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Le riflessioni di Richelieu: “Parlamento o mercatino?”

Redazione

Le riflessioni di Richelieu: “Parlamento o mercatino?”

Dom, 29/06/2014 - 14:04

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imageCALTANISSETTA – L’elezione del Presidente del Consiglio Comunale è il primo atto importante che qualifica  questa istituzione, non soltanto in ordine di tempo, ma soprattutto perché definisce il profilo politico del rapporto tra i gruppi consiliari e il senso stesso della loro collocazione nel  piccolo parlamento cittadino.

In teoria, con l’elezione di Ruvolo, il quadro sembrava chiaro: una maggioranza solida (18 consiglieri su 30), una minoranza frammentata in micro-gruppi di 2-3 componenti, pochi partiti politici (UDC, PD, NCD, Forza Italia) e liste “civiche” di varia origine, sia a destra che a sinistra.

La maggioranza civico-politica che eletto Ruvolo aveva proclamato di avere un progetto di sviluppo e di governo per la Città, e sulla base anche di questo, in teoria, ha vinto le elezioni, con una nettezza che da tempo non si conosceva.

Dovrebbe quindi avere adesso le idee chiare su come configurare l’assetto del Consiglio Comunale, a cominciare dal Presidente. Perché quello è il luogo in cui le parole potranno diventare fatti, atti amministrativi, bilancio, scelte urbanistiche, regolamenti dei servizi, dibattito pubblico sulle decisioni che segneranno, nel bene e nel male, il presente e il futuro della nostra comunità.

E invece no. Tamburi di guerra in sottofondo, ogni gruppo rivendica per sé la poltrona del Presidente, chi perché ha un consigliere in più, chi perché ha un assessore in meno, chi perché, civico, si ritiene la novità vincente della politica cittadina-nazionale-mondiale del secolo, e l’opposizione perché è opposizione, in nome del dialogo transpolitico che è andato sempre di moda in Sicilia, dal governo Milazzo in poi, fino alla Presidenza della precedente legislatura,  eletta all’unanimità mentre scompariva in dissolvenza la mozione di sfiducia al Sindaco sbandierata dal centro-sinistra con grande clamore. Ma era stata solo un avvertimento.

Oggi, in questo primo passaggio, si misurerà  la capacità politica di esprimere un progetto non solo sulla carta della propaganda elettorale ma con la coerenza di cui gli eletti saranno buoni  testimoni o traditori, e di cui i partiti e i movimenti dovranno saper essere promotori e dirigenti, se vogliono essere riconosciuti come utili intelligenze del bene comune e non parassiti del sottogoverno, portatori di piccoli interessi di bottega.

Si può fare tutto, con correttezza politica: Presidente di maggioranza, in nome del progetto che ha vinto o Presidente di opposizione, sul modello americano dei “pesi e contrappesi” con cui le istituzioni garantiscono l’equilibrio tra le parti politiche contrapposte. Ma il metodo deve essere Politico: chiarezza sul principio che si sceglie, selezione dei soggetti più adeguati in base a requisiti di esperienza istituzionale, trasparenza a 360° sufrequentazioni, amicizie e parentele “pericolose”, equilibriopersonale e conoscenza delle procedure, per non rimanere ostaggio (come si è già visto nella prima seduta), dei funzionari di turno, Segretario generale compreso, e delle loro “problematicità”  irrisolte.

Andare invece a ruota libera, ogni gruppo vota il suo candidato, come si preannuncia dalle notizie di queste ore, sarebbe una prima, deludente,  dimostrazione dell’inconsistenza politica innanzitutto della maggioranza che ha vinto le elezioni, e che ha il diritto-dovere di formulare le proposte e di impostare il confronto tra i gruppi e i partiti, con la capacità di fare sintesi, non di segnare il proprio piccolo goal contro gli altri.

Con buona pace di leader, sponsor e deputati, che, se si atteggianoa guida carismatica dei popoli, dovrebbero comprendere che in politica vince che trova le soluzioni migliori per la comunità e riesce a realizzarle, non chi fa collezione di poltrone e di “postazioni”, con cui dare risposte tutte interne ai propri candidati, eletti e portatori di consenso.

imageIl Presidente del Consiglio Comunale è la seconda carica istituzionale della città, è il garante della sovranità popolare per come si è espressa nel voto, della sua dignità e fattività; non può essere considerato solo come un “posto” che vale quanto il ViceSindaco (in termini di indennità economica) senza avere responsabilità operative negli atti amministrativi, con una funzione che, vista così, sarebbe quasi “decorativa”.

Già i segnali inquietanti di una politica recidiva delle manovrine di condominio (dire di Palazzo sarebbe eccessivo) non sono mancati: candidate (non elette) dell’UDC  trasmigrate verso la neo-rinata Forza Italia con grandi proclami di scelte di fondo maturate a pochi giorni dall’esito elettorale. Vuole significare che l’UDC, sottratti i voti che queste Signore avevano raccolto,  non è più quel primo partito che in nome del primato rivendica la guida del Consiglio?

Non si può rimanere a questo livello. Non se lo merita la Città, che si è espressa con chiarezza anche sull’alleanza inedita tra partiti di centro-sinistra e movimenti civici, superando le perplessità più che legittime sullo spessore di questo progetto e le critiche degli avversari più o meno sconclusionati.

Uscire in ordine sparso da questo passaggio significherebbe dimostrare, piaccia o no, che l’alleanza era solo un cartello elettorale, buono per vincere a tutti i costi, ma incapace di guidare la comunità cittadina verso il bene comune con il disinteresse di chi, come diceva De Gasperi, non “guarda alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”.

E i responsabili di questo ne uscirebbero squalificati, al di là dei ruoli che possono rivestire, che non sono che costumi di scena, se non c’è la sostanza della capacità di sollevarsi da terra, per potere almeno indicare l’orizzonte del bene comune.

La politica, se c’è, batta un colpo.  Ai Consiglieri l’ultima parola: saranno loro alla fine a decidere se vogliono essere protagonisti di un parlamentino o di un mercatino.

 Richelieu   Richelieu

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