Francesco Tanasi, giurista e Segretario Nazionale del Codacons, interviene nel dibattito sulla riforma della giustizia sottolineando come la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente rappresenti oggi una scelta non più rinviabile, necessaria per rendere il sistema giudiziario italiano pienamente coerente con i principi costituzionali del giusto processo.
Secondo Tanasi, l’attuale assetto dell’ordinamento giudiziario riflette un’impostazione ormai superata, risalente a un modello processuale inquisitorio che non corrisponde più alla realtà del processo penale italiano, trasformato in senso accusatorio con il codice di procedura penale del 1988 e con la riforma dell’articolo 111 della Costituzione. Nonostante questa evoluzione, giudici e pubblici ministeri continuano ad appartenere allo stesso ordine, a condividere il medesimo percorso formativo e lo stesso organo di autogoverno, determinando una criticità strutturale che incide sulla percezione di imparzialità della giustizia.
“Il giusto processo non si esaurisce nella correttezza formale delle regole, ma richiede che il giudice sia realmente e visibilmente terzo rispetto all’accusa – afferma Francesco Tanasi, giurista e Segretario Nazionale Codacons –. In un sistema accusatorio, la distinzione tra chi accusa e chi giudica deve essere netta anche sul piano ordinamentale. L’unità delle carriere rappresenta oggi un’anomalia che indebolisce la fiducia dei cittadini e alimenta dubbi sulla reale equità del processo”.
Tanasi evidenzia come il pubblico ministero italiano, pur esercitando una funzione di parte nel processo, goda delle stesse garanzie di indipendenza del giudice, in un quadro che non trova riscontro nella maggior parte degli ordinamenti europei. Da qui la necessità di una riforma organica che preveda carriere distinte e autonomi organi di autogoverno, capaci di tutelare sia l’indipendenza della magistratura requirente sia la piena terzietà del giudice.
“Separare le carriere non significa colpire la magistratura né sottoporre il pubblico ministero al potere politico – prosegue Tanasi –. Al contrario, significa rafforzare l’autonomia di ciascuna funzione, chiarire i ruoli e completare una riforma rimasta incompiuta da oltre trent’anni. È una scelta di civiltà giuridica e di responsabilità istituzionale”.
“Solo attraverso una chiara distinzione tra accusa e giudizio è possibile restituire credibilità alla giustizia e rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni” – conclude Tanasi.
Giustizia, Tanasi(Codacons): “Separare le carriere è una riforma indispensabile per garantire il giusto processo”
Ven, 12/12/2025 - 12:41
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