dare all’interlocutore un appiglio per rilanciare. E anche le future mosse di Conte si possono solo supporre

Due giorni al ‘redde rationem’ al Senato: carte coperte, tattica dell’attesa e occhiate di tralice tra le due forze di governo. Parlare apertamente vorrebbe dire avviare le danze, in qualche modo dare all’interlocutore un appiglio per rilanciare e smuovere le acque. Nessuno lo vuole, e così continua il ‘surplace’, come quelli che nel ciclismo su pista di una volta duravano, interminabili, per decine di minuti. Il record in gara è di un’ora e tre, capolavoro di un carneade chiamato Giovanni Pettenella.

Persino la svolta nel caso della Open Arms parrebbe confermare la sensazione. Sulla carta è uno scontro – l’ennesimo – epistolare tra il premier Conte ed il suo vice Salvini. Tre giorni fa il primo aveva accusato l’altro di slealtà, nero su bianco, e di una vera e propria ossessione nel curarsi del problema degli sbarchi dei migranti. Ieri è tornato alla carica, e di fatto ordina “lo sbarco immediato delle persone di età inferiore agli anni 18 presenti a bordo della nave”.

Salvini cede, ma con dei distinguo. Dice che di “presunti minori” si tratta, declina ogni responsabilità, denuncia il pericoloso precedente ma da ultimo aggiunge una postilla, in cui parla dell'”ennesimo esempio di leale collaborazione” da parte sua. Come dire: toni ben più distensivi di quanto uno non potrebbe aspettarsi. Così, mentre i migranti maggiorenni assistono allo sbarco dei più giovani dalla nave, il ministro dell’interno piega il ginocchio senza premere sul pedale, come ogni sprinter di pista.

Cosa farà Conte?

Intanto nei palazzi che martedì assisteranno allo scontro finale si fa strada una voce. Flebile, magari, ma suadente. Sostiene che il premier potrebbe presentarsi dimissionario all’appuntamento, e fin qui niente di nuovo rispetto a molte ricostruzioni. Si tratterebbe di una mossa per non essere sfiduciato, e restare nella Riserva della Repubblica fin dal primo momento.

Ma si fa notare anche dell’altro: premier dimissionario uguale governo in carica per il disbrigo degli affari correnti. Ordinaria amministrazione, insomma, e qui si sottolinea che se c’è una cosa che non è ordinaria è la riforma della Costituzione. Alle corte: ci sarebbero gli estremi per far saltare l’abbattimento del numero dei parlamentari, e non è detto che la cosa dispiacerebbe fino in fondo ai padri della revisione, i 5 Stelle. Infatti se c’è un ostacolo alla possibile alleanza tra loro ed il Partito Democratico proprio di questa riforma si tratta: tre votazioni su tre hanno visto le due componenti schierarsi sui due lati opposti della palizzata. In questo modo il Pd non avrebbe l’imbarazzo di dover digerire una norma che non ama per nulla, ed il M5S quello di doversi giustificare di fronte alla base per il mancato cambiamento.

Del resto, ogni buon ‘surplace’ presuppone nervi saldi e occhi aperti. Perché non c’è nulla di più pericolosamente in tensione del caos calmo.

di Nicola Graziani – Agi

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