ROMA – Sono Piero Grasso e Laura Boldrini i due nuovi presidenti di Senato e Camera. L’ex procuratore nazionale antimafia, siciliano nativo di Licata, è stato eletto al termine della quarta votazione, nel corso di un ballottaggio sul filo dell’ultimo voto con lo sfidante del Pdl Renato Schifani. Grasso è stato eletto alla presidenza del Senato con 12 voti in più rispetto a quelli di cui dispone al Senato la coalizione di centrosinistra (ne ha 125, ne ha presi 137). Renato Schifani ha ricevuto invece tutti i voti di cui dispone la coalizione di centrodestra (117). Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sel, è il nuovo Presidente della Camera, con 17 voti in più del quorum necessario di 310.
L’elezione di Piero Grasso è stata salutata da un lungo applauso del centrosinistra che ha accolto il risultato del ballottaggio nell’Aula del Senato. I grillini sono rimasti immobili come la maggior parte del Pdl. Molti senatori del Pdl non si sono nemmeno alzati: tra loro Silvio Berlusconi. Piero Grasso nato a Licata, 1º gennaio 1945 comincia il proprio cursus honorum in magistratura nel 1969 come pretore a Barrafranca. Sostituto procuratore al Tribunale di Palermo, intorno alla metà degli anni settanta si occupa di indagini sulla pubblica amministrazione e sulla criminalità organizzata. Diviene titolare dell’inchiesta riguardante l’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella il 6 gennaio 1980. A Palermo da Procuratore della Repubblica dall’agosto del 1999, sotto la sua direzione, dal 2000 al 2004, sono state arrestate 1.779 persone per reati di mafia e 13 latitanti, che erano inseriti tra i 30 più pericolosi. Nello stesso arco di tempo la procura del capoluogo siciliano ha ottenuto 380 ergastoli e centinaia di condanne circa per un totale di migliaia di anni di carcere. L’11 ottobre 2005 è stato nominato procuratore nazionale antimafia, subentrando a Pier Luigi Vigna, che ha lasciato l’incarico nell’agosto 2005 per raggiunti limiti di età, mentre era ancora capo della Procura della Repubblica di Palermo. Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) ha dato via libera alla sua nomina con 18 voti a favore e cinque astensioni. La sua nomina fu al centro di aspre polemiche nel mondo giudiziario e politico, poiché era molto probabile la nomina del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo Gian Carlo Caselli. Tuttavia, il Governo Berlusconi III, nella figura del senatore Luigi Bobbio (del partitoAlleanza Nazionale), presentò un emendamento alla legge delega di riforma dell’ordinamento giudiziario (la cosiddetta “Riforma Castelli”). Secondo quanto dettato dall’emendamento, Caselli non poté più essere nominato procuratore nazionale antimafia per superamento del limite di età. La Corte costituzionale, successivamente alla nomina di Pietro Grasso quale nuovo procuratore nazionale antimafia, dichiarò illegittimo il provvedimento che aveva escluso il giudice Gian Carlo Caselli dal concorso. L’11 aprile 2006 contribuisce con il suo lavoro, dopo anni d’indagine, alla cattura di Bernardo Provenzano nella masseria di Montagna dei cavalli a Corleone, latitante dal 9 maggio 1963. Il 18 settembre 2006 la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con il contributo della Procura Nazionale diretta dal procuratore nazionale Grasso, conclude un’indagine durata due anni riguardante l’azione di alcune cosche mafiose di Vibo Valentia, che avevano messo le mani sui villaggi turistici della costa. Le cosche in questione sono La Rosa di Tropea e quella dei Mancuso diLimbadi, che ricavavano ingenti guadagni dal controllo degli appalti per la costruzione e la fornitura dei villaggi vacanze nella zona di Catanzaro. L’operazione Odissea si conclude con 41 procedimenti di custodia cautelare. Alla scadenza naturale del primo mandato alla DNA è stato riconfermato dal Consiglio Superiore della Magistratura per un secondo mandato, stavolta senza alcuna polemica ed all’unanimità. A partire dal settembre 2012 per Rai Storia in 12 puntate Pietro Grasso conduce “Lezioni di Mafia”: un progetto di educazione alla legalità, dedicato alle generazioni più giovani per spiegare tutti i segreti di Cosa Nostra. Il programma si ispira alle lezioni di mafia ideate nel 1992 dal direttore del TG2 Alberto La Volpe assieme a Giovanni Falcone, una delle ultime iniziative del magistrato palermitano stroncata dall’attentato di Capaci. A vent’anni di distanza, sollecitato in riguardo, Grasso ha accettato di tornare a raccontare ai giovani il fenomeno mafioso. Lezioni di Mafia scava dentro il sistema mafioso e ne restituisce una radiografia fatta di nomi, regole, storie, rete di complicità, intrecci, misteri, ambiguità. Nella prima puntata ha spiegato com’è formata la Cupola mafiosa. Il 27 dicembre 2012 presenta al Csm richiesta di aspettativa per motivi elettorali: il giorno successivo dichiara alla stampa che intende candidarsi nelle liste del Partito Democratico in vista delleElezioni politiche italiane del 2013. L’8 gennaio 2013 la direzione nazionale del PD candida Pietro Grasso al Senato della Repubblica Italiana come capolista della lista PD nella regione Lazio, risultando poi eletto. A marzo, in seguito alle Elezioni, insieme a molti altri colleghi del Parlamento, aderisce al progetto “Riparte il futuro” firmando la petizione che ha lo scopo di revisionare la legge anti-corruzione modificando la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) entro i primi cento giorni di attività parlamentare.
Il percorso di Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sel nella circoscrizione Sicilia 2, è fatto di viaggi e dedizione per i profughi che l’ha portata a diventare portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, organismo dell’Onu che conta 50 milioni di assistiti. Nominata nel 2009 ‘Italiano dell’anno da Famiglia Cristiana “per il costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, la Boldrini – a chi le chiedeva tempo fa di raccontare la sua storia – rispondeva che per prima cosa occorre conoscere le lingue, e per seconda cosa conoscere i meccanismi dell’informazione da dentro. Con una motivazione forte: “credere che si può dare un contributo anche se non si può rivoluzionare il mondo”, secondo il suo slogan. L’impegno della Boldrini, approdata a Montecitorio tra le file di quella squadra di sette persone che rappresentano il ‘no profit’, inizia subito dopo la maturità quando va a lavorare in una risaia del Venezuela, prima di intraprendere un lungo viaggio in tutto il centroamerica. E, dopo la laurea a Roma in legge ed una breve esperienza in Rai, nel 1989 comincia la sua carriera all’Onu, lavorando per quattro anni alla Fao. Dal 1993 al 1998 si occupa del Programma alimentare mondiale (Pam) come portavoce per l’Italia, compiendo molte missioni in aree di crisi, tra cui Jugoslavia, Georgia, Iraq e Afghanistan. L’approdo all’Alto commissariato per i rifugiati è nel 1998 e dura fino al 2012. Anni in cui riceve anche tanti riconoscimenti: dalla Medaglia ufficiale della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), al titolo di Cavaliere ordine al merito della Repubblica italiana (2004), al Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006). Ultimo, ma soltanto in ordine di tempo, anche il premio ‘Italiano dell’annò, ricevuto dal settimanale Famiglia Cristiana nel 2009.


