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Italia, Istat: “esodo” laureati, nel 2017 circa 10.500 giovani tra i 25 e 39 anni all’estero 

Redazione

Italia, Istat: “esodo” laureati, nel 2017 circa 10.500 giovani tra i 25 e 39 anni all’estero 

Mer, 29/05/2019 - 17:20

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La mobilita’ dei giovani laureati italiani, seppur in maniera indiretta, spiegherebbe, per l’Istat, le differenti opportunita’ di occupazione qualificata che hanno connotato i territori. Nel 2017 il saldo per l’Italia e’ in perdita, sono stati circa 10.500 i giovani tra i 25 e i 39 anni che hanno trasferito la propria residenza all’estero (-4,1 per mille). E’ quanto emerso dal rapporto Istat pubblicato oggi di misurazione del benessere equo e sostenibile dei territori. Considerando anche i flussi interni, oltre a quelli da e per l’estero, il panorama territoriale e’ rimasto polarizzato, con il Mezzogiorno che nello stesso anno ha visto emigrare in media 23 laureati ogni mille residenti, il Centro dove il saldo e’ stato solo lievemente negativo (-3 per mille) e il Nord che invece ha fatto registrare un saldo positivo (+8 per mille). La penalizzazione dei territori meridionali e’ stata generalizzata ma ha evidenziato forti differenze, ha rilevato l’Istat. Tutte le province hanno fatto registrare perdite, comprese tra il -9 per mille di L’Aquila e il -59 per mille di Crotone. Tra i territori del Centro-nord sono emerse in negativo Imperia (-19), Latina (-18) e Rovigo (-17), e le province di Grosseto, Reggio Emilia e Piacenza, i cui saldi, nel tempo, hanno invertito il segno da positivo a negativo. Tra le citta’ metropolitane, nell’ultimo anno solo Bologna (+31,8) e Milano (+32) hanno fatto registrare tassi positivi ed elevati; seguono a distanza Torino (+4,7) e Firenze (+3,8). Per Roma il 2017 si e’ chiuso quasi in pareggio (-0,7) mentre tutte le altre citta’ metropolitane hanno fatto registrare perdite di varia entita’, piu’ contenute per Cagliari, Genova e Venezia, piu’ consistenti negli altri casi.

 Se letto in serie storica, l’indicatore di mobilita’ dei giovani laureati ha evidenziato saldi negativi diffusi in buona parte del Paese e indica nelle province di Latina, Verbano-Cusio-Ossola e Vicenza i territori che hanno subito le perdite maggiori in termini di capitale umano tra il 2011 e il 2017, ha spiegato l’istituto di statistica. Nello stesso periodo la Lombardia e l’Emilia-Romagna si sono confermate tra le Regioni piu’ attrattive: in particolare Milano, Bologna e Padova hanno mantenuto valori positivi per tutto il periodo. Gli addetti nelle imprese culturali hanno rappresentato un sottoinsieme dell’occupazione culturale complessiva, che include i lavori svolti in altri settori dell’economia privata e nei settori pubblici e non profit. Considerando i soli lavoratori (dipendenti e indipendenti) nelle imprese attive in questi settori, nel 2016 sono stati contati in Italia oltre 250mila addetti, l’1,4% degli addetti totali nelle imprese. Questo valore medio, in lieve declino a partire dal 2008, ha mostrato dinamiche territoriali piuttosto diversificate. Al Nord i valori dell’indicatore, ancorche’ bassi, hanno delineato una relativa stabilita’ dell’occupazione culturale (intorno all’1,5% per tutto il periodo), nel Mezzogiorno sono stati in costante declino (dall’1,2% del 2008 all’1,0% del 2016) mentre il centro Italia e’ stata la ripartizione trainante malgrado un leggero calo nell’ultimo anno (1,8%). Tra le città metropolitane hanno spiccato Milano e Roma, con un valore prossimo al 3% nel 2016, seguite da Palermo, Firenze e Venezia (intorno al 2%).

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