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A Palermo intitolata al giudice Rosario Livatino la sala convegni dell’Agenzia delle Entrate

Redazione 3

A Palermo intitolata al giudice Rosario Livatino la sala convegni dell’Agenzia delle Entrate

Lun, 01/12/2025 - 13:02

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Si è tenuta oggi presso la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate di via W. Konrad Roentgen a Palermo la cerimonia di inaugurazione della sala “Rosario Livatino”, magistrato ucciso dalla mafia nel settembre del 1990. Prima di entrare in magistratura, Livatino era stato vicedirettore dell’Ufficio del registro di Agrigento. Alla cerimonia hanno preso parte il Sostituto procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo, Nino Di Matteo; l’Arcivescovo metropolita di Palermo, Corrado Lorefice, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone e in collegamento il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. Dopo avere conseguito, nel 1975, la laurea in giurisprudenza all’università di Palermo, Livatino viene assunto come vicedirettore presso l’Ufficio del registro di Agrigento. Un’esperienza di grande intensità professionale e affettiva. Quando, nel luglio 1978, riceve il fonogramma che gli annuncia l’inizio della carriera di magistrato, Livatino esprime profondo dispiacere per il fatto di dover lasciare l’Ufficio e il suo ambiente umano. Nel 1979 viene nominato sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento, dove porta avanti con rigore ed equilibrio complesse indagini sulla criminalità organizzata e nel 1989 diventa giudice penale. La mattina del 21 settembre 1990, lungo la statale Agrigento-Caltanissetta, la sua automobile viene speronata. Il giudice Livatino cerca di allontanarsi a piedi ma viene raggiunto da quattro sicari e ucciso. Gli autori dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia e condannati. Il 9 maggio 2021 Rosario Livatino è stato proclamato Beato. Intitolando questa sala al beato Rosario Livatino – ha detto il direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone – “non vogliamo compiere semplicemente un gesto simbolico fine a se stesso. Vogliamo consegnare a chi ogni giorno varcherà questa soglia – colleghi, ma anche cittadini – un messaggio che nessun gesto di violenza potrà mai cancellare”. La targa apposta all’ingresso della sala recita: “La sua vita è stata testimonianza di unione profonda tra Fede e Giustizia. Il suo esempio sia seme fruttuoso di speranza e coraggio e illumini il cammino di chi ogni giorno con il proprio impegno serve lo Stato”.

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