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Le riflessioni di Richelieu: “Fermo un giro”

Redazione

Le riflessioni di Richelieu: “Fermo un giro”

Ven, 04/07/2014 - 02:23

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imageCALTANISSETTA – C’è un confine sottile, in politica, che distingue il prendere posizione dal “posizionarsi”. Nel primo caso sono in gioco le scelte sul bene comune, sui contenuti, sui progetti, sugli interessi (legittimi si spera) rispetto ai quali la politica decide, nelle istituzioni, anche locali, come il Consiglio Comunale. Posizionarsi riguarda invece la collocazione personale in un partito o in uno schieramento piuttosto che in un altro, sganciata dalle opzioni sul bene comune e motivata dal calcolo  costi/benefici sulle ricadute della scelta in termini di vantaggi individuali. Se nel primo caso cambiare posizione può essere legittimo, (“solo gli stolti non cambiano mai idea” recita un vecchio detto popolare), meglio se comprovato nel disinteresse da qualche costo da pagare, nel secondo caso il “posizionamento”, diventato ormai un luogo comune della prassi politica contemporanea, è l’ultima versione di quel trasformismo che ha accompagnato la politica italiana sin dai primi decenni dell’unità nazionale, e che ha ridotto le istituzioni al luogo dello scambio tra le persone e non della mediazione sui progetti, con un imbarbarimento talmente sfacciato e volgare da provocare negli elettori una disaffezione totale per la politica, che si traduce ormai in un pericolosissimo astensionismo, che supera in diverse occasioni il 50% della popolazione. Questo è l’orizzonte in cui si è iscritto il dibattito (?!) di queste ore sulla Presidenza del Consiglio Comunale, in particolare rispetto alla proposta, ribadita e pervicace da parte del locale nuovosoprastante dell’UDC, di eleggere alla carica istituzionale più elevata il proprio Consigliere più votato, Salvatore Calafato, (544 preferenze), in nome del primato dei consensi della propria lista, prima classificata in termini di voti e consiglieri. In teoria la proposta sarebbe stata legittima e motivata, se non per un piccolo particolare: trattasi di quel Salvatore Calafato, (l’uomo che veste in gessato sin dalle elementari), per cinque anni assessore della Giunta di centro-destra, dimessosi a sorpresa a poche settimane dalle elezioni, lasciando col cuore spezzato il suo Sindaco Campisi che dalle colonne dei media gli rivolgeva, affranto, un epigramma da sceneggiata napoletana: “Senza amore e lealtà, caro Salvatore, niente ha  significato!” Implacabile e spietato, il “caro Salvatore”, qualche giorno dopo si era andato a candidare nella  lista dell’UDC, che per anni aveva condotto in Consiglio Comunale l’opposizione alla Giunta di cui lui aveva fatto parte (forse a sua insaputa? in effetti non aveva brillato molto), e in essa era stato eletto trionfalmente surclassando gli altri candidati, più o meno fedeli alla linea in anni opachi e da dimenticare. Forse aveva fiutato l’aria, la direzione del vento della vittoria, e guidato dalla stella polare del doroteismo italiano (questo sicuramente a sua insaputa!): “non stare mai all’opposizione!”, si era posizionato nell’area più trendy del nuovo potere: il listone dell’UDC, corazzata del consenso moderato. Non l’aveva pensata da solo, questa mossa: tutti avevano notato che parallelamente, nel centro-destra, brillava l’assenza dalle liste del NCD quel Gianluca Nicosia che un lustro prima lo aveva posizionato tra gli assessori in quota  Popolo delle Libertà  (allora vincente), e che giocava una partita a carte coperte per l’egemonia nel centro-destra, scommettendo sulla sconfitta per vedere sfilare finalmente, sulla riva del fiume, le spoglie del vecchio faraone di S. Cataldo. E ora, forte del consenso raccolto, il “caro Salvatore” si era presentato alla cassa per esigere dal suo nuovo partito, nel nuovo schieramento, una collocazione degna delle sue aspettative e del suo pacchetto di voti: se non assessore, (Ruvolo aveva preteso volti nuovi, senza “precedenti”) almeno presidente del Consiglio Comunale! In questi casi estremi di riposizionamento acrobatico, buon gusto, alfabeto e grammatica della politica consigliano a chi vuole una second-life  (o se preferite ai trasformisti) di stare fermi almeno un giro, per rilegittimarsi dimostrando disinteresse  e spirito di servizio, puntando sul leggendario diritto all’oblio che è la memoria corta dei nisseni. Nel frattempo: auguri e buon lavoro a Leyla Montagnino, eletta a maggioranza (assente l’UDC) nuova Presidente del Consiglio Comunale!

Richelieu Richelieu

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