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2018 e le (nostre) aree interne: Quali prospettive?

Michele Spena

2018 e le (nostre) aree interne: Quali prospettive?

Ven, 16/03/2018 - 21:08

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Gli esegeti dell’affascinante glossario della “Scienza dello sviluppo territoriale”, potrebbero entrare in crisi di fronte al concetto di “aree interne”, e ancor di più sull’uso che dello stesso frequentemente se ne fa, in declinazione spesso autoreferenziale, quando con lo stesso occorre causalmente collegare il ruolo di inventori delle soluzioni impossibili, che al salvataggio delle predette terre sono stati designati.

A ben vedere, una definizione realistica ed aderente la offre L’Agenzia per la coesione territoriale, istituita ai sensi dell’art. 10 del D.L. 31 agosto 2013, n. 101, coerentemente all’art. 119 della Costituzione.

Detta giovane istituzione, in conformità ai propri fini statutari (approvati con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 luglio), ha l’obiettivo di sostenere, promuovere ed accompagnare, secondo criteri di efficacia ed efficienza, programmi e progetti per lo sviluppo e la coesione economica, nonché di rafforzare, al fine dell’attuazione degli interventi, l’azione di  programmazione e sorveglianza di queste politiche, da parte di tutti i soggetti (istituzionali e non), fornendo supporto  all’attuazione della programmazione comunitaria e nazionale 2007-2013 e 2014-2020, con particolare riferimento agli Enti locali.

Per l’Agenzia, le Aree Interne rappresentano una parte ampia del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di attrazione.

L’Italia nel Piano Nazionale di Riforma (PNR) ha adottato una Strategia per contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi di queste aree attraverso fondi ordinari della Legge di Stabilità e i fondi comunitari.

A ben vedere, nella predetta definizione dell’Agenzia, ritroviamo (tra gli altri), a pieno titolo, il territorio della città di Caltanissetta e della sua provincia, solo settantacinquesima nella classifica per densità di popolazione, pur beneficiando della presenza di Gela, esclusa la quale, i dati dell’interno sono certamente più drammatici, soprattutto se visti in prospettiva, in ragione di evidenti ed inconfondibili segnali.

Il flusso migratorio giovanile viene solo parzialmente compensato dall’arrivo di cittadini extracomunitari. Il crollo del prezzo delle abitazioni, e la crisi della attività economiche è parte di un corto circuito che tende ad impoverire un territorio, che sebbene in passato apprezzato per la sua posizione centrale, viene sempre più ignorato dall’attenzione degli attori della gestione del territorio, e conseguentemente dei cittadini.

Se leggiamo, infatti, la Deliberazione n° 162 del 22 giugno 2015, della Giunta Regionale Siciliana, la definizione dell’Agenzia della Coesione Territoriale, sembra stata ignorata, o subordinatamente declinata in modalità certamente meno comprensibile.

Il predetto provvedimento di finanza e sviluppo territoriale, ha per oggetto la programmazione 2014\2020, e la correlata Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI). La Giunta Regionale, attraverso un laborioso percorso di concertazione con gli attori locali (sic!) elaborata dal Dipartimento Regionale della Programmazione, ha approvato i territori delle aree interne e l’inserimento delle aree preselezionate nella proposta di P.O. FESR come territori con particolari svantaggi sui quali si interverrà attraverso l’uso degli Investimenti Territoriali Integrati (ITI) avvalendosi di risorse complessivamente pari ad euro 160.137.959,00 (oltre centosessanta milioni di euro).

Una bella cifra, che potrebbe costituire “la differenza” per i territori beneficiari, e della quale, a pieno titolo, il nostro territorio sarebbe dovuto essere ricompreso.

Ma ecco i “prescelti”:

1”Terre Sicane”: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Montallegro, Ribera, Villafranca Sicula.

2 “Calatino”: Caltagirone, Grammichele, Licodia Eubea, Mineo, Mirabbella Impbaccari, San Cono, San Michele di Ganzaria, Vizzini;

3 “Nebrodi”: Castel di Lucio, Mistretta, Motta dAffermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra, Tusa, Alcara Li Fusi, Caronia, Castel Umberto, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Naso, San Fratello, San Marco D’Alunzio, San Salvatore di Fitalia, Sant’Agata di Militello, Tortorici;

4 “Madonie: Castelbuono, Collesano, Gratteri, Isnello, Pollina, San Mauro Castelverde, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Ganci, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Aliminusa, Caccamo, Caltavuturo, Montemaggiore Belsito, Scillato, Sclafani Bagni;

5 “Simeto Etna”: Adrano, Biancavilla, Centuripe, -area sperimentale di rilevanza nazionale.

Indipendentemente dalle suggestive nomenclature, attinte dal repertorio toponomastico autoctono, giungono subito allo sguardo di un osservatore mediamente preparato di geografia, che una parte non banale di detti “svantaggiati” comuni delle “aree interne”, si affacciano sul Tirreno Meridionale, sono serviti da una tratta ferroviaria elettrificata ed in parte a doppio binario (velocità di percorrenza 200 Km\h in luogo degli 80 Km\h nostrani) da un’autostrada, da porti, e fanno parte della città metropolitana di Messina. Altri ancora fanno parte delle città Metropolitane di Catania e Palermo, alcuni della provincia di Enna ed Agrigento.

Non sfugge, tra l’altro, anche ai digiuni di geografia, l’assenza di anche un solo Comune della Provincia di Caltanissetta.

Caltanissetta, quindi, per la Regione Siciliana, probabilmente non è più neanche un area interne, ma più probabilmente un’area dimenticata.

Potremmo ora spendere fiumi di parole e polemiche, sulla “distrazione” dei nostri politici ed amministratori locali, troppo spesso impegnati in effimere iniziative, spesso auto celebrative, mentre il consenso che si cerca di trattenere faticosamente in casa sbarrando la porta è già fuggito dal tetto sfondato che nessuno ripara, ma siamo a fine anno, e vogliamo offrire un auspicio. Che i neo eletti siano meno “distratti” dei precedenti e si ricordino che le “aree interne”, non sono solo una visione bucolica in cui un numero sparuto di ardimentosi visitatori si avventura, tra trazzere e treni a gasolio, per scorgere paesaggi incontaminati, ma luoghi in cui la gente vive, lavora e paga le stesse tasse delle aree metropolitane del nord.