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Rosario, il suo scooter e le sue rose: la città solidale che insegna a guardarsi dentro. Una precisazione

Redazione

Rosario, il suo scooter e le sue rose: la città solidale che insegna a guardarsi dentro. Una precisazione

Sab, 23/08/2025 - 18:41

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Nei giorni scorsi abbiamo raccontato, passo dopo passo, la vicenda di Rosario, il giovane venditore bengalese di rose a cui era stato rubato il motorino. Dalla colletta spontanea dei cittadini al coinvolgimento di diversi soggetti, fino alla consegna del nuovo mezzo, questa storia ha mostrato il volto migliore di Caltanissetta, capace di mobilitarsi in poche ore attorno a un gesto semplice ma straordinario.

Abbiamo citato alcuni dei primi protagonisti che si sono mossi con generosità – Vincenzo Mattina, Josephine Giadone, Bruno Giarrusso e Giuseppe D’Antoni – e successivamente l’impegno concreto dell’imprenditore Giuseppe Nicoletti, che ha dato il suo contributo decisivo. Ma non c’erano soltanto loro: sono state tantissime le persone che si sono aggregate a questa bellissima iniziativa, ciascuna con il proprio gesto, piccolo o grande, che ha contribuito a trasformare un atto di solidarietà in una storia collettiva di comunità.

Siamo molto orgogliosi di avere raccontato questa pagina bella di Caltanissetta, che è riuscita a finire sulle cronache nazionali per un fatto positivo, genuino e di grande umanità. Una storia che ha restituito l’immagine di una comunità capace di gesti semplici ma potenti, che fanno bene a chi li riceve e a chi li compie.

L’articolo pubblicato questa mattina dal titolo “Caltanissetta, la recita quotidiana degli ipocriti: attori senza palcoscenico, ma con maschere perfette” ha proposto una riflessione che in città ha acceso un ampio dibattito.

Riteniamo, però, che lo stesso sia stato in parte frainteso. Per questo vogliamo chiarirlo: lo spirito non era quello di accusare nessuno. Non siamo un tribunale. Non sono stati fatti nomi di aziende, non sono stati indicati nomi o cognomi di persone. Era semplicemente una riflessione, una valutazione morale ed etica che in fondo ciascuno di noi, dentro di sé, condivide: l’insidia che si nasconde spesso dietro il desiderio di apparire o dietro atteggiamenti che non coincidono con i valori autentici della solidarietà e della vita quotidiana.

Abbiamo parlato, e lo ribadiamo, di un ideal tipo universale: l’uomo o la donna che predica bene e razzola male. Forse, nel descriverlo, abbiamo usato termini forti e immagini incisive, ma era un modo per rendere chiaro ciò che pensiamo di questa figura. È un concetto astratto, non riferito a persone specifiche, e serve a indicare un profilo umano che esiste ovunque. Lo si può incontrare nell’ambiente lavorativo, nelle relazioni tra colleghi, tra imprenditore e lavoratore. Lo si può trovare nelle famiglie, tra marito e moglie, tra padre e figlio, tra fratello e sorella. Esiste tra amici, nelle comitive, in ogni contesto della vita quotidiana.

Lungi da noi identificare questa riflessione con un soggetto ben preciso: è un concetto generale, un profilo umano che ognuno di noi riconosce nella propria esperienza.

La vera solidarietà, infatti, non è soltanto quella che si manifesta nei grandi gesti pubblici, ma quella che si pratica ogni giorno nel rispetto delle regole, in senso lato: le regole della convivenza civile, quelle non scritte dei rapporti familiari e personali, quelle che guidano i rapporti di lavoro e le relazioni sociali. È lì che si misura la differenza tra chi predica bene e chi davvero vive quei valori.

Non vogliamo alimentare nessuna polemica. Anche se involontariamente l’articolo è stato dirompente in città e qualcuno si è risentito, ribadiamo che non siamo un tribunale e non vogliamo erigerci a giudici. Abbiamo semplicemente offerto una riflessione su una vicenda bellissima, che resta tale.

E per concludere con un sorriso: a chi ha frainteso il senso delle nostre parole, offriamo simbolicamente una rosa di Rosario. Il nostro unico intento in questi giorni è stato quello di raccontare la bellezza di questa vicenda, ma abbiamo voluto aggiungere anche una riflessione morale ed etica sulle insidie che possono celarsi dietro certi gesti. Una riflessione che non riguarda – e mai potrebbe riguardare – quanti con grande amore hanno reso possibile questa iniziativa. È, invece, un invito a distinguere tra chi ostenta e chi, invece, sa rispettare le regole, in senso ampio, all’interno delle relazioni quotidiane: che sia esso un amico, un parente, un familiare o un proprio lavoratore.

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