Salute

Scuola, l’intervista al provveditore Antonio Gruttadauria: “Vi racconto la mia scuola”

Michele Spena

Scuola, l’intervista al provveditore Antonio Gruttadauria: “Vi racconto la mia scuola”

Gio, 01/09/2016 - 09:50

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Andrà in pensione a marzo dopo una lunga carriera nell’amministrazione della Scuola, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Antonio Gruttadauria. Che non nasconde le criticità della Scuola nissena, ma ne indica anche i pregi come quello di essere rimasta una delle poche istituzioni, a godere della fiducia dei giovani e delle famiglie che vi ripongono aspettative per la crescita sociale. Una preoccupazione Gruttadauria la esterna per la questione sicurezza nelle scuole.

Provveditore Gruttadauria, tanti giovani sono sfiduciati nel mondo del lavoro. Questa sfiducia si è introdotta in qualche modo nella scuola?

“Onestamente devo dire di no. Una recente indagine ha fatto emergere che i ragazzi ancora credono nella scuola, che rappresenta un baluardo di fiducia nella società. Certo, risente della crisi, ma giovani e famiglie hanno molta fiducia nella scuola, e al netto di elementi negativi, la scuola rappresenta ancora un punto fermo per l’avanzamento della scala sociale. Non come prima, ma oggi come ieri la cultura serve per affermarsi nella società e nel mondo del lavoro. Una buona scuola è una buona opportunità per il futuro. Ecco perchè i genitori e gli studenti sono sempre più interessati ad avere tante informazioni all’atto delle iscrizioni”.

Qual è lo stato di salute della scuola nissena?

“La scuola a Caltanissetta tutto sommato gode di un buono stato di salute. Certo comincia a risentire di un mancato svecchiamento del corpo docente, però le immissioni in ruolo di docenti e dirigenti stanno dando un input nuovo per adeguarsi ai tempi. La scuola non è al passo con l’evoluzione tecnologica. Gli insegnanti a volte hanno difficoltà con i nuovi strumenti, che i ragazzi invece utilizzano con padronanza.

Quello che mi preoccupa è questa fase di crisi degli enti locali, i mancati finanziamenti e riforme ancora in divenire. I mancati trasferimenti agli enti rappresentano un dato preoccupante per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Mi preoccupa la sicurezza nelle scuole”.

Non lo dice lei, ma credo si riferisca alla Province. Sono state depauperate le risorse necessarie ad attivare i controlli e la gestione delle scuole?

“Non solo le province per le scuole superiori, ma anche i comuni sono in difficoltà per le scuole primarie e medie. Il problema è che un istituto scolastico non è un edificio normale, ma un edificio che vive. Sono tutti datati come epoca di costruzione e necessitano di un aggiornamento dal punto di vista della sicurezza e della piccola ma costante manutenzione. Fortunatamente in provincia casi eclatanti non ne abbiamo avuti, ma bisogna prestare molta attenzione. Il governo vuole investire molto sulla sicurezza nelle scuole e speriamo che si avveri. In tal senso sta per partire un progetto regionale per la formazione sulla sicurezza di tutto il personale della Scuola, compresi gli uffici. E’ una convenzione tra l’ufficio scolastico regionale e l’assessorato all’istruzione della Regione Siciliana che porterà tutti i docenti ad essere formati sulla sicurezza, sulla legge 626 e tutti gli altri aspetti”.

Lei insiste su questo aspetto della sicurezza, perchè?

“Insisto perchè da genitori e nonni, mandiamo figli e nipoti a scuola, e dobbiamo essere sicuri di mandarli in un ambiente dove possono stare tranquilli, dove non debba accadere, come è successo a gennaio, di andare incontro al freddo con riscaldamenti spenti in tante scuole di Caltanissetta. Forse è mancato un elemento di organizzazione, le scuole avrebbero bisogno di maggior attenzione”.

Oggi c’è il fenomeno del marketing tra le scuole per promuovere l’offerta formativa a giovani e famiglie. Cosa è successo?

“E’ successo che nelle scuole è entrata la  logica di una competizione per assicurarsi la materia prima, gli studenti. Gli allievi sono sempre di meno, con il calo delle nascite. Allora si va alla ricerca di una migliore offerta formativa, di nuovi indirizzi, che non sempre però danno i risultati sperati. A volte si sono autorizzati nuovi indirizzi che poi non sono partiti. Forse bisognerebbe puntare su cose che siano state prima analizzate con un’indagine di mercato e professionale, su quello che può essere il mondo del lavoro del futuro, o quello possibile nel nostro territorio. C’è una ripresa del settore tecnico, alberghiero, coreutico, sportivo, agricoltura, c’è una tendenza a professionalizzarsi. Quando l’assessorato regionale emana la circolare sui nuovi indirizzi, tutti concorrono, però la materia prima, i ragazzi, per numero sono sempre meno per il calo di nascite ed iscrizioni”.

Scuola e impresa, fino a qualche anno fa un binomio impossibile da accostare, e adesso?

“Nel passato la scuola era arroccata su certe posizioni. Adesso indubbiamente deve anche pensare di aprirsi al mondo del lavoro e delle imprese. C’è stato un fallimento dell’istruzione professionale che prima effettivamente dava lavoro. Chi usciva dall’Ipsia, ad esempio, considerato l’indotto di Gela, trovava lavoro. Adesso che questi settori sono in crisi. Scuola e mondo del lavoro iniziano a dialogare. Gli istituti fanno visite in quelle poche aziende che ci sono, ma è un percorso che va implementato. Certo la scuola deve dare una formazione a 360 gradi e non essere a servizio del lavoro, ma se il titolo di studio serve anche a trovare una collocazione, questo non può essere ignorato”.

Dr Gruttadauria, quando non vedremo più le scene di centinaia di precari costretti ad affollare i vostri uffici per un incarico?

Il problema del precariato è un problema tragico. Ricordo tre anni fa un’insegnante che ha firmato l’assunzione in ruolo e subito dopo è stata collocata a riposo. Il precariato è stato creato con molte colpe del sistema sindacale della scuola che è un ambito molto sindacalizzato. Si è cercato di trovare nella scuola un’occupazione che non c’era in molti altri settori, inventandosi troppe forme di reclutamento e poi le graduatorie rimanevano così in attesa di concorsi. Mi auguro che questo Governo chiuda questa fase negativa della scuola, assicurando stabilità ai docenti, la scuola ha bisogno di stabilità, e invece c’è troppa mobilità. Io sono stato sempre fautore dell’organico funzionale che assicuri stabilità per almeno tre anni, completando un ciclo anche per  i ragazzi soggetti a cambiare docenti sempre. Devo però esprimere anche qualche riserva per l’immissione massiccia di precari in ruolo. Punterei anche sulla qualità. Non è assumendo tutti i precari che risolviamo i problemi della scuola, bisogna vedere anche chi si assume e la formazione e l’aggiornamento che possiamo garantire a questi insegnanti. Oggi il professore deve illuminare la mente dei ragazzi, non si può limitare alla trasmissione del sapere. E lo deve fare in una scuola sempre più tecnologica”.